L’ombra di Hemeti dietro il golpe in Sudan
Tutto il potere ai militari Le visite sospette in Russia, Emirati e Israele degli uomini dell'ex capo dei Janjaweed, oggi comandante delle Forze di intervento rapido, pochi giorni prima della destituzione del premier Hamdok. Intanto si moltiplicano gli appelli alla protesta, malgrado la repressione
Tutto il potere ai militari Le visite sospette in Russia, Emirati e Israele degli uomini dell'ex capo dei Janjaweed, oggi comandante delle Forze di intervento rapido, pochi giorni prima della destituzione del premier Hamdok. Intanto si moltiplicano gli appelli alla protesta, malgrado la repressione
A Khartoum continua la repressione di ogni forma di protesta e di sciopero, da parte delle forze armate sudanesi, dopo il putsch del generale Abdel Fattah al Burhan che ha messo agli arresti il primo ministro Abdalla Hamdok e diversi ministri civili del governo di transizione. Continuano da più parti gli appelli affinché la popolazione si opponga al ritorno della dittatura militare.
Al Burhan nella sua veste di presidente del Consiglio sovrano di transizione e comandante dell’esercito ha sciolto i sindacati e le associazioni professionali, arrestandone i vertici e tagliando così la testa alla società civile sudanese. Nonostante i duri scontri con le forze armate che hanno visto morti e feriti fra i manifestanti, le strade di Khartoum restano piene di gente, mentre il Paese resta isolato. Radio France International racconta che gli scontri più duri sono stati a Omdurman e nel distretto di Burri, a Khartoum.
A colpire nelle strade ci sono sia l’esercito regolare sudanese che i paramilitari delle Forze di intervento rapido, una milizia comandata da Mohammed Hamdam Dagalo, meglio conosciuto come Hemeti. Hemeti è un vero signore della guerra con un passato di pastore nomade e una famiglia numerosa, che aveva raggiunto i vertici del potere in Sudan guidando i Janjaweed (Diavoli a cavallo), la feroce milizia che durante la guerra del Darfur su ordine di al Bashir commetteva ogni sorta di violenza e di crimine contro le popolazioni della regione ribelle.
Finita la guerra in Darfur Hemeti creò le Forze di intervento rapido con gli stessi miliziani genocidiari che lo avevano sempre seguito, evitando di accettare che fossero integrati nell’esercito regolare. Questa forza paramilitare ha continuato ad essere molto potente durante il regime di al Bashir che li usava per fare il lavoro sporco reprimendo ogni tentativo di protesa. Nel 2019 però Hemeti fu la chiave della caduta di al Bashir favorendo il colpo di stato, ma furono sempre i suoi miliziani a reprimere con omicidi e stupri la manifestazione che chiedeva un governo civile per il Sudan. Hemeti divenne vice-capo del Consiglio militare, a fianco dell’attuale generale golpista al Burhan, ma in realtà sembra che sia lui a prendere tutte le decisioni.
Pochi giorni prima della defenestrazione del primo ministro Hamdok, due fratelli di Hemeti sono stati in visita in Russia, negli Emirati Arabi e in Israele, sempre secondo Radio France International. Una piccola benedizione internazionale che avrebbe messo la parola fine sul governo di transizione e che permetterebbe ora al Sudan di evitare l’isolamento. Una politica che sembra funzionare, perché mentre gli uomini attaccano il popolo sudanese nelle strade, il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite non riesce nemmeno a mettersi d’accordo sul definire un colpo di stato quanto sta accadendo a Khartoum.
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