«Accuse diffamatorie nei confronti di persone e istituzioni ecclesiastiche, a partire da alcune chat usate in modo strumentale e improprio. Una pratica questa che, contro chiunque venga utilizzata, merita sdegno e disappunto». È durissima la presa di posizione della Conferenza episcopale italiana (Cei) sul fiume di colloqui privati, senza rilevanza penale nel procedimento in cui Mediterranea è accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che sono apparsi in queste settimane su Panorama e La Verità, e da lì su altre testate con orientamento politico di destra.

La pubblicazione di queste conversazioni ha riguardato vari aspetti della vita privata degli indagati, soprattutto di Luca Casarini e Beppe Caccia, e di altri soggetti con cui hanno intrattenuto comunicazioni. Oltre alle vicende relative alla gestione dell’associazione, che si occupa di soccorsi nel Mediterraneo centrale a bordo della Mare Nostrum. Qui l’attenzione è stata puntata soprattutto sui rapporti con il mondo cattolico.

In maniera più o meno esplicita, la pubblicazione di chat e intercettazioni ha puntato a offrire un quadro di poca chiarezza sui finanziamenti che l’Ong riceve dal mondo cattolico. Suggerendo addirittura che alcuni esponenti avrebbero distratto delle somme a fini personali. Già giovedì l’arcivescovo di Modena don Erio Castellucci, vicepresidente Cei per l’Italia settentrionale, aveva smentito tutte le accuse: il finanziamento c’è stato, ma in forma regolare e trasparente. Castellucci ha parlato di una campagna mediatica volta a «impedire l’aiuto della Chiesa ai migranti naufraghi».

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Ieri la Cei è entrata ancora di più nel dettaglio, definendo i contorni precisi del sostegno economico. «Non abbiamo mai sostenuto in modo diretto Mediterranea, ma accolto una richiesta presentata da due diocesi in una cornice ampia che prevede, secondo il magistero di papa Francesco, l’accoglienza, la protezione, la promozione, l’integrazione dei migranti e la cura e l’assistenza agli sfollati in zona di guerra in Ucraina. Tutto ciò con un sostegno nettamente inferiore rispetto a quello riportato sulla stampa: 100mila euro a ciascuna Diocesi nel 2022 e così pure nel 2023». In pratica un totale di 400mila euro in due anni. Numeri lontani dalle cifre fantasmagoriche agitate dai giornali.

Soprattutto, cifre risibili rispetto all’impegno complessivo della Chiesa nei progetti di sviluppo che riguardano, ad esempio, i paesi poveri: «circa 80 milioni di euro l’anno». A cui vanno aggiunti i soldi per i corridoi umanitari o per l’accoglienza in Italia di circa 50mila persone solo nei primi sei mesi del 2023.

«Ancora l’altro giorno è morta una bambina di due anni, sappiamo quanto il Mediterraneo sia un cimitero. Quindi penso che le due diocesi abbiano fatto bene ad aiutare a ridurre questa sofferenza», ha dichiarato sempre ieri Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. Il messaggio è chiaro: nessun passo indietro. Del resto, si legge nel comunicato della Conferenza, «l’impegno della Chiesa è combattere l’illegalità con la legalità evitando che il Mediterraneo diventi sempre più un cimitero: ogni vita va salvata». Forse è proprio questo che continua a dare fastidio a qualcuno.