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L’Ursula bis agita i socialisti. «Questa Commissione non va»

L’Ursula bis agita i socialisti. «Questa Commissione non va»Bruxelles, Ursula von der Leyen al primo incontro con i commissari designati foto Ap

Istituzioni europee Malumori soprattutto tra tedeschi e francesi. Il dem Benifei: «Difficile votare. Servono cambiamenti su deleghe e commissari»

Pubblicato 8 giorni faEdizione del 19 settembre 2024

Il mal di pancia tra i socialisti europei è reale. È bastato che la presidente della Commissione svelasse le carte dei nuovi incarichi per far emergere i dissensi a sinistra della sua maggioranza. È un fatto che questa parte della coalizione è poco rappresentata, ma il problema riguarda non certo la quantità dei commissari – designati dai governi europei, in maggioranza conservatori – quanto il peso dei ruoli assegnati. Von der Leyen ha voluto tra i vice esecutivi due esponenti dei socialisti, due donne: la ministra socialista Teresa Ribera e la romena Roxana Minzatu. Se la prima è in posizione di rilievo, con le deleghe a Clima e Concorrenza, lo stesso non vale per l’altra responsabile dell’interlocutorio portafoglio intitolato Persone e competenze, che travisa in chiave efficientista la competenza su lavoro e politiche sociali. Completano la squadra il danese Dan Jorgensen (Casa e Energia) e il maltese Glenn Micalieff, nel dimesso ruolo di responsabile Sport e cultura.

MANCA DUNQUE una casella dedicata chiaramente al lavoro e alle politiche sociali, già ricoperta dal commissario uscente Nicolas Schmit. Il socialista lussemburghese è stato anche lo sfidante di von der Leyen alla corsa per la Commissione. Non ricandidato al ruolo di commissario dal suo paese, è stato riproposto a Ursula dalla leadership socialista, ma senza successo. «Von der Leyen mi aveva offerto un ruolo da inviato speciale dell’Ue come premio di consolazione» ha rivelato ieri Schmit alla radio lussemburghese. E ha spiegato così il suo no: «L’ho trovato un affronto, che offendeva la mia dignità personale».

«Almeno la metà degli eurodeputati socialisti hanno dubbi sulla nuova Commissione. Personalmente voterei contro» dichiara al manifesto Elio Di Rupo, ex primo ministro belga e padre nobile della sinistra europea. Tre gli ostacoli elencati: la posizione di rilievo dell’estrema destra di Ecr nell’esecutivo, il ruolo assegnato al commissario italiano («la coesione è un tema chiave, che vale un terzo del budget europeo») e non da ultimo la polverizzazione delle competenze dei commissari designati, che dovrebbero invece essere chiare e coerenti per risultare efficaci. Pesa anche l’accentramento sulla figura della presidente, «contraria allo spirito dei Trattati europei». L’ex premier belga, figlio di un minatore italiano emigrato, menziona tra le criticità che dovrebbero preoccupare i progressisti il tema dei diritti civili. Anche per questo, conclude Di Rupo «è un problema che sia stata assegnata una vicepresidenza esecutiva a Ecr».

NELLA RIUNIONE CHE SI È tenuta a Strasburgo subito dopo la presentazione del nuovo esecutivo, quasi tutte le delegazioni hanno manifestato forti dubbi. In particolare, gli eurodeputati tedeschi e francesi, che rappresentano dopo Italia e Spagna le due delegazioni più grandi, rispettivamente con 14 e 13 parlamentari. Al contrario, la delegazione spagnola era sembrata inizialmente soddisfatta almeno dalla nomina di Ribera, che sulla carta ha ottenuto un superportafoglio e la pesantissima delega alla Concorrenza ereditata dalla commissaria danese uscente, la liberale Vestager.

Il quadro si è però incrinato quasi subito, con l’annuncio da parte dei popolari spagnoli del voto contrario nei confronti della commissaria indicata dal governo Sánchez. Fonti della delegazione iberica liquidano il caso: «Per adesso siamo alle intenzioni, vediamo cosa succederà veramente al momento della audizioni». Poi però aggiungono: «Se il Partido Poular fa una valutazione del genere, è un problema soprattutto loro, perché vanno contro la scelta di von der Leyen». Insomma, al momento prevale la cautela e la diplomazia, ma le scintille annunciano audizioni combattute.

IN SOSTANZA, DAL CONCLAVE del gruppo socialista sono anche emersi i punti principali del malcontento nei confronti di von der Leyen: portafogli troppo frammentati, poca trasparenza sulle priorità dell’esecutivo, mancanza del tema sociale e del lavoro. A questo si unisce una generale diffidenza nei confronti di Fitto. All’impegno europeista, o comunque più pro-europea del suo partito, ovvero FdI, richiesto dal capodelegazione dem Zingaretti si unisce per i socialisti un interrogativo a cui faticano a trovare risposta: perché von der Leyen ha voluto a tutti i costi tenere dentro Ecr?

«La Commissione così com’è stata presentata mi pare difficile da votare. Dovremo lavorare a dei cambiamenti sulle deleghe e sui commissari», sintetizza al manifesto l’eurodeputato Pd Brando Benifei. Ancora più esplicito, da Roma, il dem Andrea Orlando: «L’apertura di credito verso Fitto, anche da parte del Pd, la trovo azzardata». Per la famiglia socialista, il caso von der Leyen II è ufficialmente aperto.

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