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Messico, «arriba» la cumbia del dj

Messico, «arriba» la cumbia del djNell'immagine il dj Alejandro Aviles

Uno stile frutto dell’ingegno dei sonideros che operavano nei quartieri della capitale centroamericana

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 6 ottobre 2018

Il problema del confine del sud è sempre stato un incubo per gli americani del nord. E le notizie che arrivano dagli Stati Uniti di Trump rendono il tema della frontiera tra il Messico e gli Usa più attuale che mai. Tra l’altro, la barriera è già una realtà e di recente questioni d’immigrazione, burocrazia, traffico di droga, hanno contribuito a tenere i confini sotto ulteriori pressioni. Alcune stime indicano che negli Usa vivono circa sei milioni di immigrati messicani irregolari. La città con la più folta comunità di messicani è Los Angeles, seguono New York, lo stato del New Jersey, Maryland, Virginia… «Yo no cruce la frontera, la frontera cruzò mi tierra», «Io non attraverso la frontiera, la frontiera ha attraversato la mia terra», recita il verso di una ballad dei Los Tigres del Norte, il supergruppo capace, tra corridos e musica norteña, di compendiare in un repertorio così precisamente centrato l’esperienza migratoria.

Ma il linguaggio musicale utilizzato dai migranti per rimanere in contatto con i propri cari oltre la frontiera attraverso l’attività dei sonideros, è la cumbia sonidera (cumbia dei sound system), con funzione analoga a quella dei sound system giamaicani e dei picos colombiani, ma con alcune differenze fondamentali. I sonideros sono veri e propri narratori che durante le serate musicali da una parte e l’altra del confine sono incaricati di rievocare storie e personaggi che spesso si è stati costretti a lasciarsi alle spalle. E proprio questo background, il modo esplicito in cui la musica dà voce alla rete sociale che la crea e che quei suoni sono capaci di mettere in moto, la rendono un fenomeno molto affascinante da un punto di vista sociale.

PROLETARIATO

Le sonorità della cumbia, mutano a seconda dei contesti in cui risuonano. La cumbia sonidera è una delle tante ramificazioni della cumbia nata in Colombia da un mix di elementi indigeni, africani e europei, e ha le sue origini a Città del Messico, dove nei sound system di quartiere andavano forte le tracce rare di vecchi lp; lì ha raggiunto il culmine della sua popolarità negli anni Novanta, in gran parte, sotto la spinta di un mercato sotterraneo di registrazioni pirata. Questo stile di cumbia, le cui origini sono piuttosto oscure, è il frutto dell’ingegno dei dj (sonideros) che operavano nei quartieri di Peñón de los Baños e nel famigerato Tepito, anche se in luoghi come San Juan de Aragón e nella città di Nezahualcóyotl si potevano trovare i primi esponenti del genere.
Sono queste radici del proletariato (e sottoproletariato) urbano a cui la cumbia sonidera viene generalmente associata il tratto distintivo da un punto di vista sociologico. Musicalmente si caratterizza per la particolare enfasi sul guacharaca (uno strumento a percussione) e sulle parti di organo, nonché su voci elettroniche e alterazioni del tono. La cumbia sonidera si è sviluppata grazie alle aggiunte fatte dai sonideros mentre suonavano i loro brani. Quando i gruppi si resero conto della popolarità dei saludos aggiunti dai sonideros, iniziarono a implementarle nelle loro registrazioni, formalizzando la cumbia sonidera come la si conosce oggi.

