Marrakech andrà avanti nonostante Trump
Alla Conferenza sul clima di Marrakech, la prima con l’Accordo di Parigi in vigore a tempo record, l’elezione di Trump non ha comunque alterato più di tanto il negoziato. Molti […]
Alla Conferenza sul clima di Marrakech, la prima con l’Accordo di Parigi in vigore a tempo record, l’elezione di Trump non ha comunque alterato più di tanto il negoziato. Molti […]
Alla Conferenza sul clima di Marrakech, la prima con l’Accordo di Parigi in vigore a tempo record, l’elezione di Trump non ha comunque alterato più di tanto il negoziato. Molti segnali di reazione sono che si andrà avanti nonostante il nuovo Presidente sia notoriamente un negazionista climatico (e interessato personalmente alle fossili).
Dal Marocco che ha annunciato un obiettivo del 52% di rinnovabili elettriche al 2030 al Braisle che ha tagliato un miliardo di dollari di sussidi alle fossili, dalla Cina che con le rinnovabili sta reimpiegando forza lavoro in una delle città «fantasma» del carbone come Yilin nella provincia di Shaanxi e cercando di combattere il pesante inquinamento dell’aria, alla dichiarazione della Ministra dell’Ambiente tedesca Barbara Hendricks che l’Europa compenserà gli eventuali mancati obiettivi statunitensi. E, tra le notizie da mettere in evidenza, 47 Paesi che sono più a rischio come le piccole isole, hanno annunciato un impegno verso uno scenario 100% rinnovabile. La reazione all’elezione di Trump è stata dunque «andremo avanti» come cita un enorme striscione (#WeWillMoveAhead) per una manifestazione con esponenti di vari governi e di società civile assieme. La co-direttrice di Greenpeace, Jennifer Morgan, veterana del negoziato sul clima, ha detto che per essere seri, «nessun nuovo progetto fossile può essere più approvato» e questo è certo uno spartiacque se davvero vogliamo essere «la generazione che mette fine ai combustibili fossili».
L’Italia, come sempre, è in prima fila a fare dichiarazioni, sia prima che dopo la Conferenza, peccato che i fatti siano scarsi. Il ministro Galletti prima della Conferenza ha ricordato che l’Italia ha già raggiunto gli obiettivi con 5 anni di anticipo. Questa litania – che serve a difendere la linea «abbiamo già dato, facciano gli altri» – è basata su una revisione delle stime e dunque rasenta il falso ideologico. Le nostre statistiche sulle rinnovabili, infatti, sono state pesantemente corrette da un ricalcolo statistico sui consumi di legna da ardere fatta dall’Istat. Così, magicamente, abbiamo coperto con un colpo di penna circa il 70% dell’obiettivo, aggiornando i dati relativi al 2010, come spiega G.B. Zorzoli, Presidente del Coordinamento FREE sul numero in stampa di Qualenergia.
Non sappiamo se questo notevole ritocco sia stato comunicato alla Commissione Europea, perché allora gli obiettivi al 2020 andrebbero rivisti. Per non parlare degli obiettivi al 2030 che certamente dovranno essere rivisti proprio in seguito all’Accordo di Parigi e al meccanismo messo in modo a Marrakech. Ma anche senza rialzo, dovremmo accelerare notevolmente il ritmo di sviluppo delle rinnovabili. Per avere un’idea, rispetto al 2015 bisognerebbe raddoppiare l’installazione annuale di impianti eolici e quadruplicare quelle di solare e biomasse. L’obiettivo della Conferenza, concordare un piano di lavoro per aggiornare i nuovi obiettivi entro il 2018, è stato concordato. Ora bisognerà vedere cosa accadrà. Anche in Italia.
* direttore di Greenpeace Italia
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