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Via D’Amelio, alla sbarra per i depistaggi c’è lo stato

Via D’Amelio, alla sbarra per i depistaggi c’è lo stato

Il caso Il gip di Caltanissetta: palazzo Chigi e Viminale responsabili civili per la strage del 1992. Se i quattro poliziotti verranno condannati, a pagare saranno le istituzioni

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 4 ottobre 2024

Il teorema è lo stesso della cosiddetta trattativa stato-mafia: istituzioni e cosa nostra a braccetto per depistare, insabbiare, coprire la verità sugli anni delle stragi e degli omicidi dei corleonesi, stagione terminata con una valanga di arresti e diversi secoli di condanne. Una storia cominciata a Palermo, sconfessata dalla Cassazione del 2023 e che ora riemerge a Caltanissetta, con l’inchiesta a carico di quattro poliziotti (Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco) che avrebbero depistato le indagini sull’omicidio del giudice Paolo Borsellino, avvenuto il 19 luglio del 1992, e per aver mentito al processo su Vincenzo Scarantino, pentito che poi non si è rivelato davvero tale.

IERI, nell’ennesima puntata di un’udienza preliminare che avanti ormai da mesi e mesi, il gip David Salvucci ha accolto la più pesante delle richieste avanzate dalle parti civili: la presidenza del consiglio e il ministero degli Interni saranno responsabili civili del processo. In altre parole, se gli imputati dovessero essere condannati, saranno palazzo Chigi e il Viminale a rispondere in solido per i risarcimenti. Si tratta di una mossa tutt’altro che banale, perché mette di fatto lo stato a sedere sul banco degli imputati: non solo agenti infedeli, ma anche istituzioni che li avrebbero coperti o che, quantomeno, non avrebbero vigilato abbastanza. L’ammissione della presidenza del consiglio, peraltro, apre una sottopartita che tira in ballo i servizi segreti, a partire dal loro (improprio) coinvolgimento nella prima indagine su via D’Amelio, quella condotta a Caltanissetta dal pm Giovanni Tinebra. Il Sisde, secondo quanto disse l’allora alto dirigente Bruno Contrada, diede solo «un contributo informativo» all’indagine ma, in ogni caso, si trattò di un qualcosa al di fuori della legge, perché le procure non possono delegare alcunché ai servizi.

LA QUESTIONE non è nuova e venne già affrontata anche nel recente processo, sempre per depistaggio, contro tre investigatori (Mario Bò, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo); vicenda che si è conclusa in Appello con due prescrizione e un’assoluzione piena. Tra le altre decisioni prese ieri, il giudice Salvucci ha escluso dalle parti civili per difetto di requisiti Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso, e i familiari degli agenti della scorta morti durante l’attentato. La prossima udienza, durante la quale tornerà a prendere la parola il pm Bonaccorso, è stata fissata per il 7 novembre.

A OLTRE TRENT’ANNI dall’omicidio di Paolo Borsellino – che seguì di un paio di mesi quello di Giovanni Falcone – i contorni della vicenda continuano ad essere poco chiari, così come nessuna indagine è mai riuscita ad arrivare a un punto. Almeno in tribunale, perché fuori, soprattutto in libreria, queste storie hanno sempre avuto, per così dire, una certa fortuna. La procura di Caltanissetta ha raccolto da quella di Palermo il testimone della grande teoria del complotto a base di indicibili accordi, inaudite commistioni e verità che non si possono rivelare. Una tendenza che non si esprime solo in questo eterno ritorno ai depistaggi dell’affaire Borsellino, ma anche nell’indagine sul presunto insabbiamento del fascicolo mafia-appalti. Qui tra gli indagati c’è un nome eccellente come quello di Giuseppe Pignatone, entrato in gioco con molto clamore quest’estate, anche se il reato che è stato ipotizzato (favoreggiamento) è ormai da tempo prescritto.

L’OBIETTIVO di quest’altra inchiesta è sempre fare luce su via D’Amelio: secondo gli investigatori, infatti, il vero movente della strage in cui perse la vita Borsellino è da ricercare proprio nel suo interessamento a mafia-appalti. Anche qui parliamo di una teoria con una sua lunga storia alle spalle e ancora alla ricerca delle prove necessarie a dimostrarla.

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