L’equazione si annunciava complicata, ma sembra essere stata in gran parte risolta. Il primo turno delle elezioni legislative francesi ha sancito un numero di ballottaggi «triangolari» senza precedenti nella storia della 5a Repubblica: ben 306 seggi da assegnare dopo un secondo turno a tre candidati che, alla fine, si sono ridotti a poco più di un centinaio, in seguito alle «desistenze» per sfavorire l’elezione di deputati d’estrema destra.

SECONDO UN CONTEGGIO di Le Monde, il Rassemblement National di Marine Le Pen sarà presente in almeno 243 ballottaggi, quasi sempre in competizione con candidati del Nuovo Fronte Popolare (Nfp) o della coalizione macronista, Ensemble, e talvolta con candidati dei Républicains, il partito della destra gollista. Con una maggioranza assoluta fissata a 289 deputati, quindi, ogni ballottaggio diventa cruciale per impedire a Jordan Bardella d’insediarsi a Matignon, la residenza del primo ministro.

Domenica sera, dopo la pubblicazione dei risultati, Jean-Luc Mélenchon ha annunciato che i candidati del Nfp si sarebbero ritirati qualora arrivati terzi e quando in questo caso un candidato Rn fosse primo o suscettibile di essere eletto. Un modo per non disperdere i voti e sbarrare la strada ai candidati lepenisti.

Dal canto loro, Emmanuel Macron e i suoi hanno invece emesso segnali contrastanti. Tra domenica e lunedì, è sembrata imporsi una linea del «né-né» all’insegna degli «opposti estremismi»: né La France Insoumise, né il Rassemblement National. Figure di spicco della macronie come Edouard Philippe, Bruno Le Maire e Yael-Braun Pivet hanno esplicitato questa posizione di non-desistenza, malgrado il rischio di regalare la maggioranza assoluta all’estrema destra.

Tuttavia, col passare delle ore e l’avvicinarsi della scadenza di martedì sera, ultima data disponibile per depositare le candidature per il secondo turno, altre personalità hanno fatto sentire la propria voce e la linea dell’Eliseo è sembrata modificarsi, favorendo la risurrezione di un «cordone repubblicano» che sembrava ormai defunto. «Né-né significa il Rn», ha scritto, lapidario, il ministro macronista Hervé Berville su X, echeggiando le posizioni di politici di primo piano come Jacques Toubon, ex-ministro di Chirac, o Elisabeth Borne, ex-prima ministra di Macron.

Alla fine, quest’ultima tendenza pare essersi imposta. Di fronte ai ritiri sistematici della sinistra (130 candidati del Nfp hanno fatto un passo indietro), la coalizione presidenziale ha annunciato 78 «desistenze», secondo quanto contabilizzato dall’Agence France-Presse. Ma l’ambiguità dei giorni scorsi ha lasciato tracce amare, e alcuni candidati hanno rifiutato di lasciare il passo alla sinistra.

NEL SEGGIO DI NIZZA, dove il segretario dei Républicains e fautore della coalizione con il Rn, Éric Ciotti, è in testa, il candidato macronista (della scuderia di Edouard Philippe) ha rifiutato di ritirarsi a favore del candidato Lfi. Allo stesso modo, la deputata macronista uscente del seggio di Aix (vicino a Marsiglia), arrivata terza dopo un candidato del Ps, ha detto che si manterrà al secondo turno, così come Thomas Mesnier, candidato macronista nella Charente, arrivato sì secondo ma a soli 23 voti di distanza dal candidato Rn.

NONOSTANTE QUESTE eccezioni, un pezzo di «cordone sanitario» sembra aver funzionato – almeno, quello che non riguarda la destra gollista. Se una parte dei Républicains, infatti, è andata con Marine Le Pen, l’ala che ha rifiutato l’unione con l’estrema destra si è ben guardata dal fornire indicazioni contro il Rn o di ritirare i propri candidati. Come ha detto all’Afp uno dei dirigenti Républicains, «il pericolo per il nostro paese, oggi, è l’estrema sinistra».

ANCHE ALL’INTERNO della coalizione delle sinistre resta qualche nodo in sospeso. Alcuni deputati non reinvestiti da Lfi, poiché in dissidio con Jean-Luc Mélenchon, si ritrovano ora ai ballottaggi contro il loro ex-partito. Nella banlieue parigina, la dissidente Raquel Garrido si è ritirata dopo essere arrivata terza dietro al militante dei quartieri popolari Aly Diouara. A Marsiglia, il candidato dissidente è arrivato davanti a quello sostenuto da Lfi, che si è ritirato a fronte del rischio di far eleggere un deputato Rn. Sempre nella banlieue parigina, il deputato uscente (e dissidente) Alexis Corbière affronterà al secondo turno Sabrina Ali-Benali, candidata ufficiale di Lfi. Infine, a Parigi, la ex-Lfi Danielle Simonnet sarà al ballottaggio contro la sindacalista insoumis Céline Verzeletti.