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Massicci raid russi. E nuovo repulisti a Kiev

Tir in fiamme a Odessa dopo l’ultimo attacco missilistico russo foto ApTir in fiamme a Odessa dopo l’ultimo attacco missilistico russo – foto Ap

Crisi Ucraina Mosca attacca Odessa e Kherson ma subisce verso Bakhmut. Il presidente ucraino dopo Reznikov licenzia i sei viceministri della Difesa

Pubblicato circa un anno faEdizione del 19 settembre 2023

Il governo di Volodymyr Zelensky ha licenziato tutti e sei i viceministri della Difesa. A renderlo noto è il rappresentante del consiglio dei ministri al parlamento, Taras Melnychuk. Persino Hanna Maliar, personaggio molto in vista negli ultimi mesi per le costanti dichiarazioni sugli avanzamenti nella controffensiva sia in tv sia sui giornali, è stata cacciata. L’esecutivo ha inoltre licenziato anche il segretario di Stato del ministero della Difesa ucraino, Kostyantyn Vashchenko. Il repulisti segue il licenziamento dell’ex-ministro della Difesa Oleksii Reznikov a causa di pesanti accuse di peculato.

TUTTAVIA, come negli ultimi mesi, i problemi politici in Ucraina sono solo un aspetto degli enormi disagi causati dalla guerra. Nella notte tra domenica e lunedì le forze russe hanno lanciato un attacco che il portavoce dell’aeronautica militare ucraina Yuri Ignat, descrive così: «C’è stata una quantità senza precedenti di aerei: diverse dozzine. Erano atipicamente nello spazio aereo di notte. Si trattava di droni e aerei tattici». In concomitanza con questo schieramento importante di velivoli si è verificato un «attacco massiccio con missili da crociera e droni contro le infrastrutture civili di Odessa». Anche a Kherson i bombardamenti russi hanno colpito con violenza uccidendo due persone nei villaggi adiacenti alla riva del fiume Dnipro controllata dagli ucraini.

Dall’altro lato delle trincee i filorussi del Donetsk accusano Kiev di aver lanciato 3 razzi nel centro del capoluogo separatista, nei pressi di un edificio amministrativo. Denis Pushilin, capo dell’amministrazione separatista, nominato pro tempore dal Cremlino l’anno scorso, riferisce che non uno dei razzi ha colpito il tetto del palazzo senza ferire nessuno. Kiev, dal canto suo, denuncia i bombardamenti sulle cittadine di Avdiivka e Toretsk, a poca distanza da Donetsk, che avrebbero causato due morti tra i civili.
A poca distanza da Donetsk, continuano i combattimenti nei pressi di Bakhmut. Ieri il comandante delle forze di terra ucraine. Alexander Syrsky, ha dichiarato trionfalmente che «la linea difensiva del nemico è stata spezzata» proprio in direzione di Bakhmut, aggiungendo che le forze russe hanno perso alcune delle unità migliori nelle battaglie in quell’area e che la situazione sul fronte orientale resta difficile. Syrsky insiste sul fatto che «Mosca non abbandona i tentativi di riconquistare posizioni perdute» in direzione di Kupiansk e Lyman. Nel sud, invece, come rivela il capo dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, Kyrylo Budanov, in un’intervista all’Economist, è «tagliare il corridoio terrestre di collegamento della Russia con la penisola di Crimea prima dell’inverno».

IERI È INIZIATO anche un procedimento presso la Corte internazionale di giustizia (Cig) dell’Aia nel quale Russia e Ucraina si affronteranno rispetto alle accuse di Kiev a Mosca di aver falsamente usato il genocidio dei filorussi in Donbass come pretesto per giustificare l’invasione dell’anno passato. Il 26 febbraio 2022, due giorni dopo l’ingresso delle truppe russe in Ucraina, Kiev si è rivolta alla Corte, negando «categoricamente» le accuse di genocidio. A metà giornata, il capo della squadra legale del Cremlino presso la Cig, Gennady Kuzmin, ha affermato davanti ai 16 giudici chiamati a decidere sul caso che la questione in oggetto «è irrimediabilmente difettosa e in contrasto con la giurisprudenza di lunga data di questa corte». Kuzmin ha inoltre aggiunto che la richiesta dell’Ucraina è «un manifesto disprezzo della corretta amministrazione della giustizia e costituisce un abuso di processo».
A Roma, intanto, il Papa ha ricevuto il nuovo ambasciatore russo presso la Santa sede, Ivan Soltanovsky, il quale ha dichiarato che il pontefice «ha espresso interesse a continuare la missione di pace».

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