Macron: sulle pensioni andiamo avanti. E lo sciopero non si ferma
Francia La protesta contro la riforma prosegue, oltre alle ferrovie e ai trasporti pubblici parigini, sono mobilitati i lavoratori delle raffinerie
Francia La protesta contro la riforma prosegue, oltre alle ferrovie e ai trasporti pubblici parigini, sono mobilitati i lavoratori delle raffinerie
È il più lungo movimento di protesta del dopoguerra in Francia, dura dal 5 dicembre, quasi da 30 giorni, più del grande sciopero del 1995 (sempre contro una riforma delle pensioni) o quello del 1986 (che riguardava anche allora le ferrovie). Lo sciopero contro la riforma delle pensioni continua, i treni viaggiano con il contagocce, a Parigi il métro non funziona a singhiozzo, anche se giorno dopo giorno diminuisce la percentuale di chi aderisce allo sciopero.
Emmanuel Macron ha cercato di “pacificare” con il tradizionale intervento in tv la sera del 31 dicembre, per gli auguri del nuovo anno. Ma le reazioni non sono positive. Il presidente ha affermato che la riforma sarà realizzata, tocca al governo trovare ora «un compromesso rapido» con i sindacati. Un nuovo round di trattative si apre lunedì 6, ma il tempo stringe, perché il testo di legge della riforma sarà presentato in Consiglio dei ministri il 22 gennaio. La protesta continuerà fino a questa data? Per la Cgt, «da lunedì» ci saranno assemblee generali per «ridiscutere la mobilitazione», ha detto il segretario Philippe Martinez, che invita tutti i francesi a «scendere in sciopero». Oltre alle ferrovie e ai trasporti pubblici parigini, sono mobilitati i lavoratori delle raffinerie e la Cgt spera in una ripresa della protesta nella scuola, con la riapertura lunedì dopo le vacanze di Natale. I sindacati riformisti, Cfdt e Unsa, sono in attesa di nuove proposte del governo.
Le posizioni restano distanti, anche se Macron ha accennato a possibili aperture sui lavori usuranti e Martinez si è detto «d’accordo» a discutere di questo problema. Nei fatti, sono già state fatte concessioni a varie categorie di lavoratori: dai poliziotti, ai piloti, fino ai ballerini dell’Opéra di Parigi hanno ottenuto delle deroghe. La destra protesta per esistere e sostiene che l’«universalità» promessa dalla riforma non è più rispettata.
Macron insiste sulla «giustizia» della riforma, che conferma il sistema per ripartizione, in vigore dal Consiglio nazionale della Resistenza. Del resto la pensione a punti, universale, al posto dei 42 sistemi attuali, era un’idea socialdemocratica, poi resa confusa con l’«età di equilibrio» a 64 anni. (che di fatto rende aleatoria l’età “legale” a 62). «Non cederò nulla al pessimismo e all’immobilismo» ha precisato il presidente. Per Macron: «Pacificare non vuol dire rinunciare». Ma l’opposizione ha reagito con violenza. Per Jean-Luc Mélenchon, non sono stati degli «auguri, ma una dichiarazione di guerra ai milioni di francesi che rifiutano la riforma». Sempre nella France Insoumise, Eric Coquerel ha giudicato «lunare» il discorso di Macron alla nazione, che ha mostrato «due mondi», quello del presidente con «un ritratto quasi idilliaco di occupazione, creazione d’imprese e investimenti» e l’altro, quello vissuto della maggioranza dei cittadini, che constatano «sempre più ineguaglianze». Marine Le Pen ha ascoltato nel discorso «una volta di più, niente». Per il segretario di Eelv (verdi), Macron non è altro che «un Sarkozy di cattiva qualità». I primi giorni della prossima settimana saranno decisivi, per giovedì 9 è già programmata una nuova giornata di manifestazioni.
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