Per ora è scacco all’invasore. Non è l’ultima mossa, siamo lontani dalla fine e il re non vacilla neanche, ma la strategia del Cremlino si dimostra fallace e la risposta di Peskov, il portavoce di Putin, al giornalista che lo incalza sugli eventuali successi ucraini nella regione di Kharkiv è emblematica: «Chiedete al mio collega». Il collega in questione è Igor Konashenkov, capo della comunicazione della Difesa di Mosca, il ministero che fa capo a Sergei Shoiugu. Una figura in bilico, considerato il moltiplicarsi delle voci che lo vogliono sempre più emarginato nel gruppo dirigente del Cremlino.
PUTIN NON AVREBBE gradito affatto i recenti attacchi in Crimea e nella zona di Kherson, l’insistenza sulla debolezza delle forze armate russe (gonfiata soprattutto dalla stampa britannica e americana), lo stallo in Donbass e, da ultima, l’improvvisa controffensiva nella regione di Kharkiv. Secondo l’intelligence britannica, che non cita fonti, Shoigu sarebbe addirittura stato «messo in disparte» e ora i generali informerebbero direttamente il presidente scavalcandolo.

Stavolta Peskov non ha risposto con la solita algida espressione tendente a irridere le capacità belliche degli ucraini. Il motivo dell’imbarazzo viene da Balakliia, un piccolo centro a metà strada tra Kharkiv e Izyum. Kharkiv è la seconda città d’Ucraina con i suoi 1,5 milioni di abitanti (prima del 24 febbraio), capitale della Repubblica socialista sovietica d’Ucraina e obiettivo dell’esercito russo fin dai primi giorni dell’invasione, Izyum una cittadina sconosciuta diventata famosa in primavera per la battaglia sanguinosa che ha ospitato e per essere stata trasformata in una roccaforte russa.
IZYUM È UNA VERA e propria spina nel fianco dei difensori in quanto la sua perdita ha coinciso con l’interruzione delle comunicazioni dirette tra Kramatorsk e Kharkiv. Non solo, è una testa di ponte per i rifornimenti russi in entrambe le direzioni e nei mesi scorsi si temeva che potesse essere il perno per accerchiare il Donbass.
TUTTAVIA, IERI, i militari ucraini hanno diffuso centinaia di video on-line nei quali entravano trionfanti a Balakliia e issavano la bandiera gialla e blu. La Cnn ha continuato mostrando le immagini del villaggio di Shevchenkove, che i redattori dell’emettente americana avrebbero geolocalizzato per provarne la veridicità, confermando che si tratta proprio del centro a 30 km da Kupiansk.

Lo confermerebbe anche l’Istituto per gli studi sulla guerra americano che azzarda una previsione ancora più perentoria: «l’Ucraina probabilmente catturerà la città di Kupiansk, nell’Oblast di Kharkiv, entro 72 ore».
In serata ha iniziato a circolare anche una foto di alcuni soldati di Kiev in posa vicino al cartello d’ingresso di Kupiansk. Ma perché si insite tanto su quest’eventuale riconquista?
PER DUE MOTIVI: il primo è che quella di Kharkiv assomiglia molto di più a una controffensiva di quella di Kherson. Non era annunciata da mesi, non era stata preparata da attacchi d’artiglieria preventivi e i movimenti di truppe, che pure devono esserci stati, sono rimasti piuttosto sottotraccia. L’altro è che la conquista di Kupiansk potrebbe tagliare le linee di comunicazione terrestre e mettere a repentaglio la tenuta di Izyum.

Al di là della reale riuscita di questa manovra a tenaglia, già il fatto che il capo militare dell’area, Vitaly Ganchev, abbia riconosciuto ai microfoni di Russia 24 che gli ucraini stiano avanzando è un dato dirimente. «Il fatto stesso che abbiano fatto breccia nelle nostre difese è una sostanziale vittoria per le forze armate ucraine» ha detto Ganchev. Intanto, per bloccare l’avanzata ucraina, lo stato maggiore russo avrebbe disposto il dislocamento di alcune colonne di veicoli blindati, obici e truppe proprio in direzione di Izyum.
IN TARDA SERATA alcune fonti dal campo, che al momento non possiamo confermare direttamente, ci hanno segnalato che gli ucraini starebbero tentando di aprire un varco anche alle porte di Lyman, conquistata dai russi all’inizio dell’estate e di fondamentale importanza strategica per il controllo delle alture sopra Slovjansk.

Molto diversa la situazione al sud, dove seppure si continuano a leggere report sull’avanzata ucraina, gli eventuali successi sono molto meno tangibili. Ciò che è certo è che il reporter freelance italiano Mattia Sorbi in questo momento è in un ospedale gestito dalle forze di occupazione russe dopo essere rimasto ferito nella zona di contatto tra uno schieramento e l’altro.
Le dinamiche dell’incidente sono ancora poco chiare ma sembra che l’autista del taxi sul quale il giornalista viaggiava sia morto in seguito all’esplosione di un ordigno e che lo stesso Sorbi sia stato operato d’urgenza. L’ambasciata italiana a Kiev ha confermato di essere in contatto con lui e che non si trova in pericolo di vita.