L’Ue risponde a Trump: «È un’ingerenza, no a sanzioni a imprese europee che svolgono attività legali»
North Stream2 Dura reazione europea. La costruzione del gasdotto si blocca, in attesa di «chiarimenti regolamentari, tecnici e ambientali da parte delle autorità competenti americane»
North Stream2 Dura reazione europea. La costruzione del gasdotto si blocca, in attesa di «chiarimenti regolamentari, tecnici e ambientali da parte delle autorità competenti americane»
Dopo Mosca, anche la Ue e la Germania ieri hanno reagito con forza alla firma che Donald Trump, prima di andare in vacanza per Natale, ha messo alla legge passata al Senato Usa, attraverso il suo nuovo budget, che prevede di congelare gli averi e di privare di visto Usa i manager delle società che contribuiscono alla costruzione del North Stream 2.
È la pipeline di 1200 km sotto il Mar Baltico – da Ust Luga non lontano da San Pietroburgo a Greiswald in Germania – che avrebbe dovuto essere finita entro quest’anno (ma i lavori sono in ritardo) per raddoppiare il trasporto di gas russo nell’Unione europea, bypassando l’Ucraina (Washington ha ora 60 giorni per rendere noto i nomi delle società colpite). «Per principio l’Ue si oppone all’imposizione di sanzioni contro imprese europee che svolgono attività legali» ha reagito Bruxelles. Per la portavoce di Angela Merkel, Ulrike Demmer, le misure Usa «colpiscono società tedesche e europee e costituiscono un’ingerenza negli affari interni» europei. Mosca punta il dito contro «l’ideologia Usa che non tollera la concorrenza» e denuncia «uno Stato (gli Usa) con 22mila miliardi di dollari di debito» che «impedisce a paesi solvibili di sviluppare l’economia reale».
In seguito alla decisione di Trump, già la svizzera Allseas, che possiede la più grossa nave al mondo per la posa di pipelines, la Pioneering Spirit, e lavora in subappalto per Gazprom, ha sospeso i lavori ieri, nell’attesa di «chiarimenti regolamentari, tecnici e ambientali da parte delle autorità competenti americane».
Giovedì e venerdì, c’è stato un incontro, prima a Berlino poi a Minsk, tra Ue, Russia e Ucraina, per evitare una nuova guerra del gas (e Gazprom, per chiudere il contezioso commerciale con l’Ucraina, ha pagato una multa di 2,9 miliardi di dollari all’ucraina Naftogaz, in seguito alla condanna della corte di arbitraggio di Stoccolma nel 2018 e inoltre è stato prolungato l’accordo Mosca-Kiev per il transito di gas russo verso l’Europa, che scadeva a fine anno). Venerdì c’è stato un incontro tra Mike Pompeo e il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, che non ha portato nessun frutto, il segretario di stato Usa si è limitato a ribadire la «forte opposizione al progetto» di North Stream 2 da parte degli americani.
Gli Usa vogliono utilizzare le tensioni sul gas, per dividere ancora di più gli europei su questo fronte. North Stream 2 è un progetto di 11 miliardi di dollari, per fornire 55 miliardi di metri cubi di gas russo l’anno all’Europa, in particolare alla Germania. La pipeline passa sotto il Mar Baltico, in acque russe, finlandesi, svedesi, danesi e tedesche. La Danimarca ha dato il via libera per ultima, solo poco tempo fa, dopo molte polemiche. I paesi che si sentono esclusi, il gruppo di Visegrad e i Baltici, sono molto contrari a North Stream 2.
La Polonia, che ha già sottoscritto un’importazione di gas liquido dagli Usa, ha avviato anche la leva giudiziaria: c’è stata una condanna a 40 milioni di euro di multa per una succursale della francese Engie e un’inchiesta è in corso su altre imprese (tedesche, olandesi-britanniche e austriache) che partecipano alla costruzione della pipeline.
Il progetto North Stream 2 è finanziato al 50% da Gazprom e per l’altra metà da un consorzio di società europee (Omv, Wintershall Dea, Engie, Uniper, Shell). Per gli Usa, questo progetto accrescerà la dipendenza della Ue dalla Russia. Anche l’incontro «formato Normandia» avvenuto il 9 dicembre all’Eliseo, tra Francia, Germania, Russia e Ucraina, deve aver irritato Trump, anche se non ci sono stati passi avanti significativi per la soluzione della crisi dell’est del Donbass, ma il dialogo continua.
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