Tensione ed esasperazione transalpina dove l’unica immagine tranquilla sembra essere quella dei pedali delle biciclette del Giro di Francia che attraversano paesaggi apparentemente quieti. Ad essere inquieto è il clima politico, una evidente polarizzazione tra la destra di Marine Le Pen e la sinistra del Nouveau Front Populaire che la incalza a pochi metri dal traguardo del secondo turno; ad arrancare è il presidente Emmanuel Macron che sembra voler giocare ancora un ruolo strategico.

Ne abbiamo parlato con l’eurodeputata della France Insoumise Manon Aubry, co-presidente del gruppo parlamentare europeo Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica (Gue/Ngl) dal luglio 2019.

«Sicuramente il risultato del Nouveau Fronte Populaire al primo turno (28%) è stato importante, ma non siamo arrivati primi. Favorito al momento è il Rassemblement National (che domenica scorsa ha ottenuto insieme agli alleati dell’Unione dell’estrema destra, tra cui i Républicains di Eric Ciotti, il 33,1% dei voti, ottenendo 38 deputati al primo turno, e riuscendo a piazzarne circa 400 nei ballottaggi, ndr). Il fatto politico è che Macron non è in grado di governare e che nel secondo turno la partita è tra noi e Marine Le Pen».

Il patto di desistenza garantirebbe un argine alla destra, ma c’è chi come Marine Tondelier del gruppo ambientalista ragiona su un’ampia coalizione…

Il Nouveau Front Populaire ha un programma chiaro e di rottura con le politiche di Macron a livello sociale, ecologico, del lavoro e della scuola. Una questione importante riguarda salari e inflazione: noi rivendichiamo il salario minimo a 1.600 euro netti, adeguamento dei salari all’inflazione, aumento del 10% per i dipendenti pubblici, blocco dei prezzi dei beni di prima necessità quali cibo, energia e carburante, eliminazione della flat tax, riforma dell’imposta di successione. In particolare, rivendichiamo l’abrogazione della riforma pensionistica del 2023 voluta da Macron. E poi ci dividono temi sull’ambiente, sull’immigrazione, per cui chiediamo la regolarizzazione dei lavoratori, degli studenti e dei loro genitori.

Per quanto riguarda la scuola?

Il nostro programma prevede l’abrogazione dello choc des savoirs, visto che è uno shock non di conoscenza, ma contro i modelli solidali della scuola pubblica. E poi chiediamo di ridurre il numero di studenti a 19 per classe, dobbiamo muovere i primi passi verso la piena gratuità come trasporti, mensa, forniture, attività extrascolastiche.

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Certamente vengono dalla stessa famiglia politica e culturale, in cui razzismo, discriminazione e minacce di diritti umani sono alla base. Tuttavia, le accomunano anche i temi dell’economia e del lavoro – come il salario minimo, servizi pubblici, scuola e ambiente – di cui si parla meno e per cui entrambe hanno posizioni estremamente convergenti e reazionarie.

Il Nouveau Front Populaire continuerà a essere unito anche dopo le elezioni e può diventare un modello da seguire a livello europeo?

In Francia il Nouveau Front Populaire deve continuare unito seguendo gli orientamenti del nostro programma e questa ambizione di trasformare il nostro Paese. A livello europeo la situazione invece è diversa, perché in Europa la sinistra è molto differente dalla Francia che si raccoglie attorno al Nouveau Front Populaire dove non ci sono ambiguità rispetto ai temi sociali, al lavoro e al mercato. È vero che abbiamo bisogno di una sinistra unita, ma questa unità deve essere costruita attorno a obiettivi concreti e programmi condivisi. Ad esempio, a livello europeo i socialisti si avvicinano molto a temi liberali e perfino di destra, e credo sia un peccato. Questo rende impossibile un discorso unitario autentico.