Nell’area industriale di Campi Bisenzio, tra Firenze e Prato, il capodanno organizzato dal collettivo di fabbrica Gkn ha tenuto insieme nella maniera più bella festa e politica. E non si intende qui certo la politica del palazzo, come ha sottolineato l’attivista e operaio Dario Salvetti dal palco subito prima di lanciarsi nel countdown che ha segnato l’inizio dell’anno nuovo. No, è tutto un altro senso di politica quello che vede una fabbrica di semiassi, incuneata in una piana dove non c’è altro se non ulteriori fabbriche, asfalto e un enorme centro commerciale, trasformarsi in uno spazio di gioia, di musica, di incontri e di lotta.

È UN LUOGO speciale l’ex Gkn per tutto quello che ha saputo creare la resistenza dei suoi operai all’indomani dell’improvvisa delocalizzazione, e la serata lo ha dimostrato nel migliore dei modi. C’è chi è venuto da lontano, magari per fare un turno in cucina, chi ha portato il sacco a pelo, chi con il collettivo ha già condiviso esperienze come spalare il fango all’indomani dell’alluvione che ha inondato i territori limitrofi lo scorso novembre.

Le ragioni per festeggiare d’altronde c’erano tutte, con la recente sentenza che ha annullato i licenziamenti. Ecco allora che gli spazi della fabbrica sono stati temporaneamente ri-significati: fuori dai cancelli è stato allestito un grande palco per i concerti e gli interventi, mentre all’interno ci sono i tavoli per mangiare, un’area chill out e un’area anti-violenza, con un’organizzazione complessivamente impeccabile. Immaginare un’altra Gkn d’altronde è proprio quello che il collettivo di fabbrica sta facendo: la «reindustrializzazione dal basso» prevede la conversione in favore della produzione di pannelli solari e cargo bike; meglio allenarsi all’elasticità, anche dell’acciaio.

La redazione consiglia:
Gli operai ex Gkn: “Un Capodanno per regalarci un futuro”

Ad aprire le danze e la musica ci aveva pensato il Gruppo Popolare Terra e Lavoro, che ha suonato i «grandi classici» della tradizione comunista, omaggiando il recentemente scomparso Marcello Colasurdo. È stata poi la volta del duo rap Mauras e Tenore, il loro «Romanticismo periferico» – è anche il nome dell’etichetta indipendente che portano avanti – è fiorito a contatto con Gkn, e sono tante le rime e le canzoni che raccontano la lotta degli operai e delle operaie.

Tra un concerto e l’altro, sono in tanti a intervenire per dimostrare solidarietà o condividere un’idea di mondo diversa con i partecipanti, che si fanno via via più numerosi nel corso della serata – gli organizzatori parleranno alla fine di 7000 presenze. I valsusini in lotta contro il Tav, i collettivi studenteschi, la causa palestinese e le realtà ecologiste – il discorso di queste ultime è particolarmente cogente: la giustizia climatica è una questione di classe, i licenziamenti non sono mai veramente dovuti alla transizione ecologica e rimettere in funzione lo stabilimento significherà già costruire un mondo nuovo, con atti di cura e solidarietà.

Sul palco anche un po’ di «manifesto», con Luciana Castellina che, sottolineando il momento di crisi in cui versa il capitalismo, ha invitato a fare nuovamente nostra l’idea e la pratica rivoluzionaria: «Una volta era una scelta, ora questa scelta non l’abbiamo più. Non si tratta di occupare il Palazzo d’inverno ma di costruire dal basso un’altra società dove la felicità sia lavorare meno e studiare tutti».

ALL’APPROSSIMARSI della mezzanotte si balla con lo ska elegante dei Magnetics, ma i brindisi sono riservati al concerto dei Meganoidi e alla loro hit Zero reticoli. Subito dopo, il momento più bello: la marea di persone accorse si riversa per le strade e si parte in corteo. «Occupiamola, fino a che ce ne sarà, che fatica che ti chiedo, oggi devi scioperà» è il coro più gettonato, ma non mancano gli slogan per la liberazione della Palestina – e con più vigore quando si arriva di fronte allo stabilimento di Leonardo-Finmeccanica. Qualche fuoco d’artificio viene poi fatto esplodere davanti a Mondo Convenienza, al centro di una lunga vertenza, vinta lo scorso novembre dopo 160 giorni di sciopero – ne avevano parlato i Si Cobas sul palco, insieme ai lavoratori di un’altra fabbrica in lotta, la Montblanc.

SI TORNA poi tutti e tutte insieme alla Gkn, dove la festa continua fino a notte inoltrata. Riprendersi le strade, il lavoro, la socialità, tracciando mappe resistenti con i corpi in movimento: nonostante il tragico momento storico che attraversiamo – lo aveva detto anche Salvetti dal palco: sembra grottesco parlare di licenziamenti con quello che accade a Gaza e nel Mediterraneo, ma sappiamo che non lo è – nell’alba del primo gennaio non c’è alcuna rassegnazione.