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Libri Piantare patate su Marte di Stefania De Pascale. Coltivare lo spazio, l’agricoltura extraterrestre che guarda al futuro
Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 3 ottobre 2024

Il protagonista di The Martian, film diretto da Ridley Scott che racconta le peripezie di un Robinson Crusoe spaziale, viene presentato come botanico ma in effetti è un agronomo. E’ una delle molte licenze poetiche che si prendono gli sceneggiatori di Sopravvissuto – come è titolato in Italia – pellicola che ha avuto comunque il merito di rendere popolare la centralità dell’agricoltura su questo e su altri mondi.

IL PIANETA ROSSO e le patate che il povero Matt Damon lasciato su Marte tenta di coltivare concimandole con le feci dell’equipaggio, sono nel titolo del saggio di Stefania De Pascale, ordinaria di Orticoltura e Floricoltura presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli.

LA STUDIOSA DA UN QUARTO di secolo si interessa della coltivazione di piante per il supporto all’esplorazione umana dello spazio nell’ambito di progetti di ricerca finanziati dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), e nel breve e denso testo pubblicato da Aboca, oltre a fare chiarezza sui fondamenti della pratica di coltivare piante per sostenere la vita dell’uomo in ambiente extraterrestre, introduce alcuni concetti importanti per i lettori di divulgazione scientifica. Innanzitutto De Pascale spiega bene come l’approvvigionamento di vegetali freschi per gli astronauti sia questione intimamente legata a quella cogente e molto terrestre di sfamare una popolazione mondiale che cresce: per mangiare quassù e laggiù è necessario preservare le risorse già scarseggianti sul nostro pianeta.

BISOGNA ESERCITARSI sulla Terra a sviluppare sistemi agricoli sostenibili che torneranno molto utili quando si tratterà di colonizzare un altro mondo, come pure a impratichirsi con un approccio economico circolare, di vitale importanza nello spazio per minimizzare gli sprechi. Lo ha detto bene recentemente Stefano Bartezzaghi analizzando l’aggettivo «sostenibile»: nel caso dell’ambiente, se l’azione umana è insostenibile a decadere è l’essere umano, non l’ambiente.

DUNQUE OCCORRE operare con assennatezza perché la Terra sfruttata andrà avanti senza di noi che invece non potremmo andare tanto in scioltezza a fare danni altrove: lo spazio è ostile, Stefania de Pascale lo racconta in modo efficace. Piantare patate su Marte dispensa informazioni tecniche e scientifiche sulle frontiera dell’agricoltura lunare e marziana, illustrando i primi esempi di coltivazioni extraterrestri e i piccoli preziosissimi passi compiuti in questa direzione: un seme di crescione, due anni fa, germogliato in un nanosatellite in orbita da cui sono stati inviati i comandi, ad esempio, per irrigare: come quando si programma il sistema di innaffiamento automatico del prato, solo che da 6000 km di distanza.

NEL 2008 A GERMOGLIARE erano stati alcuni semi di cotone a bordo di una sonda spedita sul nostro satellite: anche se le piante sono morte per via della temperatura della notte selenica (-52 gradi). Oltre a descrivere i metodi di coltivazione senza suolo, idroponica e aeroponica, cui si ricorre in orbita, l’autrice racconta come la sperimentazione agricola spaziale passi attraverso la definizione di menù e soprattutto tecniche di coltivazione e cucina per gli astronauti, che devono essere messi nelle condizioni di poter assumere vitamine, antiossidanti e micronutrimenti da prodotti freschi.

STEFANIA DE PASCALE nel 2019 ha fondato il Laboratory of Crop Research for Space, un laboratorio dedicato alla caratterizzazione delle piante per i sistemi rigenerativi di supporto alla vita nello spazio, nato dalla collaborazione con il programma MELiSSA dell’ESA; il tutto all’insegna di un approccio ecosistemico nel concepire l’agricoltura spaziale con al centro le piante che non solo forniscono cibo fresco agli astronauti, ma tra le altre cose rigenerano l’aria, purificano l’acqua, mitigano con la loro presenza lo stress dell’isolamento da missione.

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