Al Forum economico di San Pietroburgo Vladimir Putin ha ripreso uno dei pezzi che nei vent’anni passati al potere ha mostrato di sapere interpretare meglio. Quello dell’apocalisse a cui l’occidente sarebbe inevitabilmente destinato. «Dalla fine della Guerra fredda gli Stati uniti hanno ritenuto di essere i messaggeri di Dio sulla Terra», ha detto il presidente russo rivolto alla platea.

«SI SONO COMPORTATI in modo irresponsabile, seguendo solo i propri interessi. Come se gli altri paesi fossero colonie». Secondo il copione, contro l’occidente avanza un terribile cambiamento: «Le élite sono in preda al delirio. Si aggrappano alle ombre del passato e rifiutano di accettare la nuova realtà. Ma sbagliano se credono che tutto possa tornare alla normalità evitando tumulti. Nulla sarà come prima».

È la versione aggiornata di un discorso che il capo del Cremlino ripete da tempo, i cui toni, tuttavia, si fanno sempre più cupi e aggressivi. Nel 2019, in un’intervista al Financial Times, Putin aveva semplicemente avvertito: l’idea liberale è sopravvissuta alla sua ragione d’essere e sta diventando «obsoleta».

Adesso parla senza alcuna remora di Europa priva della «sovranità politica» e di una imminente «ondata di radicalismo» che porterà a un «cambiamento delle élite».

QUEL CHE PUTIN respinge è l’accusa di avere un ruolo in questo processo. «Tutto accade per le decisioni irresponsabili assunte dal G7, a partire dall’accumulo di debito. L’inflazione, la crisi alimentare e quella energetica sono legate a quelle scelte. La nostra operazione speciale in Ucraina nulla a che fare con quel che avviene. Anzi: rappresenta per l’occidente soltanto una scusa per dare a noi la colpa».

A proposito di crisi energetica. Gazprom ha bloccato il flusso di gas diretto in Francia, e ha ridotto del 50% quello per l’Italia. Dallo scorso marzo il governo ha pronto un piano di emergenza per fare fronte proprio all’improvviso stop delle forniture dalla Russia.

Ora per il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, la priorità è stabilire se il calo, che i russi imputano a problemi tecnici e gli europei a ragionamenti politici, sia temporaneo oppure permanente.

La questione del gas rappresenta per la Russia la prova provata che le misure economiche adottate da Europa e Stati uniti dopo l’invasione dell’Ucraina non possono funzionare. «Le sanzioni sono folli e sconsiderate – ha ribadito Putin – Volevano schiacciarci, ma non ci sono riusciti. A fine anno il nostro bilancio avrà un surplus. E non ci chiuderemo, non seguiremo mai la strada dell’autoisolamento e dell’autarchia».

SUL FRONTE ENERGIA, la Russia mostra almeno al momento di avere alternative valide ai clienti europei. Le quotazioni record dell’ultimo periodo hanno permesso al paese di aumentare l’export di gas alla Cina e di petrolio all’India a prezzi scontati, ma comunque sostenibili.

A San Pietroburgo in questi giorni l’allerta sicurezza è al massimo livello. L’abituale ritardo con cui Putin si presenta a qualsiasi appuntamento ufficiale, ieri i funzionari dell’Amministrazione russa lo hanno giustificato con un attacco hacker che avrebbe rallentato le procedure per l’accredito degli ospiti.

«Volevamo che tutti avessero la possibilità di partecipare», ha detto il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov. Il Forum è uno degli eventi più importanti nel calendario politico del paese.

Negli anni passati ha ospitato decine fra capi di governo, industriali, innovatori e intellettuali. Una sorta di Davos russa, sulle coste del Mar Baltico. Ora nel pubblico si trovano quasi esclusivamente funzionari di paesi che, in un modo o nell’altro, hanno mantenuto aperti i canali con la Russia anche in questa difficile fase.

POCHI I LEADER. Il presidente kazaco, Qasim-Jomart Tokaev, che nelle scorse settimane ha negato alla Russia una scappatoia dalle sanzioni, ieri sul palco ha dovuto ascoltare in silenzio Putin che diceva grossomodo: i vecchi confini dell’Unione sovietica sono, storicamente, i nostri.

Per quel che riguarda gli europei, il loro numero è calato sensibilmente. Chi è arrivato si occupa di affari, scambi commerciali, cooperazione.

Uno dei grandi temi è coprire i settori che le multinazionali in fuga dalla Russia per ragioni di opportunità hanno abbandonato. In teoria le opportunità non mancano, ma gli ostacoli sono parecchi. Per questo a San Pietroburgo si muovono tutti con estrema discrezione. Gli italiani non mancano.