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L’obiezione di coscienza può mettere in crisi la guerra

L’obiezione di coscienza può mettere in crisi la guerra

La pace in piazza I rappresentanti delle associazioni italiane aderenti alla #Object War Campaign consegnano il testo dell'appello che ha raccolto 50.000 firme alle ambasciate di Russia, Bielorussia e Ucraina

Pubblicato più di un anno faEdizione del 17 maggio 2023

Hanno camminato in fila indiana dalla Stazione Termini fino alle ambasciate di Russia, Ucraina e Bielorussia per consegnare tre cartoline, formato gigante, con il testo dell’appello della #Object War Campaign: «Chiediamo il pieno rispetto del diritto umano all’obiezione di coscienza al servizio militare che è universale e non derogabile». Sono i rappresentanti delle associazioni italiane aderenti alla Campagna internazionale che ha raccolto 50.000 firme, consegnate ieri – Giornata internazionale dell’Obiezione di coscienza – alla Commissione Europea in un evento pubblico a Berlino.

All’ambasciatore russo hanno chiesto di trasmettere direttamente a Putin il testo «libera tutti i soldati detenuti illegalmente che si rifiutano di prender parte alla violazione del diritto internazionale e riconosci il diritto all’obiezione di coscienza per ogni cittadino russo che lo esercita». Altrettanto chiaro il messaggio consegnato all’ambasciata di Ucraina per Zelensky: «Ritira le incriminazioni per gli obiettori di coscienza che si rifiutano di imbracciare le armi. Ripristina il diritto all’obiezione di coscienza applicando gli standard internazionali a tutti i cittadini».
Il Parlamento europeo si è espresso su questo tema il 16 febbraio 2023 con una risoluzione che «chiede che gli Stati membri proteggano e concedano asilo ai russi e ai bielorussi perseguitati per aver parlato o protestato contro la guerra, nonché ai disertori e agli obiettori di coscienza russi e bielorussi».

Peccato che gli eurodeputati si siano dimenticati degli obiettori ucraini che vengono processati e incarcerati poiché il decreto presidenziale sulla mobilitazione generale non prevede alcuna esenzione al servizio militare e nega la possibilità di svolgere un servizio civile. Forse non volevano irritare Zelensky impegnato nel tour europeo in Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna per portare a casa nuovi pacchetti di difesa e armi, mentre rifiuta la mediazione del Vaticano. Se ne è ricordato invece Papa Francesco che ha esaltato la figura dell’obiettore antinazista Franz Jägerstätter che «rifiutò l’arruolamento perché riteneva la guerra totalmente ingiustificata», e lo ha indicato come esempio ai giovani.

«L’obiezione di coscienza al servizio militare è un diritto umano riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dal Patto Internazionale sui Diritti civili e politici, dal Consiglio Onu dei Diritti Umani, mentre le linee guida dell’Alto Commissariato per i Rifugiati (Unhcr) definiscono gli scenari in cui è previsto lo status di rifugiato per rifiuto del servizio militare», dice Zaira Zafrana, a nome delle reti internazionali Ifor, Wri, Ebco, Connection e.V. che chiedono alle istituzioni europee protezione per tutti gli obiettori e disertori.

Anche se in Russia e Ucraina il fenomeno viene negato e censurato, sono migliaia e migliaia i giovani che hanno scelto questa strada. Vengono dipinti come “traditori”, nemici della patria, vigliacchi, ma sono in realtà gli unici che amano la propria patria senza odiare quella altrui, gli unici delle due parti che già si parlano, lavorano insieme e mettono in atto progetti di pace.
I rappresentanti delle associazioni italiane aderenti all’iniziativa (Movimento Nonviolento, Un Ponte Per, MIR, Giuristi Democratici, Pax Christi Italia, Pressenza, Centro Studi Sereno Regis, Caritas, Cnesc), hanno poi tenuto una conferenza stampa al Senato: «Siamo qui per dare la nostra solidarietà alle vittime di tutti i teatri di conflitti armati e sostegno a coloro che rifiutano le armi perchè, come dice la Costituzione all’articolo 11, la guerra la si deve ripudiare».

La Campagna di obiezione alla guerra ha trovato un testimone d’eccezione in Carlo Rovelli, fisico al centro di polemiche per le sue posizioni pacifiste: «Per fermare la guerra bisogna non farla, per cessare il fuoco bisogna non sparare. Per questo sostengo la Campagna del Movimento Nonviolento: per la difesa legale degli obiettori, per il diritto di asilo e protezione ai giovani russi, bielorussi, ucraini che cercano accoglienza in Europa. Al delirio del predominio militare globale contrapponiamo la logica della pace e della collaborazione».

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