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Mig-29 anche da Bratislava. Peskov: «Li distruggeremo»

Mig-29 anche da Bratislava. Peskov: «Li distruggeremo»Militari ucraini con un missile anti tank vicino a Bakhmut – Ap

Il limite ignoto Gli Stati uniti approvano. Ma sostengono che «non rispecchia la posizione degli alleati»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 18 marzo 2023

Dopo la Polonia sarà la Slovacchia a inviare i caccia all’Ucraina. «Le promesse devono essere mantenute» ha scritto il primo ministro slovacco Eduard Heger sul suo canale Twitter, «e quando Zelensky ha chiesto più armi, compresi i jet da combattimento, ho detto che avremmo fatto del nostro meglio. Sono contento che altri stiano facendo lo stesso». Insomma l’annuncio del presidente polacco Andrzej Duda di giovedì inizia a sortire i primi effetti.

VARSAVIA, infatti, aveva dichiarato che consegnerà all’Ucraina quattro caccia MiG-29 nei prossimi giorni e che «altri aerei sono in fase di manutenzione e preparazione», senza menzionare il numero totale di jet che intende fornire. A solo un giorno di distanza dai vicini, il governo di Bratislava ha approvato la fornitura a Kiev di 13 caccia MiG-29 di costruzione sovietica, così come riportato dalla testata slovacca Aktuality. «Gli aiuti militari sono fondamentali per garantire che l’Ucraina possa difendere se stessa e l’intera Europa dalla Russia» ha spiegato Heger, specificando però che i «MiG-29 serviranno a proteggere i cieli ucraini e non a compiere attacchi contro le forze armate russe». Postilla importante nell’ottica degli equilibri internazionali ma non più sufficiente a scaricare eventuali responsabilità agli occhi di Mosca. Infatti la replica del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, è stata durissima: non solo i jet polacchi e slovacchi «non cambieranno le sorti del conflitto», ma sono destinati alla «distruzione». Inoltre, Peskov ha ribadito che tale fornitura «può portare ulteriori problemi alla stessa Ucraina e al popolo ucraino» oltre a dimostrare come alcuni membri della Nato stiano aumentando «il livello del loro coinvolgimento diretto nel conflitto».

DI TUTT’ALTRO SEGNO le affermazioni di Zelensky, che ha ringraziato il primo ministro slovacco telefonicamente, come ha poco dopo annunciato su Twitter. «I nostri accordi a Bruxelles stanno funzionando!» ha scritto il presidente ucraino, «durante una telefonata, ho ringraziato il primo ministro slovacco Eduard Heger per un consistente pacchetto di armi per la difesa aerea, compresi gli aerei MiG. Apprezzo il suo ruolo personale nel sostenere l’Ucraina. Non vedo l’ora di continuare il nostro dialogo a Kiev». Secondo Aktuality, la Slovacchia invierà anche «parte del sistema antiaereo Kub» oltre a un risarcimento molto consistente di ben 900 milioni di euro da parte degli alleati.

NONOSTANTE Polonia e Slovacchia siano entrambi Paesi membri della Nato, in seno all’Alleanza atlantica non sembrano esserci stati cambiamenti significativi sulla fornitura dei caccia F-16. Fonti governative statunitensi giovedì avevano manifestato la propria approvazione per la decisione di «singoli stati» di fornire caccia a Kiev, ribadendo tuttavia che «non rispecchia la posizione attuale della Nato». A proposito di armi, ieri la Casa bianca è anche tornata sulle presunte forniture di armi cinesi a Mosca e per il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby «resta la preoccupazione che la Cina possa fornire armi alla Russia, ma per ora non ci sono indicazioni che sia stata presa una decisione del genere».

INTANTO A BAKHMUT continua una delle battaglie più sanguinose della guerra in corso. Ieri Jan Gagin, consigliere del capo ad interim repubblica separatista di Donetsk ha dichiarato sul canale Rossiya 24 che «se parliamo di Bakhmut le nostre forze ora controllano circa il 60%, forse anche di più, fino al 70% della città stessa». Poco dopo il capo politico della regione annessa da Mosca , Denis Pushilin, ha affermato che oramai l’impianto metallurgico «Azom» dovrebbe essere sotto il pieno controllo dei militari di Mosca. Inoltre, sempre secondo Pushilin, gli invasori stanno riuscendo a penetrare in profondità nella zona industriale della città al fine di spezzare la resistenza ucraina nei quartieri sud e nord e riuscire così ad avanzare verso il centro.

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