Lodi (Fiom Cgil): “Stellantis deve garantire stabilimenti e lavoratori”
Intervista "Ad oggi non abbiamo alcuna garanzia dall'ad Tavares - spiega il segretario dei metalmeccanici con delega all'automotive - per questo è necessario e urgente un incontro con lui e con il governo". Sul tavolo i problemi delle produzioni, dell'emorragia dei posti di lavoro e della cig per migliaia di addetti, e di un indotto in estrema sofferenza per la scelta della casa automobilistica di "allungare" all'estero la catena delle forniture
Intervista "Ad oggi non abbiamo alcuna garanzia dall'ad Tavares - spiega il segretario dei metalmeccanici con delega all'automotive - per questo è necessario e urgente un incontro con lui e con il governo". Sul tavolo i problemi delle produzioni, dell'emorragia dei posti di lavoro e della cig per migliaia di addetti, e di un indotto in estrema sofferenza per la scelta della casa automobilistica di "allungare" all'estero la catena delle forniture
Samuele Lodi, su Stellantis avete chiesto subito al governo un incontro urgente con l’amministratore delegato Tavares. C’è già una convocazione?
“Lo abbiamo chiesto e continueremo a chiederlo, così come hanno fatto, con accenti diversi, la Fim e la Uilm. Abbassiamo i toni, come chiede giustamente il nostro segretario generale De Palma, ma troviamoci al più presto intorno a un tavolo. Il tema degli incentivi doveva essere l’ultimo anello della discussione su un percorso che non è certo concluso, perché ad oggi non abbiamo alcuna garanzia sull’occupazione e sulla tutela degli stabilimenti di Stellantis e delle aziende della filiera della componentistica. Sugli incentivi il ministro Urso ha spiegato che hanno dovuto assecondare una richiesta che Stellantis aveva fatto mesi fa. Ma ora devono essere prese delle decisioni per mettere in sicurezza gli stabilimenti e i lavoratori”.
Lei è segretario nazionale Fiom Cgil responsabile del settore automotive. Dal suo punto di osservazione, come giudica le mosse di Tavares e quelle del governo?
“Rispondono i numeri. In vent’anni la produzione di auto in Italia è calata di due terzi. Lo scorso anno abbiamo immatricolato mezzo milione di auto e 220mila furgoni leggeri, i Ducato che si fanno ad Atessa. L’obiettivo che si è posto il tavolo automotive è di arrivare a un milione di veicoli, noi pensiamo si debba arrivare a un milione di auto e 300mila furgoni leggeri. Gli incentivi dovrebbero dare una spinta per avvicinarsi al risultato definito da governo, già limitato, ma una volta terminato l’effetto la produzione calerebbe di nuovo. Questo perché i problemi strutturali non sono ancora stati né risolti, né affrontati. Allora da un lato Stellantis, che è l’unico produttore nel nostro paese, deve fare molto di più per assicurare le produzioni. Dall’altra il governo, insieme a Stellantis e ai sindacati, deve decidere come spendere i 5 miliardi rimasti della dotazione di 8 miliardi decisa dal governo Draghi per favorire la necessaria transizione energetica dell’automotive”.
Sul punto i vostri numeri sono drammatici. Negli ultimi anni sono stati persi 11.500 posti di lavoro in Stellantis, ed è aumentata la cassa integrazione in diversi stabilimenti, solo a Mirafiori sono circa 2.800 i lavoratori interessati. Insomma i problemi negli stabilimenti italiani di Stellantis ci sono da tempo, e non si risolvono certo con gli incentivi, che pure servono a svecchiare il parco macchine circolanti.
“Con l’aggiunta che a Mirafiori fanno la 500 elettrica, la cui produzione nel 2023 è calata rispetto al 2022. Mentre a Pomigliano, dove da gennaio è terminata una cig durata ben 12 anni, stanno spremendo lo stabilimento per fare la Panda a benzina, che dal 2026 non potrà più esserci a favore di quella elettrica, che invece sarà prodotta in Serbia. Per questo siamo molto preoccupati, anche perché le piattaforme elettriche sono a Cassino, a Melfi e appunto a Mirafiori. Mentre a Pomigliano non è previsto nulla per i modelli elettrici. L’incontro urgente con Tavares chiesto al governo deve servire a confrontarci sui modelli da produrre, stabilimento per stabilimento. Automobili ‘mass market’ , quelle che vendono tanto. E affrontare anche i problemi di tutto l’indotto, oltre a quello dello stabilimento di Termoli dove ci sarà la ‘gigafactory’ di Stellantis, Mercedes e Total per la produzione di batterie elettriche. Lì oggi ci sono 2.000 addetti, e dato che la ‘gigafactory’ non sarà a pieno regime prima del 2029, avremo bisogno di nuovi ammortizzatori sociali, perché con quelli disponibili al 2029 non ci arriviamo”.
A proposito di indotto, in Germania le case automobilistiche durante la pandemia hanno ‘accorciato’ la filiera, accentrando la filiera della componentistica vicino agli stabilimenti. In Italia invece si delocalizza, come accaduto alla Gkn di Campi Bisenzio.
“I tedeschi hanno accorciato la catena di forniture, qui da noi invece Stellantis la sta allungando. Così abbiamo situazioni di crisi a partire dal distretto di Melfi, dove per giunta si sta utilizzando strumentalmente il tema della transizione ecologica per stabilimenti che fanno sedili per auto, e così anche alla Lear di Grugliasco. Anche questo è un tema, urgente, da affrontare, al pari di quello della continua emorragia nel settore ricerca e sviluppo, perché a Torino ne sono usciti tanti senza essere rimpiazzati”.
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