Benoit Biteau è un agricoltore, 55 anni, abitante nel sud ovest della Francia, europarlamentare ecologista, gruppo EELV (Europe Ecologie Les Vertes), aderente della Confédération Paysanne, militante da sempre per un’altra agricoltura. E’ stato vicepresidente della regione Poitou-Charente. Era presente a Sainte Soline, sabato 25 marzo, quando, nel corso di una manifestazione che ha visto la partecipazione di 30 mila persone, oltre duecento manifestanti sono stati feriti gravemente. Uno di loro – Serge Duteil – lotta ancora tra la vita e la morte. Recentemente, in un comune vicino, Melle, una grande assemblea ha riunito migliaia di partecipanti per elaborare il trauma di una giornata di una violenza inaudita. Per difendere un cratere vuoto, destinato a diventare un mega bacino idrico, lo stato francese ha speso 5 milioni di euro, ovvero una cifra pari alla somma spesa per mettere in cantiere quell’opera.

NE PARLIAMO CON il deputato verde per cercare di capire, per cogliere elementi importanti a partire da quella giornata e dal clima generale che sta vivendo la Francia in questi ultimi mesi. La prima domanda è d’obbligo e riguarda le connessioni tra la repressione poliziesca nelle città francesi in rivolta contro la riforma delle pensioni e quella operata dallo stesso governo Macron contro i manifestanti a Sainte-Soline.

BENOIT BITEAU CI TIENE A SOTTOLINEARE soprattutto due elementi. Il primo è lo scollegamento totale tra questo esecutivo e la piazza, i sindacati e l’opinione pubblica, che, esattamente come accaduto per la vicenda dei gilet gialli, dopo mesi di proteste continuano a sostenere le ragioni degli oppositori alla riforma delle pensioni: contro l’uso del 49.6, lo strumento giuridico che estromette il parlamento, e il «passaggio in forza» incurante di qualsivoglia intermediazione dei corpi sociali. E a Sainte-Soline, contro il movimento che si oppone alla costruzione dei mega bacini, l’atteggiamento sordo e violento è stato lo stesso.

IL SECONDO ELEMENTO IN COMUNE è la inusitata violenza poliziesca. «L’incapacità totale di comprendere la collera dei francesi, la chiusura cieca di questo sistema di potere chiamato macronie che si sa esprimere e si è espresso solamente con l’uso dei gas e delle granate assordanti. A Sainte-Soline ne sono state sparate cinquemila e nelle piazze e nelle strade il governo non ha saputo fare di meglio.

QUESTA CHIUSURA, sfocia nella grottesca richiesta, da parte del ministro degli interni Gérald Darmanin, di scioglimento del collettivo Les Soulevement de la Terre, «richiesta assurda in quanto questa sigla altro non è che un ombrello che raccoglie decine e decine di altri gruppi, associazioni, sindacati agricoli, comitati popolari che hanno in comune l’obiettivo della lotta ai mega bacini».

IL PUNTO CRUCIALE, INELUDIBILE, è che cosa conta di fare adesso un movimento così plurale, una volta elaborato il forte trauma di questa violenza, un vero e proprio atto di aggressione guerresca. Benoit Biteau risponde chiaro: «Non ci sarà mai più un’altra Sainte-Soline, non si arriverà mai più a permettere allo Stato di scatenarsi senza freni contro persone inermi, a Sainte-Soline c’erano famiglie, erano stati costruiti carri allegorici, la gran parte dei partecipanti era arrivata per una invasione pacifica del cantiere, un immenso spazio vuoto. Non sarà più dato di rivivere questo dolore, questo non significa cedere di fronte alla costruzione dei mega bacini».

LE LOTTE ECOLOGISTE IN FRANCIA, dalla difesa dell’altopiano del Larzac, dove si voleva impiantare un poligono dell’esercito, cacciando pastori e contadini, a quelle contro il nucleare – a Malville nel luglio del 1977 un insegnante fu ucciso, a Notre Dame des Landes nel 2014 fu ucciso un altro attivista – sono sempre state lotte durissime. Biteau ora dice basta. «Lo stato ha ferito, mutilato, incarcerato ed ucciso abbastanza – spiega – ma questo movimento non si ferma, non cessa di elaborare, incontrarsi ovunque possibile, ma non intende più essere preso in ostaggio, sia da gruppi minuscoli e violenti che dallo Stato. Non intendiamo porre la questione di un diverso approccio all’uso dei beni comuni, l’acqua, la terra, le sementi, su un piano di scontro fisico».

BENOIT BITEAU HA SUBITO, nella sua azienda agricola, personalmente, aggressioni e intimidazioni fisiche. Nonostante sia un euro parlamentare, una figura politica istituzionale, racconta di come la cellula Demeter (struttura poliziesca dedicata alla protezione dell’agricoltura), non gli abbia accordato la minima protezione dagli ignoti che lo hanno danneggiato e minacciato. «Quando lo Stato è da una parte sola, della FNSEA, la federazione dei grossi imprenditori agricoli, ed un eletto viene lasciato senza protezione, non è più pensabile una logica di scontro. Il movimento dovrà trovare altri modi di mobilitazione, al momento, non si è ancora abbastanza freddi da immaginarli». Un dilemma che oggi interroga tutti i movimenti ecologisti francesi.

SE NON ALTRO A SAINTE-SOLINE – nonostante i divieti formali – i Verdi francesi erano presenti. Diversamente da quanto è successo a Luetzerath (Germania) dove non c’erano i gruenen a difendere un villaggio che sarà raso al suolo per far posto ad una miniera di carbone (c’erano Friday for future e Greta Thunberg). Forse che stare al governo fa male ai verdi europei? Benoit Biteau ribadisce la non ingerenza dei vari partiti verdi nelle scelte degli altri. A livello europeo, a Bruxelles, spiega, la collaborazione tra noi è sempre vitale e proficua, «in quella sede abbiamo presentato insieme una mozione di condanna sia sulla folle politica dei mega bacini, sia sullo sproporzionato e tragico uso della forza a Sainte Soline».