È ancora presto per capire quanto l’accordo parziale raggiunto dal governo Maduro con l’«altra» opposizione influirà sul sempre turbolento panorama politico venezuelano.

Quel che è certo è che l’attivazione di un tavolo negoziale concordata dal governo con i rappresentanti dei partiti Cambiemos, Avanzada Progresista e Soluciones para Venezuela pone ancor di più allo scoperto le sempre note divisioni all’interno dell’opposizione di destra.

Bocciato immediatamente dalla Casa bianca, l’accordo prevede tra l’altro il rientro dei 54 deputati del chavismo nell’Assemblea nazionale (An), una nuova conformazione del Consiglio nazionale elettorale, l’impegno a riesaminare i casi degli esponenti dell’opposizione attualmente in carcere, la difesa della sovranità venezuelana sulla regione di Esequibo e la condanna delle sanzioni economiche.

E AD AVVANTAGGIARSENE, ottenendo la libertà con misure cautelari, è stato subito il vicepresidente dell’An Edgar Zambrano, che l’8 maggio, a causa del suo coinvolgimento nel fallito golpe del 30 aprile, era stato fermato mentre si trovava nella sua auto e condotto in carcere con l’utilizzo di una gru. Quanto ai negoziati con Guaidó – sospesi in seguito al brutale embargo imposto al Venezuela da Trump -, Maduro si è detto pronto a ripartire: «Quando il governo della Norvegia vorrà invitarci a un incontro per riprendere i punti di dialogo già esaminati, siamo pronti a intervenire, in qualunque momento, dovunque».

È probabile tuttavia che la ripresa del dialogo non sia tra le massime priorità di Guaidó, coinvolto nel frattempo in un ennesimo scandalo, quello dei suoi presunti legami con il gruppo di narcotrafficanti paramilitari colombiani «Los Rastrojos». Proprio mentre il presidente Iván Duque accusava Maduro di sostenere la guerriglia ancora attiva in Colombia, Guaidó appariva infatti immortalato in due foto con i leader del gruppo paramilitare noti come «El Menor» e «El Brother», pubblicate su Twitter il 12 settembre da Wilfredo Cañizares della Fundación Progresar.

SAREBBERO STATI LORO, ha spiegato Cañizares, a coordinare lo scorso febbraio, ai tempi della farsa degli aiuti alimentari, l’ingresso dell’autoproclamato presidente a Cúcuta.

Ma non è il nuovo scandalo a intralciare la ripresa dei colloqui. Il principale ostacolo viene dalla risoluzione dell’Oea con cui l’11 settembre, su richiesta proprio di Guaidó, è stata decisa contro il Venezuela la convocazione dell’organismo di consultazione del Tiar, primo passo per l’attivazione del Trattato interamericano di assistenza reciproca.

UN TRATTATO che, firmato nel 1947 all’inizio della guerra fredda, prevede opzioni di intervento che vanno dalla rottura delle relazioni diplomatiche fino all’impiego della forza armata. E martedì, in un comunicato, gli Usa hanno fatto sapere di avere fretta: «Siamo in attesa di riunirci con i soci regionali per discutere le opzioni economiche e politiche da impiegare contro la minaccia alla sicurezza della regione rappresentata da Maduro».