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L’ultimo arbitrio di Saied nella Tunisia «paese sicuro»

L’ultimo arbitrio di Saied nella Tunisia «paese sicuro»Abir Moussi, avvocata e leader del Partito desturiano libero, in carcere dal 6 ottobre – Ap

Deriva autoritaria Carcere e accuse gravi anche per Abir Moussi, avvocata e leader del Partito desturiano libero, l'unica candidata in grado di battere l'attuale presidente alle prossime elezioni. La crisi economica intanto precipita

Pubblicato circa un anno faEdizione del 10 ottobre 2023

L’escalation della violenza in Medio oriente occupa in Tunisia la prime pagine dei giornali e il dibattito politico con il sostegno pressoché unanime all’attacco di Hamas a Israele.

SENZA MEZZI TERMINI il comunicato della presidenza: la Tunisia esprime il suo sostegno totale e incondizionato al popolo palestinese ricordando che la striscia di Gaza «è un territorio palestinese sotto occupazione sionista da decenni e che il popolo palestinese (…) ha il diritto di recuperare e di riprendere tutta la terra di Palestina come il diritto a creare il suo stato indipendente con Gerusalemme capitale». Ieri la bandiera palestinese sventolava su tutti gli istituti scolastici.

L’umiliazione inferta da Hamas allo stato ebraico viene vissuta come un riscatto di tutte le umiliazioni subite dagli arabi, senza considerare che saranno ancora una volta i palestinesi a pagarne le conseguenze. Anche tutti i partiti e sindacati solidarizzano con la resistenza palestinese e hanno partecipato alle manifestazioni che si sono svolte ieri a Tunisi.
La situazione internazionalr, per il momento, fa passare in secondo piano i problemi interni e la deriva autoritaria di Kais Saied, così la premier italiana Giorgia Meloni potrà continuare a definire la Tunisia un paese sicuro.

APPROFITTANDO dell’impotenza da parte dell’opposizione di creare ostacoli seri alla sua politica, Saied continua a dettare legge con decreti repressivi della libertà e dei diritti dei cittadini. Il tentativo di riproporre un quartetto «per salvare la Tunisia» come quello premiato dal Nobel per la pace nel 2015 per ora non ha avuto successo. Il presidente tunisino è determinato nell’opera di «depotenziamento» dei rivali ricorrendo a qualsiasi mezzo, anche il carcere, poco importa se la detenzione è suffragata o meno da prove concrete.

L’ultimo arresto che ha destato grande scalpore, il 6 ottobre, è stato quello di Abir Moussi, avvocata e leader del Partito desturiano libero (erede del partito di Ben Ali), considerata dai sondaggi l’unica candidata in grado di battere Saied nelle elezioni presidenziali previste nel 2024. Se saranno confermate, sarà solo perché Saied è convinto di poterle vincere. Le accuse contro Moussi sono pesanti, tra le altre quelle di «attentato allo scopo di cambiare la forma di governo», incitamento al disordine e saccheggio del territorio tunisino. Altrettanto pesanti le pene previste.

DALLO SCORSO FEBBRAIO sono una trentina i politici, sindacalisti, giornalisti finiti in carcere nell’ambito del fascicolo «complotto alla sicurezza dello stato», che implicherebbe anche stati stranieri. Gli avvocati difensori dei detenuti politici avevano chiesto la convocazione degli ambasciatori dei paesi coinvolti nel «complotto», secondo l’accusa, e per questo sono stati a loro volta inquisiti. A condannare l’impedimento all’esercizio della professione degli avvocati difensori è intervenuta anche la Commissione internazionale dei giuristi.
Kais Saied non si scompone. tanto più che il suo operato non viene condannato nemmeno dall’Unione europea (lo fa invece il Parlamento europeo ma senza poteri) che corre in suo aiuto anche presso il Fondo monetario internazionale. Il presidente tunisino in più occasioni ha dichiarato di non accettare i «diktat stranieri» e si è sempre rifiutato di adottare le riforme richieste dal Fmi (riduzione dei sussidi e degli impiegati statali) per concedere un prestito di 1,9 miliardi di dollari sollecitando la nascita di un nuovo sistema finanziario mondiale più attento ai bisogni dei paesi in via di sviluppo.

NEL GIUGNO SCORSO, parlando ai lavoratori delle miniere di fosfati a Gafsa, Saied aveva detto: «Ve lo dico alto e forte: noi ci inchineremo solo davanti a Dio» e ironizzando aveva aggiunto: «Nel corano non c’è nessuna sura che porti il nome di Fondo monetario internazionale».

Vedremo nei prossimi giorni quale sarà l’atteggiamento che il governo tunisino terrà nell’incontro annuale del Fmi e della Banca mondiale iniziato ieri a Marrakech. La drammatica situazione economica della Tunisia potrà aspettare i tempi del suo presidente?

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