Lo Sinn Féin alla cerimonia reale: prove di riconciliazione tra le tensioni
Irlanda La leader O'Neill nell'abbazia di Westminster. Sul campo le frange più estreme dell’unionismo alzano la testa senza remore
Irlanda La leader O'Neill nell'abbazia di Westminster. Sul campo le frange più estreme dell’unionismo alzano la testa senza remore
A meno di due settimane dalle elezioni amministrative dei rappresentanti locali in Irlanda del Nord – elezioni spostate per via dell’incoronazione di Re Carlo III di sabato 6 maggio – fanno puntualmente capolino a Belfast e dintorni alcuni fantasmi del passato. Del resto il passato in questi lidi è sempre una vivace coloritura del presente.
Il non riconoscimento formale della monarchia ha accompagnato le sorti del repubblicanesimo irlandese. Quando nel 1921, alla fine della Guerra d’Indipendenza, venne sancita la divisione in due dell’isola d’Irlanda, un punto non solo d’onore ma di sostanza fu il rifiuto del giuramento di obbedienza alla Corona, che solo una parte dei deputati irlandesi onorarono.
Le cose non sono cambiate, formalmente. È però trapelata nei giorni scorsi, sempre nell’ottica di un tentativo di riavvicinamento tra le due comunità principali del Nord, la volontà da parte di Michelle O’Neill, vice presidente del maggiore partito repubblicano, e del suo collega di partito Alex Maskey, presidente del parlamento di Stormont a Belfast, di presenziare alla cerimonia di incoronazione di Carlo III nell’abbazia di Westminster. La scelta del direttivo di Sinn Féin ha suscitato enormi polemiche all’interno dell’arcipelago del repubblicanesimo e non viene digerita facilmente dalla base e per le strade del Nord.
La leader di Sinn Féin per il Nord, stando ai risultati delle ultime elezioni nazionali e degli accordi del Venerdì Santo, sarebbe oggi Primo ministro. A impedirlo è però il veto della galassia unionista, spaventata dall’esito delle elezioni del 5 maggio scorso – a 41 anni dalla morte di Bobby Sands – da cui il partito repubblicano è risultato maggioranza relativa. Contribuiscono alla loro preoccupazione anche i risultati dell’ultimo censimento che ha sancito il sorpasso dei cattolici rispetto ai protestanti in termini demografici.
I sondaggi più recenti danno Sinn Féin in crescita sia nelle imminenti elezioni locali che su scala nazionale. Parliamo di un partito che è già di maggioranza relativa in entrambe le parti dell’isola. In quest’ottica la partecipazione di suoi rappresentanti di spicco alla cerimonia di Londra andrebbe vista come gesto di distensione e sintomo del desiderio di uscire dagli steccati dei settarismi. Tuttavia, alleati nel fronte repubblicano assieme a storici rappresentanti del movimento e attivisti di peso, non hanno mancato di criticare aspramente la scelta per il suo valore simbolico.
«Oggi parteciperò all’incoronazione di Re Carlo III in quanto Primo ministro designato. La mia determinazione è di continuare ad andare avanti e rappresentare l’intera comunità. Il contesto politico della nostra isola sta cambiando. Il mio focus è sulla costruzione di un futuro condiviso per tutti», ha scritto ieri su Twitter O’Neill. Nei giorni precedenti aveva messo l’accento sulla «riconciliazione» dichiarando: «Credo sia qualcosa a cui tutti dovremmo dedicarci».
Nel frattempo, si continuano a verificare con regolarità eventi che danno il polso della situazione di tensione reale sul campo. Le frange più estreme dell’unionismo – in preda da un lato a un senso di assedio dovuto alla mancanza di presa sul corpo elettorale e dall’altro alla sensazione di esser stati scaricati dalla madrepatria – alzano oramai la testa senza troppe remore.
Ultimo episodio lo sfratto forzato di una famiglia cattolica – madre ventunenne e figlia di diciotto mesi – dalla propria abitazione nella cittadina di Lurgan. Tra grida e insulti, due lealisti hanno tentato di fare irruzione in casa sua per poi intimare alla giovane di lasciare il quartiere. Nonostante la condanna generalizzata, la polizia nordirlandese ha consigliato alla donna di accettare il cortese invito a fare le valigie e cambiare abitazione.
In varie aree del Nord si susseguono poi episodi in cui sono innalzate bandiere delle formazioni paramilitari lealiste, in spregio alle regole sulla convivenza. Tutto fa pensare che il cammino verso la pacificazione sia ancora lungo. In molti si chiedono se atteggiamenti conciliatori non rischino di rivelarsi controproducenti.
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