Sarebbe una barzelletta in perfetto stile Sturmtruppen, se non c’entrassero trentamila palestinesi massacrati a Gaza e non fosse il battesimo del fuoco della marina tedesca dal 1945. Invece è una storia da mettersi le mani sui capelli, l’incredibile retroscena della prima operazione militare della “Neues Deutschland” muscolare immaginata da Olaf Scholz, brillantemente risolta così secondo il comunicato ufficiale di Berlino: «La fregata “Hessen” in navigazione nel Mar Rosso ha abbattuto un drone lanciato dagli Houti».

Tutto vero al cento per cento: i marinai tedeschi hanno realmente sventato la minaccia aerea proveniente dalla costa yemenita, come prevedono gli ordini impartiti e i relativi caveat sull’uso delle armi. Ciò che lo stato maggiore della Bundeswehr si è guardato bene dallo specificare, tuttavia, è che prima di distruggere il drone degli Houti la “Hessen” ha cercato di tirare giù un drone “Reaper” degli Usa che volava sopra il tratto di mare pattugliato dalla nave da guerra.

«Almost shot down» per dirla con i controllori di volo impalliditi all’istante. Colpa della centrale di tiro della fregata che ha agganciato il bersaglio sbagliato inviando ai lanciamissili le coordinate del “Reaper” americano. Non è stato abbattuto soltanto perché i due missili espulsi dalla “Hessen” si sono schiantati in mare. Per distruggere il drone degli Houti i marinai hanno poi dovuto usare i cannoncini di bordo.

Peggio di così la missione navale inaugurata in pompa magna dal ministro della difesa Oscar Pistorius non poteva andare. Il ritorno sullo scenario bellico della Germania «in difesa dei valori occidentali” (così il cancelliere Scholz) di fatto non si è rivelata all’altezza delle aspettative.

Pensare che Pistorius era volato fino al porto di Creta dove la “Hessen” si era fermata per la tappa tecnica prima di raggiungere la zona di operazioni nel Mar Rosso, per incoraggiare il comandante e l’equipaggio ma anche a beneficio dell’opinione pubblica che in Germania resta in netta maggioranza contraria alla guerra sotto qualunque veste, come rilevano i sondaggi: dalla difesa a oltranza dell’Ucraina invasa dalla Russia alla discesa in campo senza se e ma a fianco di Israele.

Dopo la fuga di notizie sul clamoroso flop tecnico della fregata, dapprima diffusa nei soli ambienti militari ma poi certificata anche dai media nazionali, Pistorius ha dovuto ammettere l’intoppo. «Il tentativo di abbattere un drone non identificato non è stato coronato da successo» constata con visibile amarezza il ministro della difesa della Spd. Senza nominare gli Usa neppure per sbaglio, riferendosi genericamente a «il drone di un Paese alleato che non è stato colpito».

A Berlino però si tolgono l’unico sassolino nell’anfibio. Pistorius fa notare come «nessuno Stato amico ci aveva avvisato di avere droni in volo nella zona dove navigava la fregata». La marina tedesca lo aveva espressamente chiesto a tutti gli alleati, come prevede il protocollo di coordinamento militare. A quanto pare però il “Reaper” Usa non era impegnato nella missione nel Mar Rosso ma in un’altra «operazione anti terrorismo», ipotizza Der Spiegel.