Tutto è pronto per il lancio del ticket presidenziale Lula-Alckmin, previsto il 7 maggio in un atto aperto al pubblico e con la partecipazione dei partiti che appoggiano la candidatura dell’ex presidente.

E stavolta sono tutte le forze della sinistra e del centro-sinistra a sostenere Lula già al primo turno: il Partido comunista do Brasil e il Partido verde – con cui il Pt, il Partido dos trabalhadores, ha costituito una federazione, il Partido socialista brasileiro, a cui lo scorso marzo si è affiliato Alckmin, Solidariedade, Rede e il Partido socialismo e liberdade.

UN APPOGGIO, quello del Psol, ufficializzato solo sabato scorso e tutt’altro che scontato: è la prima volta, dalla sua scissione dal Pt nel 2004, che il partito rinuncia a presentare un candidato proprio al primo turno. Di certo, la scelta di Alckmin come vice di Lula – approvata dal Pt lo scorso 13 aprile – non è stato un rospo facile da ingoiare: che si tratti di un errore, il leader del Psol Guilherme Boulos – e con lui una parte della sinistra – lo ha sempre sostenuto, evidenziando le scelte anti-popolari dell’ex governatore di São Paulo ed esprimendo il timore che la sua presenza possa incoraggiare tentativi di golpe contro Lula.

NON A CASO DI ALCKMIN si ricorda, tra molto altro, il sostegno all’impeachment di Dilma Rousseff nel 2016. «I tempi cambiano, le persone cambiano e la storia è cambiata. Oggi ci troviamo di fronte un governo che tratta crudelmente il popolo e non può andare avanti», ha commentato recentemente a sua discolpa. Sulla bontà della scelta dell’ex governatore, peraltro, Lula non ha dubbi: «Alckmin sarà un vice eccezionale. Ha esperienza e aiuterà ad aggiustare questo paese», ha detto.

E nel Pt in tanti sono convinti che una figura rassicurante per l’élite possa favorire la creazione di un fronte comune contro Bolsonaro, nella prospettiva di un nuovo e inevitabile governo di coalizione. Un governo che magari non realizzerà un programma socialista, ma potrà almeno dedicarsi alla ricostruzione del paese. «Quando dico che ricostruiremo il Brasile intendo che il popolo dovrà tornare a lavorare, a mangiare, a vivere degnamente. Ma anche che bisogna recuperare un senso di civiltà in questo paese, convivere democraticamente nelle avversità», ha scritto ieri su Twitter.

E LA RICOSTRUZIONE nazionale dovrà essere accompagnata anche da un rilancio del processo di integrazione in America Latina, favorito, secondo Lula, dall’adozione di una moneta unica: una proposta già presentata, in un articolo pubblicato sulla Folha de S.Paulo, dall’economista Gabriel Galípolo e dal candidato a governatore di São Paulo Fernando Haddad, entrambi convinti della necessità di creare una moneta sul modello dell’euro come via per accelerare l’integrazione latinoamericana e rafforzare l’indipendenza monetaria della regione.

«Se Dio vuole, creeremo una valuta in America Latina in modo da non avere il problema di dipendere dal dollaro», ha dichiarato sabato Lula durante il congresso del Psol.
Un Lula di ottimo umore, dopo la nuova, definitiva vittoria riportata sui suoi persecutori il 28 aprile: la sentenza della Commissione dei diritti umani dell’Onu, che, a sei anni dalla causa intentata dalla difesa dell’ex presidente, ha riconosciuto la violazione dei suoi diritti civili e politici, «compreso il diritto di candidarsi alle elezioni», ad opera dei giudici della Lava Jato. «Sono felice e con l’anima pulita», ha commentato Lula su Twitter: «Voglio solo che la stampa, che ha divulgato tante menzogne su di me, chieda scusa e ammetta di essere stata ingannata da Moro e Dallagnol».