A NEW YORK

A New York la versione cittadina della cumbia sonidera è andata in ascesa di pari passo con l’aumento dell’immigrazione registrata negli ultimi vent’anni. Il repertorio si basa perlopiù su testi dilettanteschi che si limitano a raccontare storie di cuori infranti e a proclamare la bellezza della cumbia con voci spesso poco intonate ed è del tutto assente l’enfasi sulla qualità sonora, sulle tecniche di registrazione e produzione, ma i produttori di cumbia sonidera non sono interessati alla qualità sonora d’avanguardia né ad essere à la page. Sono più concentrati sulla funzione sociale dei party di cumbia sonidera in un contesto che li costringe all’invisibilità, e all’intrattenimento dei loro compatrioti o a presidiare eventi in grandi stile in prestigiosi locali latinos, o ricorrenze familiari come la quinceañera, la festa di quindici anni di un o una adolescente.
In sostanza, il sonidero, in prevalenza uomo (ma si trova anche qualche sonidera, altrettanto influente benché in netta minoranza rispetto agli uomini), deve unire scelte di buon gusto con il tempismo di un dj e l’enunciazione perentoria di un conduttore radiofonico, perché un sonidero che si rispetti non sta zitto un secondo, e parla in continuazione sui brani, soprattutto parla di chi c’è e di chi è altrove, anche in un’altra città degli Stati Uniti. Raccoglie le dediche dei presenti, brevi messaggi per amici e familiari o innamorati scribacchiati su foglietti, e in tempi recenti anche sms che il sonidero legge ad alta voce, abbassando il volume della canzone che sta mandando. I party vengono registrati in audio e video e messe prontamente in vendita. Non è la stessa cosa telefonare o inviare un sms, oppure mandare un messaggio via Facebook.

La via che percorre una cumbia sonidera saludo, una dedica, intensifica il senso del messaggio, significa far sapere all’altro che la sua assenza è stata notata, che il suo nome è risuonato in un party di un luogo lontano, a Queens o Manhattan. La diffusione dei messaggi personali in una rete pubblica, ricorda che queste storie d’amore e di distanza attingono a una condizione ben nota a ogni immigrato.
Alejandro Alvines è il cervello dietro Sonido Kumbala, e ha alle spalle oltre vent’anni di esperienza a New York. La sua voce è una delle più rispettate della costa est e fa sapere di essere stato uno dei critici più spietati di quel mondo per via di quel fastidioso chiacchierare sulla musica, prima di entrare nelle sfere emotive e di restarne completamente catturato. Molto attivo anche Ivan Mendoza dei Siboney, ma i sonideros non rivaleggiano come fanno i dj giamaicani. La cumbia sonidera si struttura in una rete in cui si intrecciano feste in spazi irregolari, palestre, capannoni, biglietti scritti a mano, file digitali, sms, cd-r, che vengono spediti per posta o fatti recapitare tramite un amico, e altro ancora. Jace Clayton, noto come Dj Rupture, nel suo libro tradotto di recente in italiano, Remixing, Viaggi nella musica del XXI secolo (Edt) (da cui sono tratte molte delle informazioni riportate in questo articolo), notava come la cumbia sonidera (nei contesti di immigrazione) prenda molto sul serio una condizione di frontiera concreta, non come tema o come sfondo, ma in senso letterale: come una barriera intorno alla quale devono scorrere comunicazione e contatto, creando una rete spontanea di comunicazione, tanto potente quanto invisibile. La forma e l’intensità delle loro connessioni, scrive Clayton, sono dimostrazioni pratiche di come un senso e un progetto si possano mettere insieme alle nostre condizioni, nei nostri spazi, on e off-line.

L.A.

A Los Angeles il principale anello di congiunzione tra la musica del Messico e gli immigrati negli Usa è stato Discos Barba Azul, negozio di dischi, label e bazar. Il proprietario, Vicente Pedraza, è emigrato negli States verso la fine degli anni Novanta da una città del centro-sud del Messico. Nel suo negozio, che era molto più di un negozio, accanto alle magliette di Bruce Spingsteen, si potevano trovare pile di dischi di musica messicana stipati accanto ad abiti da sposa, tacos e cellulari. Ma Discos Barba Azul è stata soprattutto una label che ha messo in contatto molti gruppi di cumbia sonidera con la nutrita schiera di immigrati losangelini, prima di chiudere definitivamente i battenti nel 2013, per via della crisi del formato fisico.
Insomma, Discos Barba Azul ha funzionato come un hub strategico per la diffusione della cumbia sonidera nella città californiana. Per questo motivo, Jace Clayton ha voluto rendergli omaggio con la compilation Un Saludo! Mexican Sound System in L.A. stampando per la prima volta in vinile tredici dei brani di cumbia sonidera prodotti dalla piccola, ma gloriosa etichetta, disponibile anche in cassetta e in formato digitale.

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