Commentando la scelta della Bce di alzare i tassi di sconto, il ministro dell’Economia Daniele Franco si era limitato a un lungo e capzioso giro di parole senza addentrarsi in giudizi. Ieri Francesco Giavazzi, consigliere di Draghi forse ancora più influente di chi formalmente dirige il Mef, ha invece bocciato senza appello la scelta di Christine Lagarde. «La Bce promette di alzare i tassi per rispondere all’aumento dell’inflazione con uno strumento sbagliato – ha spiegato – noi non abbiamo una inflazione da domanda come negli Usa ma abbiamo una inflazione legata al prezzo del gas».

LA CRITICA di Giavazzi continua poi nelle previsioni sulle conseguenze nefaste dell’aumento del tasso di sconto in Europa: «Tra qualche mese ridurrà la domanda privata» avviando dunque l’economia verso un rallentamento se non una recessione.

PAROLE CHE IN ALTRE EPOCHE avrebbero creato un vero vespaio specie pensando che Giavazzi sta criticando colei che ha sostituito Mario Draghi alla guida della Banca centrale e che per molti mesi la stessa Lagarde è stata accusata di non combattere l’inflazione a differenza della Fed americana.

In attesa di un commento dello stesso Draghi – che probabilmente se ne laverà le mani sostenendo di non poter commentare la sua successora – le parole di Giavazzi segnalano le difficoltà del «governo dei migliori», da più di un anno lodato come vero schermo allo spread.

Le cose invece stanno andando molto diversamente. E anche ieri hanno continuato a peggiorare dimostrando come l’Italia sia ancora la «malata d’Europa» per i mercati. Il tutto nonostante la presenza di Mario Draghi.

ANCORA UNA SEDUTA di tensione sui titoli di Stato: lo spread tra Btp italiano a 10 anni e il Bund tedesco di pari scadenza ha chiuso a quota 238, ritoccando i massimi da oltre due anni e salendo di 10 punti base rispetto all’avvio. Il rendimento prodotto del Tesoro è aumentato di 26 punti base al 4,01%, aggiornando i livelli più alti dalla fine del 2013.

Nuova ondata di vendite sulle Borse europee: Milano ha toccato un calo del 3% con l’indice Ftse Mib, seguita da Amsterdam (-2,9%), Parigi (-2,6%), Francoforte e Madrid, che cedono due punti percentuali e mezzo. Londra scende dell’1,7%. In Europa il tutto si traduce in 235 miliardi di capitalizzazione bruciati in una sola seduta. Piazza Affari accusa un calo di capitalizzazione tra i titoli principali di 15 miliardi.

La notizia più negativa è però la ricetta che Giavazzi – e quindi quasi sicuramente anche Draghi – ha per uscire dalla trappola dello spread. Ed è la stessa che propugna da decenni sul Corriere, totalmente refrattario alle molteplici confutazioni date dalla realtà, dall’errore sul moltiplicatore nel 2013 alla Grecia, dalla pandemia alla crisi irrisolta. Come l’ultimo giapponese a credere nella seconda guerra mondiale, Giavazzi ripropone la strada dell’austerità e delle fantomatiche «riforme» neoliberiste: «La ragione per cui c’é uno spread che alza il costo del debito in Italia é il rapporto tra debito e Pil – ha detto – . Oggi la priorità numero uno é ridurre il rapporto debito/Pil e lo possiamo fare accelerando Pil. Il Pnrr puó consentircelo».

Intanto i componenti della Bce avrebbero deciso di non rivelare gli strumenti antispread per non vanificare gli effetti con l’annuncio: temono che scoprire le carte possa spingere gli investitori a mettere alla prova la Bce.

DOMANI INVECE LA FED tornerà a riunirsi dopo lo shock arrivato venerdì dall’inflazione americana all’8,6%, ai massimi di 40 anni. Un dato che è un allarme per l’amministrazione Biden, che fronteggerà le elezioni di mid-term con l’inflazione usata come arma dai Repubblicani. Ecco perché crescono le scommesse per un rialzo dei tassi da ben 75 punti base a luglio, se non già domani.