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Loro terroristi, lui macellaio. Alla guerra con i soliti mezzi

Loro terroristi, lui macellaio. Alla guerra con i soliti mezzi

Russia Mosca insiste: tracce ucraine sulla strage al Crocus. Biden insiste: il leader russo un carnefice

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 28 marzo 2024

Mosca insiste sulle responsabilità ucraine nell’attentato alla sala da concerti Crocus e ora anche la destra meno estremista si apre all’idea di dichiarare il governo ucraino come «entità terroristica criminale». Dall’altra parte dell’oceano il presidente statunitense Biden non torna indietro e torna a ingiuriare pesantemente l’omologo russo definendolo «quel macellaio di Putin». Intanto sui fronti aperti in Ucraina la guerra non si placa. Ieri un bombardamento russo su Kharkiv ha ferito una ventina di persone, tra cui 4 bambini, ed è costato la vita a due persone.

«Tentativi di lasciare al buio più di un milione di persone, attacchi costanti con missili e droni. Ora anche bombe aeree. Il rafforzamento della difesa dell’Ucraina e l’accelerazione della consegna degli F-16 sono vitali. Non si spiega perché non abbiamo i Patriot per difenderci dai terroristi russi». Mentre passa in rassegna le truppe nella regione di confine nord-orientale di Sumy, il presidente Zelensky si prende il tempo per rilasciare una dichiarazione sull’attacco russo e in poche righe evidenzia alcuni punti che vale la pena approfondire.

PRIMO, LE BOMBE teleguidate. Come riporta Sky News, citando un funzionario locale, si tratterebbe proprio delle devastanti Fap-1500, vecchie bombe a caduta dall’alto potenziale esplosivo modificate con delle alette direzionali e un sistema di teleguida che permettono agli ordigni di planare da distanze considerevoli (si stimano anche 60-70 km) tenendo al sicuro l’aereo che le sgancia dalla contraerea nemica.

Lungo tutto il fronte est le bombe Fap stanno martellando le difese e le città ucraine e i primi risultati già si intravedono. Con una copertura aerea così massiccia, le truppe di Mosca possono permettersi di aspettare più tempo prima di avanzare contro un nemico meno equipaggiato e meno numeroso. Le trincee, le casematte e i rifugi diventano luoghi meno sicuri ed è fondamentale non farsi individuare dai droni mandati in ricognizione. Per i reparti già esausti le attese nelle «case sicure» si fanno così interminabili. Secondo: i caccia. Diversi stati occidentali hanno già detto sì mesi fa, ma i piloti ucraini sono ancora in addestramento e al momento non ci sarebbe neanche un’intera flottiglia pronta. Infine, le armi. Kiev ne ha un bisogno disperato, sia di quelle di offesa sia dei missili per la contraerea.

Dall’altro lato del fronte gli strascichi dell’attentato di Mosca continuano a occupare in modo totalizzante i media nazionali. Secondo le autorità russe non ci sarebbero più vittime sotto le macerie del Crocus e la conta dei morti si è fermata a 140. Ma altre 19 persone – tra cui tre bambini – sono in condizioni gravi, 56 corpi sono ancora da identificare e, stando alle denunce delle famiglie, 3 persone risultano ancora disperse.

La Russia intera si è spaventata e commossa per quanto è accaduto il 22 marzo e le voci che chiedono vendetta sono sempre più insistenti. Ma contro chi? «Ovvio, l’Ucraina», si potrebbe dire citando letteralmente la risposta di Nikolaj Patrushev, il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo. E non stiamo parlando di un semplice lacchè dello zar, ma del successore di Putin a capo dei Servizi segreti, di un «duro» che raccoglie i favori della destra più nazionalista e guerrafondaia russa. Il fatto che Patrushev si mostri così sicuro dice del colpevole dice molto di più delle dichiarazioni dei vari politici e commentatori di Mosca.

IL CREMLINO per ora resta in disparte, dopo aver ammesso che si trattava di «estremisti islamici» ma aver puntato il dito contro eterei «mandanti» ucraini, Putin ora osserva. Nel frattempo ci pensano i suoi a battere i tamburi.

«È estremamente difficile credere» ha dichiarato la portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, «che lo Stato islamico abbia la capacità di programmare un attacco come quello di venerdì a Mosca». Il parlamento indagherà «organizzazione, finanziamento e conduzione di atti terroristici» contro la Russia da parte degli Stati Uniti e di altri Paesi occidentali, come già ipotizzato dal capo dell’Fsb Bortnikov. I diretti interessanti parlano di «accuse insensate e totalmente false», ma nel frattempo la macchina è partita e sembra già difficile fermarla.

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