Mad-chester, com’era
Nel libro Effimeri dell’autore scozzese Andrew O’Hagan, quattro ragazzi della working class di Glasgow trascorrono un fine settimana da sogno nel walhalla della musica inglese degli anni Ottanta: Manchester. Tra una visita all’intramontabile Piccadilly Records, dal 1978 la Mecca della discografia indipendente, e una pausa ai pub, che nel centro della città del Lancashire non mancano di certo, il pezzo forte della loro trasferta a sud del Vallo di Adriano è il Festival della Decima Estate al G-Mex Centre. Una celebrazione del decimo compleanno del punk con gli affermatissimi New Order e Smiths a fare da headliner. Ma tanti e tali erano i gruppi presenti, che l’evento è entrato di diritto nella leggenda mancuniana.
È proprio dall’ormai ex G-Mex Centre che iniziamo la nostra esplorazione dei luoghi iconici della città che contende a Londra il titolo di capitale inglese della musica. Ribattezzato Central Convention Complex, come suggerisce il nome è diventato un centro congressi. D’altronde, i suoi spazi sono enormi, visto che nasce con le vesti di una stazione dei treni, la vecchia Manchester Central, chiusa nel 1969, e non a caso nei mesi più duri della pandemia è stato usato come Covid Hospital. Molto simile nelle forme al terminal ferroviario di St Pancras, a Londra, negli ultimi mesi le loggette del suo classico arco a volta sono in fase di ristrutturazione – 140 anni di età iniziavano a vedersi, eccome.
Basta spostarsi di pochi metri per raggiungere un altro edificio dalla marcata impronta vittoriana: la Free Trade Hall. Forse la vera culla della musica di Manchester, dove Bob Dylan fu chiamato «Giuda» negli anni Sessanta perché usò gli strumenti elettrici e dove nel 1976 i Sex Pistols iniziarono a diffondere il verbo del punk al di fuori di Londra ispirando, si narra, i Joy Division, i cui membri della band erano tra il pubblico. In quello che adesso è un hotel di super lusso, con annesso ristorante dai prezzi a dir poco proibitivi, sono passate le più importanti band della scena locale. La Free Trade Hall sorge nel punto dove il 16 agosto del 1819 l’esercito inglese rivolse i propri fucili contro una folla di 60mila manifestanti, «colpevoli» di chiedere più democrazia e giustizia sociale. Una strage raccontata nel film Peterloo del regista inglese Mike Leigh. I nomi delle quindici vittime sono stati incisi in un monumento circolare situato tra la Free Trade Hall e la biblioteca centrale, in un punto dove alcune strisce sull’asfalto ricordano altri eccidi perpetrati dai governi di tutto il mondo nei confronti di persone che protestavano contro il potere rivendicando i propri diritti.
A differenza della Free Trade Hall, è ancora attivo l’adiacente Ritz, luogo dell’esordio assoluto in pubblico degli Smiths. Sempre nei paraggi, a Little Peter Street, c’era il Boardwalk, lì dove Happy Mondays e Stone Roses facevano le prove e gli Oasis salirono per la prima volta sul palco. Ora c’è una targa e nulla più.
Di targhe ce ne sono tante anche per ricordare quello che per tre lustri (1982-1997) è stato forse il locale più famoso del Regno Unito. È l’Hacienda, che deve il suo nome all’internazionale situazionista. Poi l’enorme capannone dove venivano costruite barche e alla fine del secolo scorso non si contavano più i concerti e le pazze nottate della cosiddetta Madchester, è stato demolito. Al suo posto è sorto un edificio dalla chiara impronta estetica post-industriale. Gli appartamenti, che non sembrano per nulla economici, realizzati al suo interno venivano venduti con questo slogan promozionale: «nel 1989 vivevi per andare a divertirti all’Hacienda, nel 2019 vivi all’interno dell’Hacienda».
Sempre a brevissima distanza si trova Knott Mill, una palazzina al cui interno non si tenevano concerti, ma non per questo meno importante: qui è stato girato il video della struggente Love Will Tear Us Apart dei Joy Division. Per chi fosse interessato, è in affitto, e oltre alle reminiscenze musicali rappresenta con i suoi soli tre piani e le mura fatte di mattoncini un angolo della vecchia Inghilterra nel centro di Manchester, dove i grattacieli spuntano come funghi.
Alla gentrificazione resistono, non si sa ancora per quanto, i due vicini pub storici City Inn Road e Briton’s Protection. Quest’ultimo lotta per sopravviere allo strapotere delle grandi multinazionali birrarie pronte a rilevarlo e a farne un locale alla moda, cancellando 200 anni e passa di storia e probabilmente relegando in cantina le stampe che ricordano la già citata strage di Peterloo.
Bordeggiamo il Rochdale Canal, uno dei tanti canali che furono di vitale importanza per lo sviluppo industriale della città, per arrivare a Oxford Road, sede del Palace Theatre. Ora in programma c’è il musical We Will Rock You, ma dalla fine dell’epoca vittoriana, data di apertura del locale, qui hanno cantato – o anche recitato – Judy Garland, Laurel & Hardy (conosciuti da noi come Stanlio e Ollio), Frank Sinatra, i Rolling Stones, i Pink Floyd e Jimi Hendrix.
Continuando la passeggiata nel reticolo di stradine del vecchio quartiere a luci rosse notiamo un enorme fermento, perché sono in atto i preparativi per il Manchester Pride. Dopo aver imboccato Portland Road, una delle prime traverse è la lunga Princess Street. Al numero 118 una volta c’era la sede della Factory Records, casa discografica di culto e promotrice del Festival della Decima Estate, costretta nel 1992 a dichiarare bancarotta a causa delle spese fuori controllo delle sue band di spicco che rispondevano al nome di Happy Mondays e New Order.
Proprio un ex esponente dei New Order – e dei Joy Division – quale Peter Hook ha fatto dell’ex quartier generale della Factory Records il nightclub Fac251.
Se poi siete fan degli Inspiral Carpets, vale la pena fare qualche altro passo per attraversare Sackville Street, immortalata dal gruppo nel loro primo album. Bisogna invece prendere il tram, la Metrolink che attraversa tutta Manchester, per «approdare» a Salford Quays. Anche qui un’euforia edilizia che non sembra avere mai fine sta trasformando radicalmente la vecchia area dei docks.
Eppure, come in centro, qualche scorcio del passato si trova ancora. Dopo una fila di case popolari, con bimbi e bimbe che sfoggiano con fierezza la maglia del Manchester United – d’altronde l’Old Trafford è a un tiro di schioppo – all’angolo tra Coronation Street e St Ignatius Walk si trova il Salford Lads Club, ancora in piena salute e per sempre celebre grazie alla quarta di copertina dell’album degli Smiths The Queen is Dead. Uno dei capitoli più importanti del mito di «Madchester».
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