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Meloni scommette sul cambio di stagione. Ma l’autunno è grigio

L’intervento di Giorgia Meloni al Forum Ambrosetti di CernobbioL’intervento di Giorgia Meloni al Forum Ambrosetti di Cernobbio – Ansa

Coperta corta La premier prova a superare le grane estive: il caso Sangiuliano e lo scontro europeo. Ora altri scogli, a partire dalla manovra. La nuova Commissione non si è formata, non è ancora certo che il governo italiano ne esca bene

Pubblicato circa un mese faEdizione del 8 settembre 2024

Giorgia Meloni ha fretta di lasciarsi alle spalle un’estate piena di guai. Così, anche se nel clima non c’è traccia di autunno imminente, procede da sola e da Cernobbio proclama risolti i due grossi problemi che hanno funestato la stagione agli sgoccioli: quello boccaccesco lievitato per ragioni misteriose fino a configurarsi come un incidente politico enorme e quello che invece incidente politico di serie A lo è stato davvero. Insomma, il ridicolo Bocciagate e il drammatico scontro europeo che la ha vista, nella prima fase, severamente sconfitta.

IL CASO SANGIULIANO per la premier è chiuso e lo dice senza perifrasi: «È una vicenda privata senza illeciti e che certo non indebolisce il governo: è morto il re, viva il re». Gennaro Sangiuliano è andato, viva Alessandro Giuli. La premier prevede come tutti che Maria Rosaria Boccia non si metterà da parte, si darà da fare per continuare a occupare giornali sin troppo compiacenti. Ma dopo le dimissioni del ministro della Cultura la faccenda riguarda lui, la sua ex collaboratrice e amica, eventualmente la consorte tirata in mezzo senza alcun garbo. Forse la magistratura, se le inchieste avranno un seguito. Non il governo.

Meloni poteva limitarsi a questo e forse avrebbe fatto bene a farlo invece di prestare il destro all’immancabile replica della consulente. Ma l’irritazione era evidentemente troppo profonda e ha proseguito avvelenata: «La mia idea di come una donna debba guadagnarsi il suo spazio è diametralmente opposta a quella di questa persona». Con la quale, sempre senza farne il nome in ostentato segno di disprezzo «non credo di dovermi mettere a battibeccare».

Maria Rosaria Boccia
Maria Rosaria Boccia, video La Stampa

Il battibecco, pardon la risposta di Boccia, naturalmente arriva, prima con un post a stretto giro poco significativo, poi con un elogio serale dei buoni sentimenti: «Vedo una donna pronta allo scontro. Metta da parte i guantoni: sono le carezze e la gentilezza ciò di cui c’è bisogno». La premier, certo non replicherà ed è auspicabile che non lo faccia nessuno, pena il proseguire di un tormentone che non ha fatto danni solo a un ministro comunque molto inadeguato e al governo ma alla politica tutta. Non a caso, del resto, a Cernobbio è stata la platea stessa a reclamare l’abbandono del succoso argomento, protestando contro ulteriori domande in merito.

È una vicenda privata senza illeciti che non indebolisce il governo. La mia idea di come una donna debba guadagnarsi il suo spazio è opposta a quella di questa personaGiorgia Meloni a Cernobbio

IL GUAIO VERO, quello europeo, la premier ancora non può dichiararlo ufficialmente chiuso. La nuova Commissione non si è ancora formata, le probabilità che il governo italiano ne esca bene, grazie al Ppe e alla paura di una destra europea più radicale dei Conservatori, sono alte ma di certezze assolute ancora non ce ne sono. Però la presidente del consiglio che nel luglio scorso ha votato contro la ripresidenza dell’amica e alleata Ursula von der Leyen può già dire che quello strappo non avrà conseguenze sul ruolo dell’Italia a Bruxelles: «Nessuno vuole che all’Italia non vengano riconosciuti il suo ruolo e ciò che le spetta. Non è dignitoso pensare che siccome FdI non ha votato per lei, von der Leyen se la sia legata al dito». In codice significa che la vicepresidenza esecutiva per Raffaele Fitto, importante anche dal punto di vista del messaggio politico implicito, è a un passo. Tra un ringraziamento e l’altro al ministro promosso a commissario europeo, la premier segnala anche che verrà presto degnamente sostituito: formula che sembra deporre a favore di un nuovo responsabile unico del Pnrr e non dello spezzettamento, ipotesi tuttavia ancora in campo.

È PROBABILE CHE nel dichiarare superate le rogne estive la premier abbia ragione. Di fronte però ha quelle autunnali, una ufficiale, il bilancio, una inconfessabile, l’Ucraina. Ieri Meloni ha incontrato Zelensky, si è sentita chiedere appoggio sulla richiesta di colpire le basi da cui partono i razzi in territorio russo. Cosa abbia risposto è ignoto. Sul palco si è lanciata in un appassionato giuramento di continuare a sostenere l’Ucraina a spada tratta, tanto da meritarsi l’«apprezzamento» dell’ancora commissario europeo Gentiloni: «È perfettamente in linea con la Ue».

Ma sul colpire il territorio russo la premier non può esporsi senza spaccare la sua maggioranza e se il nodo s’imponesse come urgentissimo il problema sarebbe serio. Quello del bilancio lo è già: «Ci sono pochi soldi? Allora non si possono sperperare», afferma e anticipa comunque la promessa di non cancellare l’assegno unico. Ma questa è appunto la partita d’autunno. Per finire un brindisi a se stessa: «Se arrivo a natale il mio sarà il sesto governo più longevo della Repubblica».

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