«Lo Stato ci mette la faccia». La metafora non è nuovissima, ma la premier Giorgia Meloni non è riuscita a trovare di meglio per illustrare i contenuti del cosiddetto decreto Caivano approvato ieri dal Consiglio dei ministri.

L’occasione per lo sfoggio di retorica è dato da una conferenza stampa annunciata come «importantissima» che si è tenuta nel tardo pomeriggio a Palazzo Chigi, con un buon numero di ministri a fare da contorno allo show di Meloni, che – fatto non così consueto – alla fine decide anche di concedersi alle domande dei cronisti.

Il tono è stato eroico, con decisa sottolineatura del fatto che non fosse assolutamente scontato che «lo Stato» decidesse di mettersi la faccia, visto che in precedenza non lo avrebbe fatto abbastanza.

In realtà di decreti sicurezza e «strette» varie sono da anni piene le cronache ed è bene tenere sempre a mente che il Daspo urbano fu un’invenzione del centrosinistra, nella persona di Marco Minniti.

«IO PENSO che quello di oggi sia il segno di uno Stato che decide di mettere la faccia in materie complesse e difficili da risolvere – ha esordito Meloni -. Il lavoro per riqualificare Caivano durerà qualche anno con una presenza cadenzata del governo. Ho detto ai ministri che ognuno di loro deve andare per portare i propri mattoni».

La redazione consiglia:
L’emergenza per nascondere l’austerità

La periferia di Napoli di cui tanto si è parlato per le ripetute violenze contro due dodicenni diventa così un simbolo dell’intenzione del governo di prendere di petto la questione giovanile, declinata seguendo tre direttrici: il presidio territoriale, la stretta sulla criminalità minorile e l’educazione, cioè la scuola. Le misure adottate sono quelle già ampiamente annunciate alla vigilia: pene più severe per i minori (almeno 14enni) colpevoli di spaccio e di violenze contro i pubblici ufficiali, con possibilità di arresto il flagranza di reato; ammonizione del questore a partire dai 12 anni per i reati con pena «non inferiore ai 5 anni», con tanto di multe ai genitori; Daspo urbano per risse, violenze e minacce; carcere fino a 2 anni per i genitori che non mandano i figli a scuola. Non c’è la norma sul divieto di porno online per i minorenni: nonostante le insistenze, la ministra Roccella si è infine accontentata di un generico richiamo all’uso del parental control: «Vogliamo che in prospettiva sia automatico, offerto in tutti i device. Come gli allarmi dei seggiolini nelle automobili».

La redazione consiglia:
Un medico della polizia scelto per risanare Caivano

NON C’È NEMMENO l’abbassamento dell’imputabilità a dodici anni. Nordio – che ha definito la cosa «contraria a razionalità, etica e utilità» – se l’è anche timidamente presa con la diffusione di notizie in questo senso nei giorni scorsi, ma ha finto di non ricordare che l’idea è stata lanciata dalla senatrice leghista Giulia Bongiorno e poi rilanciata da MatteoSalvini. Non è stata, dunque, una polemica sul nulla, ma una discussione partita dalle dichiarazioni di una parlamentare e di un vicepremier.

E qualche concessione in questo senso c’è pure nel decreto. Sempre Nordio: «Abbiamo allineato la responsabilità del minore a quella dell’adulto», riferendosi però alla pena prevista per i genitori responsabili dell’abbandono scolastico dei propri figli. «Questo reato di dispersione assoluta fino a ieri era punito con una sanzione – ha spiegato il ministro -, noi lo abbiamo elevato a rango di delitto con la pena della reclusione fino a 2 anni».

«LA SITUAZIONE è sfuggita al controllo e bisogna fare qualcosa», ha concluso poi i discorsi Meloni, parlando del presunto dilagare della criminalità giovanile, un fenomeno che «si sta estendendo a macchia d’olio: tutti i protagonisti dei fatti di cronaca nera di questi giorni sono giovanissimi».

La redazione consiglia:
Maxi-blitz a Roma e Napoli: sequestrati quasi 200 mila euro

I dati che ogni anno fornisce il Viminale, in realtà, vanno nella direzione opposta: i reati calano e lo fanno per tutte le fasce d’età.

NON IMPORTA: la tentazione di realizzare uno spot utile a sostenere la tesi del governo eroico che non si volta dall’altra parte va oltre tutto questo. C’è però ancora di più, Meloni sostiene che le misure non siano «solo repressive, ma anche preventive». Il riferimento è agli investimenti previsti per cercare di tirar fuori dal degrado Caivano, che avrà anche un commissario straordinario, il poliziotto Bruno Ciciliano.

In fondo è tutto qui: solenni discorsi su prevenzione e repressione, qualche provvedimento spot elaborato in fretta e furia, forte impegno a non dimenticarsi tutto appena cambia l’emergenza del giorno. E alla fine arriva sempre la polizia.