Mafioso turco, sedicente curdo
Baris Boyun è un giovane criminale, nato a Malatya in Turchia, ed è stato arrestato in Italia il 23 maggio. La sua storia è la punta dell’iceberg che racconta la Turchia di oggi, immersa in un grande giro di affari illegali costruito con le mani delle organizzazioni criminali e il sostegno della politica istituzionale.
Baris Boyun, nonostante la sua giovane età (1984), è nel mondo criminale da lungo tempo. Inizia nei quartieri di Beyoglu e Sisli a Istanbul, frequentando i gruppi organizzati. Collabora con un illustre nome del mondo criminale di Istanbul, Bilal Yaman, e inizia quasi subito a far parte del traffico di armi. Baris, pian piano, inizia a occuparsi anche di droga. Dopo il 2010, il lavoro dei narcotrafficanti diventa più prospero perché la direzione del traffico di droga proveniente dall’Asia cambia, e la Turchia diventa un vero crocevia.
QUESTO PERIODO diventa un momento di grande crescita per Baris Boyun. Inoltre, nel 2018, con l’arresto di Bilal Yaman, nascono una serie di conflitti tra alcune bande criminali dai quali Baris Boyun esce come il nuovo «leader» del gruppo, l’anno in cui Baris viene arrestato e rilasciato con condizionale.
«Baris Boyun rappresenta un nuovo stile di organizzazione criminale. Si tratta di una realtà che cresce per strada e usa le moto per agire», dice Timur Soykan, uno dei massimi esperti della criminalità organizzata in Turchia, descrivendo così il profilo di Boyun. Infatti, il giovane mafioso usa molto i social sia per reclutare nuove persone sia per far sembrare accettabile il suo operato.
NEL 2018, IL GRUPPO “I DALTON” inizia a far parte dell’organizzazione di Baris Boyun, così il suo controllo si estende verso altri quartieri di Istanbul. Le loro operazioni purtroppo si arricchiscono anche con una serie di attentati.
Baris Boyun ormai si trovava in una vera guerra con una serie di gruppi criminali in Turchia e all’estero. Numerosi scontri armati, attentati, omicidi e incidenti gravi sono l’ordine del giorno per Baris. Così, nel 2019, il giovane mafioso fugge e inizia a vivere all’estero, poco prima di un’operazione della polizia contro la sua organizzazione. «La rotta della fuga dei criminali come Baris Boyun ormai è la stessa. Prima vanno in Georgia, dove hanno legami e cercano di portare avanti il loro business, e poi scappano in Europa», racconta Timur Soykan, spiegando la scelta delle organizzazioni criminali turche.
Il giornalista turco Cunet Ozdemir definisce l’arresto di Baris Boyun come «l’operazione più importante degli ultimi anni» condotta dalla polizia italiana insieme a quella turca. In realtà, questa non è la prima volta per il giovane mafioso. Nel 2023 a Rimini, Baris è stato fermato e rilasciato perché ha deciso di chiedere asilo in Italia. Infatti, la maggior parte delle notizie che sono uscite sul suo caso nei media italiani, purtroppo, hanno parlato di Baris come se fosse un politico curdo in esilio e perseguitato dal governo in Turchia. In realtà, possiamo dire senza grosse difficoltà che Baris aveva legami importanti con le autorità turche.
TIMUR SOYKAN È UNO DEI MASSIMI esperti della criminalità organizzata in Turchia. Nel suo nuovo libro Baron Istilasi (L’assedio dei baroni), pubblicato nel 2024, parla proprio di una serie di formazioni mafiose che ormai non agiscono da sole. «Le organizzazioni criminali non potrebbero crescere senza un valido legame con la politica e la polizia. Molto probabilmente questo vale anche per Baris Boyun. Infatti, in alcune sue operazioni di traffico è stato identificato il coinvolgimento della polizia», racconta Soykan.
Sull’arresto in Italia di Baris Boyun, la lettura di Timur Soykan è la seguente: «Forse i collegamenti che aveva in Italia gli avevano dato garanzie che non hanno funzionato. È riuscito a vivere in pace per un anno. Mi risulta che Baris Boyun sia, nel frattempo, scampato a un attentato in Italia. Infine, il suo arresto potrebbe essere anche il risultato di un regolamento di conti tra alcune bande internazionali. Quindi, era giunto il momento». Infatti, anche i media italiani hanno riferito che stava preparando un attentato contro una fabbrica di produzione di alluminio a Corlu, Turchia, appartenente a un altro gruppo criminale turco, i Sarallar.
IN REALTÀ, LA STORIA di Baris Boyun e quella dei Sarallar non è una novità per la Turchia di oggi. Da anni, nelle strade delle grandi città, purtroppo, quasi ogni giorno si assiste a un rapimento o un attentato che avvengono tra le bande criminali o contro le attività commerciali. In alcuni attentati vengono assassinati baroni montenegrini, georgiani, russi o ceceni. Spesso si diffondono sui social fotografie scattate tra i personaggi della criminalità organizzata e i politici di basso livello, ma a volte anche i ministri.
«FINO A MAGGIO 2023, purtroppo in Turchia, soprattutto con il lasciapassare dell’ex ministro degli Interni Suleyman Soylu, è stata lanciata una campagna di legittimazione delle organizzazioni mafiose. Uno dei personaggi più illustri di questo mondo, Sedat Peker, ha condotto dei comizi elettorali per conto del principale partito del paese, l’Akp di Erdogan. Un altro personaggio importante del mondo della criminalità, Alaattin Cakici, è stato visitato in carcere da Devlet Bahçeli, leader del Partito del Movimento Nazionalista (Mhp), che fa parte della coalizione di governo», illustra un quadro molto preoccupante Timur Soykan.
FINO A QUALCHE MESE FA la Turchia faceva parte della lista grigia della Financial Action Task Force (organizzazione intergovernativa fondata nel 1989 per sviluppare politiche di lotta al riciclaggio). «Questa situazione era frutto della crescita del Gladio, che rappresenta il legame tra politica e organizzazioni criminali in Turchia. Ciò ovviamente ha allontanato gli investitori stranieri, soprattutto quando la crisi è diventata sempre più profonda», sostiene Timur Soykan, aggiungendo che le operazioni della polizia e i processi in corso contro le organizzazioni criminali hanno questo obiettivo. Tuttavia, Soykan è prudente e realista: «Le manovre di oggi cercano di cambiare l’immagine di politica e forze dell’ordine, però tutto succede all’interno di spazi limitati disegnati dalle organizzazioni mafiose e dal Partito del Movimento Nazionalista (Mhp)».
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