«Il Piano Mattei è più avanti di quanto sembri e di quanto io senta dire». Parola di Giorgia Meloni che nella conferenza stampa di fine anno rilancia quello che fin dal primo giorno è stato uno dei cavalli di battaglia del suo governo e parte importante di una più ampia strategia che dovrebbe servire a fermare gli sbarchi di migranti in Italia ma anche a trasformare il nostro Paese in un hub europeo per il gas. Peccato però che finora il cavallo sia rimasto al palo anche se adesso sembra sia arrivato il suo momento, almeno stando a quanto annunciato ieri dalla premier. Il lancio ufficiale del Piano Mattei dovrebbe infatti avvenire alla fine del mese in occasione della conferenza Italia-Africa, appuntamento al quale sono attesi i ministri degli Esteri dei Paesi africani insieme a diversi capi di Stato e di governo. E’ in quell’occasione, ha assicurato Meloni, che dovrebbero essere presentati i progetti messi a punto fino a oggi.

Di più la premier non dice, ma uno dei progetti al quale lo staff di Palazzo Chigi sta lavorando e che sarebbe già pronto riguarderebbe la Tunisia, Paese dove sono ricominciate le tensioni tra popolazione locale e migranti subsahariani.

Per il resto silenzio assoluto, anche perché le caselle da riempire perché il Piano non resti solo sulla carta sarebbero ancora molte. A partire da come reperire i finanziamenti necessari. Dato per acquisito il fatto che non può essere l’Italia da sola a sostenerne i costi (a ottobre, durante un viaggio in Congo e Mozambico, la premier ha parlato di 3 miliardi di euro da prelevare dal Fondo clima che ovviamente non sono sufficienti), per il governo è fondamentale il coinvolgimento del maggior numero possibile di Paesi pronti a investire in Africa. Quanti e quali si sono detti disponibili a farlo? Che ruolo avrà l’Unione europea? E che ruolo avranno, se lo avranno, le agenzie dell’Onu? Domande decisive che al momento però non avrebbero ancora trovato una risposta.

Di certo il Piano, e di conseguenza la conferenza di fine mese, non serviranno solo a discutere di immigrazione, dossier importante che il governo vuole gestire insieme a temi più legati all’economia. «Una strategia che mette insieme l’interesse africano e l’interesse europeo è l’energia, perché l’Africa è potenzialmente un enorme produttore di energia e l’Europa ha un problema di approvvigionamento energetico», spiega Meloni. «In Africa si può lavorare con investimenti sulla produzione di energia pulita che porta sviluppo e risolve anche a noi dei problemi».

Mercoledì intanto è prevista alla Camera la discussione del decreto che dovrebbe segnare l’avvio del Piano e al quale il governo sembra intenzionato a mettere la fiducia per votarlo in settimana. Nel provvedimento è prevista la creazione di una cabina di regia presieduta dal presidente del consiglio e composta dal ministro degli Esteri (vicepresidente), dagli altri ministri, dal presidente della Conferenza delle Regioni, nonché da rappresentanti di Ice, Cassa depositi e prestiti e Sace.