«Mani rosse antirazziste» in presidio al Viminale
Si è costituito a Roma il gruppo informale «Mani Rosse antirazziste». Mani rosse, per ricordare a tutti il sangue versato nel mar Mediterraneo da decine di migliaia di uomini, donne […]
Si è costituito a Roma il gruppo informale «Mani Rosse antirazziste». Mani rosse, per ricordare a tutti il sangue versato nel mar Mediterraneo da decine di migliaia di uomini, donne […]
Si è costituito a Roma il gruppo informale «Mani Rosse antirazziste».
Mani rosse, per ricordare a tutti il sangue versato nel mar Mediterraneo da decine di migliaia di uomini, donne e minori (a cui la Repubblica riconosce speciale protezione), che lasciano i loro territori di origine per cercare fortunosamente sponde di vita degna ed economicamente sostenibile in Europa. Questi «cercatori di pace» sono in fuga dalla fame e dalle guerre, quasi sempre provocate dalle politiche neocolonialiste dei nostri Paesi Occidentali.
Il nostro intento è rendere visibile, come gocce in un mare ma con continuità nel tempo, il profondo dissenso e il disgusto per le politiche governative di chiusura nei confronti dei migranti, dei profughi (a cui la nostra Costituzione garantisce diritto d’asilo) e di rifiuto nei confronti dei Rom e dei Sinti.
Politiche di chiusura condite quotidianamente da espressioni di odio e rancore razzista e xenofobo che si spande nella società come un sottile veleno sociale che inquina tutte le relazioni umane, anche quelle, fino a poco tempo fa, vive di comprensione, accoglienza e fiducia reciproca.
A questo clima di odio rispondiamo con le nostre mani rosse alzate, senza slogan, senza cartelli, come espressione di sentimenti contrari all’odio e rancore razzista e xenofobo
Chiunque voglia può unirsi a noi, in ogni momento, per quanto tempo voglia.
Siamo stati presenti, a Luglio 2018, e poi successivamente da Settembre tutti i giovedì alle ore 18.30 davanti al Viminale, (con appuntamento alle 18.15 davanti al Teatro dell’opera). Via del Viminale è la nostra Plaza de Mayo e con noi sfila anche Enrico Calamai, che come console a Santiago del Cile e poi a Buenos Aires si adoperò per salvare la vita a centinaia di persone perseguitate dai regimi di Pinochet e di Videla andando ben oltre i limiti imposti dalla burocrazia e dalla ragion di stato.
Enrico ci ricorda che i migranti morti, lasciati morire, uccisi nel tentativo di raggiungere l’Europa sono i «nuovi desaparecidos».
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