Lavoro

Gli operai ex Gkn: “Un Capodanno per regalarci un futuro”

Un momento della manifestazione foto webUn momento della manifestazione – foto web

Delocalizzazioni Migliaia di partecipanti alla festa davanti ai cancelli della fabbrica. La Rsu: “All'eterno 'me ne frego' fascista in cui tengono la classe operaia, contrapponiamo il 'noi ci prendiamo cura' di un territorio, di una fabbrica e di una comunità. E' una lotta di prospettiva che si interroga su una fabbrica, sui posti di lavoro, sul pianeta"

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 2 gennaio 2024
Riccardo ChiariCAMPI BISENZIO (FI)

Già alle cinque del pomeriggio il grande piazzale davanti ai cancelli della fabbrica è animato da almeno duecento persone. Volontari e volontarie che finiscono di preparare il palco del concerto serale, montano gli stand per la vendita delle maglie e delle felpe del Collettivo di Fabbrica e la distribuzione delle bevande, e i lunghi tavoli dove poche ore dopo si potrà mangiare in piedi qualcosa di caldo. La rappresentanza sindacale unitaria di Qf ex Gkn fa il punto della situazione, prima di dedicarsi all’organizzazione di un evento pensato quando ancora era lontana la decisione del giudice del lavoro che, nei fatti, riporta le parti al tavolo di trattativa per la reindustrializzazione del grande stabilimento di 80mila metri quadri, dove fino al 9 luglio 2021 si producevano semiassi per la galassia Stellantis e per altri marchi automobilistici.

“Questa sera c’è una festa di una comunità che si interroga sull’anno che viene e non lo festeggia in maniera vuota – riflette il delegato sindacale Dario Salvetti – ma si chiede quale anno vuole. La sentenza ci dà un grammo di giustizia, ma ci restituisce soprattutto rabbia perché arriva dove la politica non è arrivata. Il messaggio che parte oggi da qui è che il 2024 sia un anno nuovo e non solo il nuovo anno. Il nostro è un paese in ginocchio: sei milioni di poveri assoluti, 3,5 milioni di precari, due milioni di finte partite Iva. Per tenere soggiogata in un’apparente democrazia questa massa di persone, la devi tenere assorbita nel modello qualunquista e consumistico, in un eterno presente senza prospettiva”.

Di fronte a questa cruda descrizione dello stato delle cose, i lavoratori e le lavoratrici che da ben 906 giorni sono in assemblea permanente offrono una visione di segno opposto: “A questo eterno ‘me ne frego’ fascista in cui tengono la classe operaia – continua Salvetti – noi abbiamo contrapposto il ‘noi ci prendiamo cura’ di un territorio, di una fabbrica e di una comunità. Questa è una lotta di prospettiva che si interroga su una fabbrica, sui posti di lavoro, sul pianeta. Cerchiamo di non vivere intrappolati nel presente ma di regalarci un futuro”.

I circa sei mesi di tempo conquistati dagli operai, e l’obbligo per tutte le parti in causa di tornare ad affrontare sia al ministero che in Regione Toscana il nodo della reindustrializzazione, così come chiede la legge Orlando-Todde, non devono essere sprecati: “Se la stessa Qf presenta un piano industriale vero, credibile e validato dalle istituzioni, dal sindacato e dalla Rsu – ragiona in linea teorica Salvetti – allora si potranno togliere i macchinari rimasti nello stabilimento e avviare la reindustrializzazione”. Una reindustrializzazione sulla quale sta intervenendo, a pochi chilometri di distanza, anche l’arcivescovo Giuseppe Betori: “Ci sono responsabilità da esercitare, da parte di tutti: impresa, lavoratori, sindacati, amministratori locali e governo nazionale, perché la necessaria soluzione produttiva potrà essere solo insieme”.

Per certo, chiude il delegato sindacale, quello che è successo negli ultimi due anni e mezzo è indicativo. Si va dalle cinque manifestazioni che hanno visto sfilare nel complesso 100mila persone, ai quattro ricorsi per condotta antisindacale vinti a partire dal 2019 dalla Fiom Cgil, senza trascurare i 527mila euro di azioni ad oggi prenotate per l’azionariato popolare, e i due progetti industriali presentati attraverso la Società operaia di mutuo soccorso “Insorgiamo”: “Il nostro è un esempio che rende più difficile il sistema delle delocalizzazioni. Anche la legge Orlando-Todde è nata su nostra spinta. Su una mobilitazione che va avanti, perché fuori dalla mobilitazione non c’è salvezza, e che ci ha permesso di tornare ai tavoli di trattativa. Quello che invece ancora manca è un sistema pubblico che aiuti le reindustrializzazioni”.

A non mancare, come sempre, è il sostegno popolare alla resistenza operaia, viste le settemila persone che di lì a poco arriveranno davanti alla fabbrica, al fianco della loro lotta. “Io dico no alla speranza, che è vana – chioserà in collegamento telefonico Vauro Senesi a concerto iniziato – invece dico sì alla lotta, come voi state facendo”.

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