L’Onu: «Un quarto dei morti al mondo per inquinamento»
Nairobi «Siamo ad un bivio per il Pianeta». Il grido d’allarme delle Nazioni unite è contenuto nel sesto Global Environmental Outlook presentato all’assemblea. «Dobbiamo concentrarci su un cambiamento radicale di tre sistemi: cibo, produzione di energia e gestione delle risorse e dei rifiuti», si legge nel rapporto. Il documento è frutto del lavoro di 250 scienziati ed esperti di oltre 70 Paesi, e contiene la valutazione più completa e rigorosa sullo stato dell’ambiente negli ultimi cinque anni
Nairobi «Siamo ad un bivio per il Pianeta». Il grido d’allarme delle Nazioni unite è contenuto nel sesto Global Environmental Outlook presentato all’assemblea. «Dobbiamo concentrarci su un cambiamento radicale di tre sistemi: cibo, produzione di energia e gestione delle risorse e dei rifiuti», si legge nel rapporto. Il documento è frutto del lavoro di 250 scienziati ed esperti di oltre 70 Paesi, e contiene la valutazione più completa e rigorosa sullo stato dell’ambiente negli ultimi cinque anni
Il Pianeta è sempre più malsano, e il degrado ambientale è responsabile di un quarto di tutti le morti a livello globale. L’allarme lo rinnovano le Nazioni Unite, che in occasione dell’UN Environment Assembly in corso fino al 15 marzo a Nairobi, in Kenya, hanno presentato il sesto Global Environmental Outlook.
Se davvero vogliamo poter garantire una vita dignitosa a 10 miliardi di persone (tanti saranno gli abitanti della Terra tra poco più di 30 anni), «probabilmente la maggior sfida di sempre per l’umanità» (spiega l’Onu), proviamo ad immaginarci fermi davanti all’incrocio decisivo per l’umanità, come hanno capito i giovani che domani (15 marzo) scenderanno in piazza in tutto il mondo. «Dobbiamo concentrarci su un cambiamento radicale di tre sistemi: cibo, produzione di energia e gestione delle risorse e dei rifiuti», suggerisce il rapporto delle Nazioni Unite.
«LA SCIENZA È CHIARA. La salute e la prosperità dell’umanità sono direttamente legate allo stato del nostro ambiente. Siamo ad un bivio. O continuiamo sulla strada attuale, che porterà a un futuro terribile per l’umanità, o ci concentriamo su un percorso di sviluppo più sostenibile. Questa è la scelta che devono fare i nostri leader politici, ora», ha commentato il rapporto Joyce Msuya, direttore esecutivo facente funzione di UN Environment, l’agenzia ambientale dell’Onu.
Questo sesto Global Environmental Outlook è il frutto del lavoro di 250 scienziati ed esperti provenienti da oltre 70 Paesi, e contiene la valutazione più completa e rigorosa sullo stato dell’ambiente negli ultimi cinque anni: le Nazioni Unite sanno che le trasformazioni necessarie per modificare lo stato attuale non saranno semplici, ma l’alternativa non esiste. La domanda cui rispondere, così, è solo una: «Qual è la prospettiva per l’umanità?», quali i passi da compiere per invertire la rotta.
Tra i suggerimenti principali quelli che riguardano lo spreco alimentare, dato che il 33% di tutto il cibo prodotto nel mondo viene sprecato, un problema che accomuna Nord del mondo (dove sono i rivenditori al dettaglio e siamo noi consumatori, i responsabili) e Sud (dove lo “spreco” avviene spesso all’interno dei processi di trasformazione, per carenze negli impianti o nelle infrastrutture).
IL SECONDO problema centrale su cui l’umanità deve agire è legato alla generazione di energia elettrica, perché se è vero che assistiamo a una crescita di quella prodotta da fonti rinnovabili, i due terzi dell’elettricità è ancora figlia delle fonti fossili. E anche se dal 1990 il volume totale di elettricità generata a livello locale è raddoppiata, un miliardo di persone non può ancora con sicurezza tenere accesa una lampadina nella propria casa. «Dobbiamo decarbonizzare completamente l’offerta di energia», suggerisce il Global Environmental Outlook, andando quindi a toccare l’ultima leva del cambiamento, cioè l’abuso delle risorse naturali: nel 2017, secondo le stime, l’umanità ne avrebbe usate ben 90 miliardi di tonnellate, oltre il 50% delle quali sono diventate rifiuti o sono state disperse. Appena il 10% finiscono in un circuito virtuoso ci economia circolare.
AGRICOLTURA, ENERGIA e utilizzo delle risorse portano dritti verso il tema dei cambiamenti climatici. Secondo il rapporto Onu, le azioni di mitigazione del clima per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi – cioè per contenere l’aumento medio globale della temperatura entro i due gradi, o meglio entro 1,5 gradi centigradi – costerebbero circa 22 miliardi di dollari, ma garantirebbero benefici per la salute – quelli che derivano da una riduzione dell’inquinamento atmosferico – per un ammontare di 54miliardi di dollari.
Oggi (14 marzo) a Nairobi è in programma il summit internazionale One Planet Summit, con l’obiettivo di raccogliere i finanziamenti necessari per i progetti di lotta ai cambiamenti climatici. Il vertice, organizzato dall’Onu, vedrà la partecipazione di oltre 4.700 fra capi di Stato, ministri, dirigenti d’azienda, alti funzionari delle Nazioni Unite e rappresentanti della società civile.
Il summit, che sarà inaugurato dal capo dello Stato keniota Uhuru Kenyatta e dal presidente francese Emmanuel Macron, vedrà gli interventi anche dei presidenti della Repubblica democratica del Congo e del Madagascar, Andy Rajoelina, del presidente ad interim della Banca mondiale, del vicesegretario generale delle Nazioni Unite e del presidente della Banca africana di sviluppo (Afdb). L’Italia sarà rappresentata dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Il tema scelto per l’appuntamento del 2019 è «Soluzioni innovative per le sfide ambientali, il consumo e la produzione sostenibili». Secondo l’Onu, il tempo è quasi scaduto: «Ce la possiamo fare, ma solo dando priorità alla salute del Pianeta».
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