«Ci hanno sparato a un metro di distanza, mentre tiravamo la gente fuori dall’acqua», racconta Denny Castiglione. Il capomissione di Mediterranea era a bordo di uno dei due rhib, i gommoni di salvataggio, partiti dalla nave Mare Jonio per assistere i migranti rimasti con il motore in avaria. Durante l’operazione, mentre venivano distribuiti i giubbotti salvagente, è arrivata a tutta velocità una motovedetta di Tripoli. Ha aperto il fuoco puntando le armi verso l’alto e facendo scoppiare il panico tra i migranti. Sia quelli che si trovavano sul mezzo che aveva chiesto aiuto, sia quelli a bordo della motovedetta, catturati dalla sedicente «guardia costiera libica» in un precedente intervento. Contro di loro i militari avrebbero anche usato una frusta, non è chiaro se nel tentativo di contenerli o per spingerli a tuffarsi.

Così l’equipaggio di Mediterranea ha iniziato a recuperare le persone dal mare, ma a quel punto i mirini dei fucili si sono abbassati e i proiettili hanno sfiorato pericolosamente naufraghi e soccorritori, denuncia la Ong. Alla fine sono state salvate 58 persone. Secondo le comunicazioni ricevute da Alarm Phone – il centralino che rilancia gli Sos dei migranti, che aveva segnalato il caso – sul barcone in avaria viaggiavano in 47. Tutte sono state portate al sicuro sulla Mare Jonio. Le 11 in più, quindi, vengono dalla motovedetta. Al momento non è chiaro se si tratti di tutti quelli che si erano buttati in acqua o se ci siano dei dispersi. «Non lo sappiamo ancora, l’operazione è stata molto complessa e difficile a causa di questo scellerato intervento. Le persone salvate sono in stato di choc, alcune continuano a vomitare acqua salata», continua Castiglione.

«Un comportamento criminale delle milizie libiche finanziate dall’Italia, i ministri Piantedosi, Tajani e Crosetto le fermino», ha detto il deputato Nicola Fratoianni (Avs). Secondo Riccardo Magi (+Europa) «gli spari contro la Mare Jonio dimostrano una volta di più il fallimento del memorandum Italia-Libia. Serve una commissione parlamentare d’inchiesta che ne verifichi gli effetti». Per l’eurodeputato dem Pietro Bartolo, che vuole portare il caso a Strasburgo, è urgente che il governo italiano e l’Ue intervengano «prima di dover piangere ancora morti e non solo tra i migranti ma anche tra chi presta soccorso».

Intanto tra mercoledì e giovedì a Lampedusa si sono registrati una trentina di sbarchi. Oltre mille e cento le persone arrivate, quasi tutte partite dalla Tunisia. A loro se ne aggiungono altre 1.335 intercettate e riportate indietro dalle autorità del paese nordafricano. 31 i barconi fermati, quasi tutti con migranti subsahariani. In Gambia era nata la diciottenne che ha perso la vita l’altro ieri notte 33 miglia a sud-ovest di Lampedusa. Il barchino su cui viaggiava è affondato. L’intervento della guardia costiera ha salvato altre 45 persone ma per lei non c’è stato nulla da fare. Dalle testimonianza dei sopravvissuti raccolte dall’Unhcr è venuta fuori una seconda vittima: un 17enne ivoriano.