Lavoro

Montblanc, operai regolarizzati senza più commesse

Montblanc, operai regolarizzati senza più commesseIl presidio dei lavoratori migranti a Scandicci – Silvia Giagnoni

Multinazionali La protesta dei lavoratori in appalto alla Pelletteria Richemont di Scandicci, a capo di una filiera esternalizzata di accessori in pelle, che ha interrotto le commesse dopo che gli operai dopo mesi di lotte avevano ottenuto il rispetto del ccnl del settore e un contratto regolare. La denuncia del Sudd Cobas: Licenziati di fatto perché ora costano troppo"

Pubblicato 3 giorni faEdizione del 24 settembre 2024

C’erano anche le telecamere di Al Jazeera e di una emittente svizzera a dar conto della nuova protesta dei lavoratori in appalto Montblanc di fronte alla Pelletteria Richemont di Scandicci, alle porte del capoluogo. Operai migranti che, dopo lunghi mesi di lotte con il sostegno del sindacato di base Sudd Cobas, avevano ottenuto all’inizio dell’anno il rispetto del ccnl di settore, e regolari contratti di lavoro, nelle due aziende campigiane a guida cinese Z Production ed Eurotaglio. Società di pelletteria in appalto per il gruppo Richemont, holding finanziaria svizzera che riunisce marchi di lusso fra cui, appunto, Montblanc. Ditte che però da allora hanno visto contrarsi le commesse fino al loro azzeramento. Ed oggi che è scaduto il contratto di solidarietà, per circa 70 lavoratori si aprono le porte dei licenziamenti.

“Noi senza lavoro, loro senza vergogna”, c’è scritto su uno striscione affisso ai cancelli della Pelletteria Richemont, mentre viene montata una tenda per permettere agli operai in presidio di proteggersi dalla pioggia. Quel “loro” non è riferito solo alle due ditte in appalto che, denunciano i Sudd Cobas, non pagano le quote del contratto di solidarietà (il 10% del salario) e inviano “flussi” sbagliati all’Inps creando seri problemi ai lavoratori a incassare la cassa integrazione.

Piuttosto i veri responsabili della situazione sono gli azionisti Richemont, che in contemporanea hanno messo in cassa i dividendi annuali, e che la scorsa settimana – dopo mesi di silenzio – hanno fatto sapere all’agenzia Reuters di aver interrotto il contratto con la Z Production “perché gli audit hanno mostrato che l’appaltatore non aveva rispettato i suoi standard come delineato nel codice di condotta di Richemont per i fornitori”.

“In altre parole – replicano Sarah Caudiero e Luca Toscano del sindacato di base – sarebbe per ‘eccesso di etica’ che settanta lavoratori e lavoratrici della filiera, dopo anni di sfruttamento, sono rimasti senza lavoro. E ad ogni modo questo presupporrebbe il fatto che la Richemont prima del 2023 ‘non conoscesse’ quello che accadeva. Niente di più falso”.

In realtà è dal 2018 che Richemont ha spostato tutte le produzioni in pelle in Toscana, con l’obiettivo di triplicare il fatturato (da 120 a 350 milioni di euro) in cinque anni, e mettendo a capo della sua filiera italiana proprio la Pelletteria Richemont di Scandicci, società della holding finanziaria addetta alla produzione del campionario e alla gestione della produzione attraverso gli appalti esterni.

“Per anni nello stabilimento Z Production la produzione è stata quotidianamente gestita, controllata e organizzata da un uomo della Pelletteria Richemont – denunciano Caudiero e Toscano – in una filiera completamente esternalizzata. Basta fare una visura online sul sito della Camera di Commercio per scoprire che tutta una serie di ditte, anche con il meccanismo ‘chiudi e apri’, hanno lavorato in monocommittenza esclusiva per Richemont i prodotti Montblanc. Ora Z Production non riceve più commesse non perché non è in regola, ma al contrario perché aveva deciso di mettersi in regola. E mettersi in regola costa, poiché determina un aumento del costo delle lavorazioni per il brand committente”.

Giovedì si riunirà – con preoccupante ritardo – il tavolo di crisi in Regione Toscana. Ma sono state convocate solo le ditte in appalto Z Production ed Eurotaglio, e non Richemont. “A quel tavolo arriveremo con richieste chiare – chiudono i Sudd Cobas – e cioè l’immediata attivazione della cassa integrazione straordinaria per scongiurare i licenziamenti; la convocazione della Richemont al tavolo, e il ricollocamento nella filiera dei lavoratori sfruttati e poi licenziati de facto con una vera a propria delocalizzazione. Questa vicenda non può essere risolta senza chiamare in causa chi ha prodotto artificialmente questa crisi, ovvero Richemont che possiede il brand Montblanc”.

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