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Concordia Meloni-Zelensky sulla ricostruzione dell’Ucraina

Zelesnky, foto AnsaZelesnky – Ansa

Cernobbio No di Lloyd Austin all'uso di armi occidentali in territorio russo

Pubblicato circa un mese faEdizione del 8 settembre 2024

Nonostante i limiti imposti all’uso delle armi italiane in territorio russo «non abbiamo problemi con l’Italia». Lo assicura il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a margine dell’incontro bilaterale con Giorgia Meloni a Cernobbio. Dal canto suo, la Presidente del consiglio torna a ribadire il mantra che sull’Ucraina «non dobbiamo mollare». La concordia sul tema delle armi però è fragile e solo di facciata: mentre Zelensky si prodiga in elogi per Meloni, in un post su Facebook il nuovo ministro degli Esteri di Kiev, Andrii Sybiha – il rimpasto che ha silurato il suo predecessore Kuleba «è dovuto al fatto che la guerra continua, e qualunque persona si stanca» ma per vincere l’Ucraina non deve esserlo, ha detto Zelensky alla stampa italiana – scrive che «il compito numero uno della diplomazia ucraina» è «garantire la capacità di difesa» del Paese. Con «armi, armi, armi», e rimuovendo «tutte le restrizioni» all’impiego delle armi occidentali «sul territorio della Federazione russa».

L’ARMONIA è ben più concreta in fatto di ricostruzione postbellica dell’Ucraina, affare miliardario in cui l’Italia si è da tempo candidata al ruolo di protagonista. «Particolare attenzione è stata dedicata, infine, al tema della ricostruzione, anche in vista dello svolgimento nel 2025 in Italia della prossima Ukraine Recovery Conference», si legge nel comunicato diramato da Palazzo Chigi post incontro. Fa eco Zelensky su X: «Uno dei temi chiave che abbiamo discusso è la ripresa e la ricostruzione dell’Ucraina, concentrandoci in particolar modo sul ripristino del nostro sistema energetico».

A margine dell’incontro con Meloni, il presidente ucraino afferma anche di aver «preparato un piano per il cessate il fuoco». Zelensky non ha reso noto alcun dettaglio di questa road map: «Al momento non abbiamo condiviso niente, il primo contatto sarà con Biden». E aggiunge poi di volerlo sottoporre anche a entrambi i candidati alle presidenziali di novembre: Kamala Harris e Donald Trump. «Si tratta non solo di armi, ma anche di importanti questioni globali. Parliamo di un pacchetto concreto di difesa. E se lo avremo sarà un forte deterrente per la Russia» e un incentivo « per poter porre fine alla guerra alle condizioni diplomatiche». «Siamo più vicini alla fine del conflitto», ha aggiunto in un’intervista al Tg1.

MA MENTRE L’ALTO rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell, sempre dal forum Ambrosetti, “rimprovera” Meloni per il no all’impiego di armi italiane sul suolo russo – «perché l’Italia non permette all’Ucraina di usare le armi che fornisce per colpire le basi militari all’interno del territorio russo?». Quelle di Meloni «sono belle parole, ma sarebbe molto meglio se permettessimo all’Ucraina di difendersi in modo efficiente» – proprio dall’amico americano arriva un netto divieto. A un summit degli alleati di Kiev a Ramstein, il segretario della Difesa Usa Lloyd Austin ha affermato venerdì che «nessuno ha la capacità che possa di per se stessa risultare decisiva in questa campagna»: in sostanza, che anche consentire agli ucraini di attaccare in Russia non cambierebbe le sorti della guerra. Un nuovo muro al quale Zelensky sembra rispondere quando con la stampa italiana a Cernobbio parla del successo dell’operazione di Kursk: ha «fatto sì che la popolazione russa facesse pressioni su Putin», e ha «alleggerito» la pressione dell’esercito di Mosca «vicino a Kharkiv e in altre zone».

Intanto nella notte fra venerdì e sabato le autorità ucraine hanno denunciato il lancio di ben 77 droni Sahed (forniti dall’Iran), di cui 58, affermano, intercettati dalla contraerea di Kiev. I detriti dei droni sono stati ritrovati anche vicino all’edificio del parlamento nella capitale, proprio mentre Zelensky da Cernobbio sosteneva che Teheran sarebbe pronta a inviare all’esercito russo anche missili balistici.

L’IRAN NEGA, ma il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Sean Savett, sostiene che la fornitura di missili balistici a Mosca sarebbe «disumana» e una «drammatica escalation nel sostegno di Teheran a Mosca».

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