«Chiedo alla comunità internazionale di rivedere e se necessario sospendere la cooperazione su asilo e migrazione con le autorità libiche coinvolte nelle violazioni dei diritti umani», ha detto l’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu Volker Türk, intervenendo a Ginevra nella 56esima sessione dell’organismo delle Nazioni unite. Poco prima Türk aveva descritto il quadro rilevato sul terreno dalla missione indipendente Unsmil: deumanizzazione di migranti, rifugiati e richiedenti asilo; tratta di esseri umani; torture; lavoro forzato; fame indotta; vendita di uomini, donne e bambini.

A marzo 2023 nel sud-ovest della Libia è stata trovata una fosse comune con almeno 65 persone, presumibilmente migranti. Di una seconda fossa di questo tipo arrivano notizie dall’area desertica al confine con la Tunisia. Mentre le persone continuano a morire in mare e le autorità libiche non rispondono di nulla, le stesse sono anche impegnate in una dura repressione del dissenso interno. Türk cita «detenzioni arbitrarie», «uccisioni extragiudiziali» e persecuzioni contro chi si oppone al governo e contro le relative famiglie.

È ai responsabili di questa situazione che politici e funzionari italiani ed europei stringono la mano quando volano in Tripolitania, o meno spesso in Cirenaica, per promettere risorse e sostegno in cambio della guerra ai migranti. Il prossimo 17 luglio a Tripoli il Governo di unità nazionale, che però controlla solo la parte ovest del paese, ha organizzato il Trans-Mediterranean Migration Forum, una conferenza internazionale sulla «lotta alle migrazioni illegali».

L’obiettivo, secondo un documento tradotto da Agenzia Nova, sarebbe «garantire un coordinamento integrato sotto un’unica egida» tra paesi di origine, transito e destinazione dei flussi. «Non possiamo continuare a ospitarli, sono 2,5 milioni. Troppi», dicono le autorità libiche. Avrebbero confermato la partecipazione Spagna, Malta, Germania e ovviamente Italia. Secondo la stessa agenzia, non smentita dal Viminale, Roma sarà rappresentata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Gli ultimi dati ufficiali dicono che la Libia ha di nuovo sorpassato l’altro partner strategico dell’Italia nella lotta ai migranti, ovvero la Tunisia. Mentre nel 2023 era stato quest’ultimo paese a far registrare le maggiori partenze, quest’anno circa 15mila delle 28mila persone sbarcate in Italia sono partite dalla Tripolitania e in misura molto minore dalla Cirenaica. Il numero degli arrivi complessivi è stato fortemente ridotto rispetto al 2022, quando a questo punto della stagione se ne contavano già 72mila, ma resta in linea con i 30mila del 2021.

Ieri, intanto, la nave Geo Barents di Medici senza frontiere ha denunciato un attacco subito dalle motovedette libiche. Mentre stava realizzando un soccorso, un mezzo dello Stability Support Apparatus «si è avvicinato pericolosamente, mettendo in pericolo la sicurezza delle persone», fa sapere l’ong. La quale aggiunge che di conseguenza «molti sopravvissuti si sono lanciati dal gommone in acqua». Sono stati tutti tratti in salvo dal team di Msf: 87 persone, tra cui molti minori e bambini. Il porto assegnato è Salerno.

Martedì, invece, una circostanza simile era stata vissuta dalla Ocean Viking di Sos Mediterranée. Durante un intervento di salvataggio due gommoni non identificati, verosimilmente provenienti dalla Libia, e carichi di miliziani armati sono arrivati sulla scena. «Due uomini col volto coperto si sono imbarcati sulla barca coi sopravvissuti ancora a bordo, generando il panico tra i naufraghi. Diverse persone si sono dunque gettate in acqua», ha comunicato la ong.

Una quindicina di naufraghi sono stati recuperati dal mare. In totale sulla nave ne sono stati portati 98. Gli uomini armati hanno poi recuperato il barcone di legno trainandolo in direzione della terraferma. Successivamente la Ocean Viking ha salvato altre 27 persone, mentre 141 le ha soccorse ieri in due interventi nella zona di search and rescue tunisina, recentemente istituita. In totale 261 naufraghi sono in viaggio verso il porto di Massa Carrara, indicato dal Viminale. 74, invece, sono sulla Life Support di Emergency.

Intanto, con la finestra di beltempo, nel Mediterraneo centrale sono ripresi anche gli sbarchi. Ieri, fino al tardo pomeriggio, a Lampedusa erano arrivati 372 migranti in undici approdi (numero destinato ad aumentare nelle ore successive). All’interno dell’hotspot di Contrada Imbriacola le presenze avevano così raggiunto quota 589.

Un maxi-sbarco di 377 persone è invece avvenuto a Pozzallo, alle prime ore di ieri mattina. Il motopeschereccio era stato avvicinato in alto mare dai mezzi italiani che lo hanno alleggerito delle presenze e poi scortato in porto. La giornalista di Agi Giada Drocker ne ha ricostruito il viaggio: era partito dalla città libica di Sirte, una provenienza inedita