Nella prima vera conferenza stampa da tempo immemorabile, Giorgia Meloni esce allo scoperto. Si parla di tutto, di facezie e di temi torreggianti. Nessuno dei quali incombe sul futuro italiano quanto la riforma del Patto di Stabilità e per la prima volta la premier dice forte e chiaro che, se non si troverà un accordo sulle nuove regole, l’Italia chiederà di prorogare la sospensione del Patto. «Nella situazione attuale, con la stretta della Bce, aggiungere il ritorno ai parametri pre-Covid provocherebbe una contrazione molto importante per le economie in sofferenza e non solo per quella italiana. Senza l’accordo si devono prorogare le regole attuali».

MELONI RIBADISCE ANCHE la posizione di fondo italiana sulla riforma del Patto: «Se la Ue si dà priorità strategiche, come la transizione verde e quella digitale, e se dall’altra parte la guerra in Ucraina mette al centro anche la difesa, allora le regole devono tenere conto di queste strategie». La partita della manovra è così difficile anche perché si intreccia con quella, più decisiva, della trattativa sullo scorporo di questi investimenti dal deficit. Qualche spiraglio sembra esserci ma tra le pre-condizioni c’è una manovra “seria”, cioè austera. Sul tema chiave della prossima legge di bilancio, la premier concede qualcosa anche se non molto. L’Italia, non per colpa del suo governo e anzi perché trascinata da una dinamica complessiva, sconta un rallentamento dell’economia «previsto da tutti gli analisti». In questa situazione bisogna «concentrare le poche risorse a disposizione su ciò che offre maggior moltiplicatore, privilegiando alcuni grandi provvedimenti invece della distribuzione a pioggia».

I SETTORI CENTRALI SONO quelli già più volte esposti: redditi, salari, pensioni, sanità. Ma anche qui «meglio un singolo provvedimento ad alto impatto che una serie di piccoli provvedimenti». Di sfuggita la presidente segnala che quando si parla di pensioni occorre ricordare quelle dei giovani, alle quali si pensa poco. Non è una buona notizia per Salvini e per la sua battaglia su quota 41. Ma le divisioni della maggioranza non la preoccupano: «È normale che tutti, anche FdI, segnalino le proprie peculiarità, tanto più in vista di elezioni proporzionali. Ma non ci saranno ripercussioni sul governo perché tutti siamo consapevoli di quanto sia importante che ci sia per la prima volta stabilità di legislatura: saremo giudicati, nel bene e nel male, a lavoro compiuto».

IL CAPO DEL GOVERNO non si sofferma sulle coperture, e del resto nessuno la interroga in materia come nessuno tocca la nota dolentissima del Mes. Ma sul Superbonus invece va giù fuori dai denti, rispondendo di fatto a Conte: «Non siamo ancora entrati nel dettaglio quanto a modifiche ma certo è un’eredità pesante. Anche al netto di alcuni effetti positivi immediati, resta una misura che impatta per 100 miliardi per efficientare il 4% delle case, soprattutto seconde case, quelle dei più ricchi. La misura, fatta diversamente aveva una sua ratio, ma per come è stata realizzata, soprattutto sulle cessioni, è diventata questo».

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Tra il decreto Caivano e l’ombra lunga della manovra spuntano anche un paio di temi che hanno infiammato le prime pagine estive. La sortita di Amato su Ustica, per esempio. La premier non ne ha parlato con Macron e da quel che dice se anche lo farà non potrà calcare la mano: «Non ho problemi a porre questioni diplomatiche e lo ho dimostrato. Ma queste cose si fanno sulla base di fatti ed elementi oggettivi non di un “io credo che”. Non gioverebbe neppure all’immagine seria dell’Italia».

POI, INEVITABILMENTE, c’è quella battuta infelice del compagno Andrea Giambruno sui rischi di stupro che corrono le ragazze se bevono troppo. Anche la premier considera la formula usata dal suo compagno «frettolosa e assertiva», tanto da aver indotto equivoci. Quel che intendeva, interpreta, «non è che se giri in minigonna ti possono violentare ma che, come mi diceva la mamma, bisogna tenere gli occhi aperti e la testa sulle spalle. Un consiglio che darebbero molti genitori». Poi però sbotta: «Ma che idea avete voi della libertà di stampa? Un giornalista mica dice quel che pensa sua moglie. Quindi vi prego per il futuro di non chiedere conto a me di quel che dice un giornalista nell’esercizio delle sue funzioni». Ma forse la frase che meglio indica lo stato d’animo di Giorgia Meloni in questi giorni le sfugge quasi per caso: «A fare le finanziarie con i soldi siamo buoni tutti. È quando i soldi non ci sono che si vede quanto vali».