Il valore delle ricorrenze non è sempre lo stesso e la giornata di oggi in Russia non sarà l’ennesima celebrazione della vittoria contro le forze naziste nella seconda Guerra mondiale. Il conflitto è in una fase delicatissima, ieri l’ennesima serie di raid russi sulle città ucraine ha causato altri morti e distruzione. Gli ucraini ormai non si preoccupano più di attaccare il territorio dell’invasore e Belgorod è diventata una degli obiettivi principali. E la tanto attesa controffensiva che dovrebbe cambiare le sorti della guerra ancora non si è vista.

MA A MOSCA la parata del 9 maggio è una certezza. Uno dei miti fondativi dell’Unione sovietica post-bellica che da quella vittoria si era guadagnata il ruolo di superpotenza nei nuovi equilibri che il mondo aveva assunto dopo la tragica parentesi nazifascista. E una delle ricorrenze preferite da Putin, forse la sua preferita. Un giorno in cui celebrare la grandezza della madre Russia, il suo spirito di sacrificio, la sua tempra d’acciaio pronta a resistere al conquistatore più sanguinario e, soprattutto, un giorno per ribadire che l’esercito russo è stato protagonista nel salvare l’Europa e il mondo dal Terzo reich. E mentre in Occidente si celebrava l’arrivo degli alleati, a Mosca il 9 maggio si celebravano i caduti con la parata militare e poi con la sfilata del «Reggimento immortale» alla fine dei cortei ufficiali. Che oggi non ci sarà.

«QUANDO SI HA A CHE FARE con uno Stato che di fatto sponsorizza il terrorismo, è meglio adottare precauzioni» ha dichiarato il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, paventando il rischio che gli ucraini possano compiere azioni di sabotaggio durante la giornata. Quindi i discendenti di coloro che hanno combattuto contro le forze nazifasciste che ogni anno sfilano portando fotografie incorniciate dei parenti caduti in battaglia quest’anno non ci saranno. Ricordiamo che lo scorso anno, a quasi tre mesi dall’invasione dell’Ucraina, non solo la sfilata del Reggimento immortale era stata autorizzata, ma persino il presidente Putin vi aveva partecipato portando una fotografia di suo padre. Ora, con la guerra che non accenna a finire e con le truppe russe che non riescono a sfondare, il capo del Cremlino è stato costretto a ordinare misure restrittive e a limitare anche questa manifestazione nazional-popolare di vicinanza tra i cittadini e l’esercito. Il che, è innegabile, va interpretato come una manifestazione di difficoltà.

LA PARATA è stata annullata in almeno 23 città e a Mosca ci si concentrerà sulla sfilata militare più che sul ricordo delle sofferenze degli avi, come a dire che è il momento di ostentare potenza.

D’altronde le parate militari servono principalmente a questo e infatti il governo ucraino, sempre pronto a rovinare la festa al leader russo, ha deciso di intitolare la giornata alla sua futura casa. «Ogni anno a partire da domani (oggi, ndr) , 9 maggio, commemoreremo la nostra storica unità – l’unità di tutti gli europei che hanno distrutto il nazismo e sconfiggeranno il rashismo (fascismo russo)» ha scritto ieri il presidente ucraino sul proprio canale Telegram. «Sfortunatamente, il male è tornato. Sebbene ora siano un aggressore diverso, i rashisti hanno lo stesso obiettivo dei nazisti: schiavitù o distruzione. E proprio come nella seconda guerra mondiale, non siamo soli contro il male. Combattiamo contro di lui, facendo affidamento sulla forza congiunta dei popoli del mondo libero» continua Zelensky pubblicando poi una fotografia della bandiera europea con quella ucraina. Quindi, in Ucraina la vittoria nella Seconda guerra mondiale d’ora in poi si festeggerà l’8 maggio e il 9 maggio «sarà la Giornata dell’Europa». Una mossa geniale dal punto di vista comunicativo. Non solo perché continua a erodere pezzi di storia condivisa con Mosca che molti ucraini ancora considerano la propria, ma per il fatto che in un colpo solo opera una cesura nel passato e getta le basi per un ponte verso l’Occidente nel prossimo futuro.

INFATTI, DALLA PORTAVOCE del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, è arrivata subito l’accusa di «tradimento» per il presidente ucraino che è stato definito «nuova incarnazione di Giuda nel 21° secolo». Il presidente Putin, invece, si è rivolto direttamente ai leader dei paesi asiatici dell’ex Urss (comprese le due repubbliche separatiste georgiane dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud) e alla Bielorussia invitandoli a «preservare le sacre tradizioni di amicizia e reciproca assistenza» contro gli «eredi ideologici» del nazismo.