Il virologo settantacinquenne Giorgio Palù succederà a se stesso alla presidenza dell’Agenzia Italiana per il Farmaco. La nomina del ministro della salute Orazio Schillaci è arrivata nella serata di giovedì con la controfirma della Conferenza Stato Regioni. Con la sua designazione e l’insediamento del Cda, del direttore scientifico e di quello amministrativo prende corpo la nuova agenzia formato Meloni.

Di «nuovo» tuttavia c’è poco. Palù è un virologo assai gradito alle aziende farmaceutiche: è in ottimi rapporti con l’ex-ministro della salute Maurizio Sacconi e con sua moglie, nonché potentissima direttrice generale di Farmindustria, Enrica Giorgetti. Piace molto alla Lega, che per voce del presidente del Veneto Luca Zaia ieri ha definito la continuità «la miglior scelta che si potesse fare». Il neo (si fa per dire) presidente però ha un problema di età che ne ha a lungo frenato la nomina. Non è un problema normativo. Come professore universitario in pensione da cinque anni Palù non potrebbe svolgere ruoli dirigenziali nella pubblica amministrazione. La presidenza del Consiglio di amministrazione di un ente rientra però tra gli «incarichi di governo», che possono essere svolti a qualunque età, seppure a titolo gratuito. Considerato che arriverà alla fine del mandato a 80 anni compiuti, la questione dell’età è più di sostanza che di diritto.
Discutibilissima, e certo non innovativa, anche la scelta dei nuovi vertici: come il presidente, anche il direttore scientifico Pierluigi Russo e quello amministrativo Giovanni Pavesi sono maschi. Maschi anche gli altri due membri del Cda appena scelti dalle Regioni (Vito Montanaro e Angelo Gratarola). Mancano ancora le due nomine che spettano al governo ma nelle cinque poltrone di vertice (su sette) già assegnate finora non c’è nemmeno una donna. Si rischia di ripetere l’en plein della precedente gestione, in cui erano occupati da uomini sia la direzione generale che l’intero consiglio di amministrazione, presidente incluso.

Uno squilibrio che ha pesato parecchio in alcuni dossier. Per esempio, nel 2023 era stato il Cda tutto maschile guidato da Palù ad affossare clamorosamente la gratuità dei contraccettivi, nonostante la commissione scientifica e il comitato prezzi e rimborsi – entrambi presieduti da donne – ne avessero accertato efficacia e sostenibilità economica. Il governo, secondo cui la contraccezione è un ostacolo alla natalità, sa essere riconoscente.