Lubiana prende le distanze dall’idea di una barriera
Italia-Slovenia Da lunedì via alle pattuglie miste per fermare il (piccolo) flusso di migranti che dall’inizio dell’anno ha ricominciato a percorrere la rotta balcanica
Italia-Slovenia Da lunedì via alle pattuglie miste per fermare il (piccolo) flusso di migranti che dall’inizio dell’anno ha ricominciato a percorrere la rotta balcanica
L’appuntamento è per le undici di lunedì mattina al valico dell’ex frontiera di Lipizza, territorio sloveno a un passo dall’Italia. È lì che debutteranno le prime pattuglie miste formate da agenti della polizia slovena e italiana. Una collaborazione fortemente voluta dal Viminale che in questo modo spera di fermare il (piccolo) flusso di migranti che dall’inizio dell’anno ha ricominciato a percorrere la rotta balcanica, e frutto di un accordo sulla cooperazione transfrontaliera siglato nei giorni scorsi con il governo di Lubiana. Che, però, respinge l’idea di Matteo Salvini di alzare una barriera tra i due Paesi se il numero di migranti che tenta di entrare in Italia non diminuirà. «È una decisione politica interna dell’Italia» ha voluto spiegare ieri il ministero dell’Interno sloveno, sottolineando come il numero dei migranti finora rimandati indietro dalla polizia italiana, 126, sia in linea con quello dell’anno scorso. «Non possiamo quindi parlare di un grande aumento dei problemi al confine comune», hanno sostenuto fonti del ministero di Lubiana. Come a dire che non esiste alcuna emergenza particolare.
Da parte sua, però, Salvini però insiste: «Dopo aver chiuso i porti, riducendo gli sbarchi dell’85% rispetto a un anno fa, ora sigilliamo le frontiere a est», ha detto ieri il mniistro. L’accordo con Lubiana prevede l’identificazione veloce dei migranti fermati per stabilire chi avrà diritto di richiedere la protezione internazionale e chi invece verrà respinto. «L’accordo consentirà di rafforzare attività di contrasto all’immigrazione irregolare lungo la cosiddetta rotta balcanica che – ha spiegato il Viminale – da qualche tempo è interessata da una ripresa di flussi migratori che, attraverso la Bosnia Herzegovina, la Croazia e la Slovenia, giungono in Friuli Venezia Giulia».
Anche Massimo Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, ha accolto positivamente l’opzione, annunciata dal suo segretario, di alzare barriere sul confine.
Tuttavia dando uno sguardo ai dati, le cose sembrano stare diversamente. Infatti, nonostante la crescita del numero delle persone arrivate negli ultimi mesi rispetto agli anni passati, effettivamente non esiste un’emergenza sul confine italo-sloveno. Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza riferisce che dai 446 migranti fermati durante il 2018 si è passati ai 652 intercettati nei primi cinque mesi di quest’anno.
Ma la macchina organizzativa è già in moto. Infatti il Viminale fa sapere che il personale di polizia di frontiera dei due Paesi ha già effettuato un training durante il quale sono state condivise , in riferimento alle rispettive legislazioni, le modalità tecnico-operative da intraprendere. Inoltre Fedriga ha annunciato la redazione di un protocollo operativo, utile a «intensificare i controlli sanitari».
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