Quando intorno all’ora di pranzo è ricominciato a piovere, a Senigallia si è temuto che fosse arrivata la replica in orario diurno del disastro che giovedì sera ha travolto tutta la fascia di terra che dall’Adriatico arriva all’Appennino, a nord di Ancona, lungo la vallata dell’Esino. L’acqua si è depositata sul fango e i sindaci della zona hanno chiesto a tutti di andare a ripararsi ai piani più alti dei palazzi in cui vivono e, soprattutto, di non uscire.

OLTRE ALLA PIOGGIA, il problema è stato il vento, con forti raffiche che hanno spazzato le strade e hanno anche fatto cadere un albero che si è abbattuto su un’automobile lasciando il conducente comunque illeso. L’allerta della protezione civile era di colore giallo, come giovedì sera, e il divieto di circolazione per le strade, oltre che in provincia di Ancona, è scattato anche nel Fermano. Poi ha smesso, per fortuna senza gravi conseguenze, con le persone che sono tornate a sgomberare i garage e la protezione civile e i vigili del fuoco hanno potuto completare i loro interventi: tutte le frazioni che erano rimaste isolate sono state raggiunte. Il conto della tragedia, ancora in aggiornamento, è arrivato a 11 vittime e 2 dispersi, un bambino di 8 anni e una donna di 56.

SUI CORPI RECUPERATI non verrà effettuata alcuna autopsia, ma solo un’ispezione esterna e una Tac per avere conferma che la morte sia avvenuta per annegamento e non per altre cause. A seguire verrà dato il nulla osta per la sepoltura delle salme.

AD ANCONA la procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e inondazione colposa, per ora a carico di ignoti e i carabinieri sono andati negli uffici della Regione Marche per acquisire («Non sequestrare», sottolineano gli investigatori) documenti che potrebbero essere utili alle indagini. Per i fatti del 2014 – altra esondazione del Misa, tre morti a Senigallia – in otto, tra cui due ex sindaci, sono finiti a processo e la vicenda continua ancora: prossima udienza il 29 settembre a L’Aquila.

INTANTO, PER FAR FRONTE a quest’ultimo disastro, mentre il conto dei danni ancora non viene nemmeno ipotizzato, l’Abi ha annunciato che, con la dichiarazione dello stato di emergenza, chiederà alle banche «lo stop ai mutui delle popolazioni colpite». Rialzarsi sarà comunque dura: a Genga, nei pressi di Fabriano, la Ariston ha deciso di chiudere la sua sede locale: tutti da valutare i danni ai macchinari e le previsioni sulla ripresa della produzione vanno da due a quattro settimane. A Senigallia, dove si allagata praticamente qualsiasi cosa fosse al piano terra, sono tutte salve le duemila bottiglie di vino della storica Enoteca Galli. Il problema, dicono i titolari, è che «le etichette sono quasi tutte danneggiate. Anche se non abbiamo stime precise, il danno che abbiamo subito è pesante».

PER LE STRADE IL ROVESCIO dell’ora di pranzo di ieri ha vanificato gli sforzi della popolazione che si era messa a ripulire le strade alla bell’e meglio con pale, scope e secchi. Si segnala anche una delegazione di ultras dell’Ancona che si sono messi a completa disposizione della popolazione. Nei paesi vicini l’emergenza si è evoluta in peggio, con la Caritas che ha denunciato l’assenza di acqua potabile in tantissimi piccoli centri, mentre le strade hanno sì riaperto ma la circolazione è difficoltosa e il rischio frane resta molto alto. Problemi anche alle linee ferroviarie: il traffico sui regionali interni è stato ripristinato nella giornata di ieri, ma il vento in compenso ha costretto a chiudere per qualche ora il tratto tra Pesaro e Fano a causa della caduta di una recinzione sui binari.

NELLE ZONE DEL DISASTRO si aggirano qua e là anche curiosi, persone per qualche motivo accorse a guardare quel che è rimasto dopo l’alluvione. «Ricordo che la zona non è un museo o un’attrazione turistica – ha fatto presente il sindaco di Barbara Riccardo Pasqualini -, quindi se non si è coinvolti nei soccorsi e nell’aiuto delle persone, siete pregati, anzi siete obbligati, a non frequentare la zona, così da lasciare spazio a chi opera nei soccorsi. Oltretutto anche per non incorrere in problemi che possano causare rischi alla vostra incolumità». Il problema si è manifestato anche sulla costa, con diversi curiosi che si sono messi a fotografare il lungomare scombussolato dal maltempo, per lo più causando nervosismo tra i residenti. Le previsioni del tempo, per quel che valgono, dicono che da oggi e nei prossimi giorni tornerà a splendere il sole nel cielo. Almeno così si potrà lavorare più agilmente a ripulire e aggiustare Senigallia e tutti gli altri paesi piegati dall’acquazzone.
E cominciare così a contare i danni, che potrebbero ammontare a qualche centinaio di milioni di euro, tra proprietà pubbliche e private.
Per il ritorno alla normalità, la tempistica resta imprevedibile.