Melrose continua a tacere su Gkn. Ma dovrà rispondere al giudice
Delocalizzazioni Da 26 giorni il fondo finanziario inglese non risponde alla proposta del governo di ritirare i 500 licenziamenti in cambio di 13 settimane di cig, senza alcun onere. Ma il 9 settembre dovrà difendersi in tribunale, dopo la denuncia della Fiom di comportamento antisindacale.
Delocalizzazioni Da 26 giorni il fondo finanziario inglese non risponde alla proposta del governo di ritirare i 500 licenziamenti in cambio di 13 settimane di cig, senza alcun onere. Ma il 9 settembre dovrà difendersi in tribunale, dopo la denuncia della Fiom di comportamento antisindacale.
Dal 4 agosto, quando i vertici di Gkn-Melrose chiesero alla viceministra Alessandra Todde “qualche ora di tempo” per rispondere alla richiesta del governo di accettare 13 settimane di cig – totalmente gratuita per l’azienda – in cambio del ritiro dei 500 licenziamenti, sono passati 26 giorni. Senza che ci sia stato alcun cenno di vita da parte della multinazionale dell’automotive (e di molto altro ancora). Ma i suoi legali si faranno sentire eccome il 9 settembre prossimo, quando davanti al giudice del lavoro si discuterà il ricorso per comportamento antisindacale presentato dalla Fiom Cgil a fine luglio. Un ricorso ex articolo 28 della legge 300/70, lo Statuto dei lavoratori, che in caso di accoglimento metterebbe un solido cuneo nella ruota della procedura di licenziamento collettivo. In altre parole delle lettere di fine rapporto lavorativo che Gkn-Melrose vuole far partire il 22 settembre, appena finiti i 75 giorni previsti dalla legge in casi simili.
“La Fiom di Firenze ha depositato un articolo 28 – spiegava il segretario generale Daniele Calosi il giorno del ricorso – perché contestiamo le procedure e il non rispetto degli accordi e della contrattazione sindacale nel nostro Paese che il fondo Melrose ha fatto”. Di fatto i metalmeccanici della Cgil hanno denunciato la mancata convocazione delle rappresentanze sindacali unitarie interne della fabbrica per comunicare la chiusura dello stabilimento, oltre al mancato rispetto delle norme della contrattazione nazionale, e soprattutto degli accordi aziendali.
E’ soprattutto su quest’ultimo punto che le tute blu Gkn contano. Perché negli ultimi anni, e fino a pochi mesi fa, al tavolo istituito dalla Regione Toscana come sorta di osservatorio sullo stato del panorama industriale del territorio, il management di Gkn ha firmato tutta una serie di accordi, sia con le organizzazioni sindacali che con le istituzioni. Impegni che andavano dal rilancio della produzione dopo le fasi più acute della pandemia, al fornire informazioni puntuali sulla situazione dello stabilimento di via Fratelli Cervi. E non mancava, naturalmente, l’impegno a non licenziare operai.
La strada è comunque in salita, osservano i giuslavoristi vicini alla vicenda Gkn, perché di prassi iniziative del genere vengono messe in opera dopo l’invio delle lettere di licenziamento, e non prima. Ma la peculiarità della vertenza può renderla comunque percorribile, almeno rispetto all’obiettivo di conquistare tempo prezioso. Sia nell’attesa della, pur discussa, “legge antidelocalizzazioni” in cantiere. Sia nella speranza di un intervento diretto del governo, ai più alti livelli, di fronte a un caso che rischia di far esplodere l’intero comparto italiano dell’automotive, così come ha denunciato a più riprese il responsabile Fiom del settore, Michele De Palma.
Non dovrebbe invece avere alcun esito l’incontro odierno in videoconferenza, convocato dal ministero del lavoro, con azienda, sindacati, Regione, Agenzia regionale per l’impiego, Federmanager e Mise. “E’ un incontro di procedura previsto dalla legge che avviene una volta finita la fase di 45 giorni in sede sindacale – osserva ancora Daniele Calosi – un passaggio tecnico da cui non ci aspettiamo svolte. Sarà comunque l’occasione per ribadire la nostra linea, e cioè il ritiro della procedura e l’attivazione della cassa integrazione. Perché, lo ripetiamo, non firmeremo alcun licenziamento”.
Nel mentre a Campi Bisenzio si tirano con soddisfazione le somme dell’ultima iniziativa di lotta, il concerto solidale di sabato che ha visto più di 1.500 partecipanti, nel rispetto delle norme anti covid, ad ascoltare e ballare con Banda Bassotti, Malasuerte Fi-sud, Ivanosta e Lou Tapage. “Se fino a oggi lo slogan era ‘Insorgiamo’ – hanno spiegato gli operai – con settembre diventa ‘Non osate far partire quelle lettere’ (di licenziamento, ndr). E se c’è bisogno di lottare ci trovano tutti compatti, come il primo giorno”. A loro è dedicata la serata di sabato dell’ormai tradizionale festa della Fiom fiorentina, che per quattro giorni a partire da domani si tiene al Torrino di Santa Rosa, con le Rsu e la segretaria generale nazionale Francesca Re David.
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