Le amministrative in Lombardia restituiscono un dato in lieve controtendenza col resto d’Italia: Como, Lodi e Monza, con l’aggiunta di Sesto San Giovanni, consegnano alla destra una lezione di umiltà e al Pd un po’ di energie per la vera battaglia elettorale: quella delle regionali lombarde del 2023.

Partiamo dal risultato definitivo – quello più sorprendente – di Lodi dove l’enfant prodige dem, il 25enne Andrea Furegato, batte al primo turno (con oltre il 51%) la sindaca leghista uscente Sara Casanova (ferma attorno al 43%).
Furegato, laureato in Economia alla Cattolica, ha iniziato da giovanissimo a bazzicare la politica facendo il consigliere comunale nella città si troverà ad amministrare come sindaco. Figlio dell’attuale segretaria provinciale Pd Roberta Vallacchi, è l’uomo su cui Enrico Letta aveva voluto puntare per chiudere il tour elettorale. Ha vinto appoggiato da nove liste, tra cui il M5S. «Abbiamo ricevuto un’attestazione di fiducia importante e per certi versi inaspettata», ha ammesso il neo eletto commentando a caldo i risultati. Sette le liste che hanno appoggiato l’uscente leghista Sara Casanova, sostenuta dal centrodestra compatto con Fdi e Fi. «Il giudizio dei lodigiani su di noi è stato estremamente negativo. Perdere al primo turno come amministrazione uscente è pesante», ha commentato Casanova.
Per Furegato sono arrivati subito i complimenti dell’ex sindaco di Lodi, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. «Importante risultato del Pd e del centrosinistra in Lombardia che diventa contendibile, dimostrando che è in corso un’inversione di tendenza», ha commentato la capogruppo al Senato dem, la lombarda Simona Malpezzi a cui si aggiunge il segretario regionale Vinicio Peluffo: «La sfida vinta a Lodi è la via da percorrere per le prossime regionali. L’avviso di sfratto a Fontana è stato spedito».
La piazza di Lodi rappresentava un riscatto per il Pd: qui, nel 2016, venne arrestato il primo cittadino dem Simone Uggetti con l’accusa di turbativa d’asta. Uggetti, dopo la condanna in primo grado, venne assolto in appello mentre la Cassazione ha annullato il verdetto, disponendo un nuovo giudizio di secondo grado. Sara Casanova si era insinuata proprio nella crepa giudiziaria in casa Pd.
Dopo averle strappate al centrosinistra nel 2017, il centrodestra puntava a confermare i propri sindaci anche a Monza, con Dario Allevi (Fi) e a Como, dove al posto dell’uscente non ricandidato Mario Landriscina (Fi) – scaricato dal commissario provinciale azzurro Mauro Capranica – era stato scelto Giordano Molteni di Fdi. A Como le certezze scricchiolano e la destra, che sperava in una vittoria facile al primo turno, si ritrova a un passo dall’esclusione dal ballottaggio scalzata dai civici. Se le proiezioni saranno confermate, il 26 giugno si sfideranno Barbara Minghetti, appoggiata solo dal Pd e in testa con il 37,71%, e Alessandro Rapinese della lista civica al 28,04%.
Monza resta in bilico: la destra in vantaggio va verso lo spareggio tra due settimane con l’uscente Dario Allevi (48%) contro Paolo Pilotto (Pd, Azione Calenda, Iv, MonzAttiva, Possibile, Lab Monza, Psi, Europa Verde) con circa il 38%. Non vince facile neanche Roberto Di Stefano a Sesto San Giovanni, che va al ballottaggio con il candidato del centrosinistra Michele Foggetta (Sinistra Italiana) sotto per poco meno di 10 punti. Salvini, incontrando i giornalisti in via Bellerio a Milano, cerca di spingere sui «risultati positivi della Lega in Lombardia», prova a dribblare le domande e glissa sulla sconfitta di Lodi: insopportabile dopo la débacle del referendum sulla giustizia.