Lo sciopero del clima lancia i verdi nelle urne europee
Fridays for Future Oggi secondo appuntamento internazionale, mentre i temi ambientali si vanno imponendo in molti Paesi al centro della campagna elettorale. In Italia hanno aderito 126 piazze A Roma si sfila con il climatologo Mario Tozzi
Fridays for Future Oggi secondo appuntamento internazionale, mentre i temi ambientali si vanno imponendo in molti Paesi al centro della campagna elettorale. In Italia hanno aderito 126 piazze A Roma si sfila con il climatologo Mario Tozzi
É il secondo sciopero mondiale per il clima, in programma per oggi, alla vigilia della tornata elettorale che definirà i nuovi equilibri nelle Istituzioni europee. Al Global strike for future, movimento studentesco di portata mondiale, ispirato dalle gesta di Greta Thumberg, la prima a promuovere uno sciopero a favore di politiche più incisive in materia di protezione del clima, hanno aderito oltre 1600 città in più di 120 paesi. Sul continente europeo, questa seconda marcia globale ha un significato politico ben preciso: fare pressione sull’opinione pubblica e sui candidati al parlamento di Strasburgo affinché la questione climatica sia nella lista delle priorità dell’agenda politica.
«QUESTO È L’UNICO PIANETA che abbiamo e bisogna battersi per preservarlo», è il messaggio che Greta ha diffuso sui social media alla vigilia dell’evento. «Non possiamo aspettare, la crisi climatica sta avvenendo ora: ci sarai per salvarlo ?», è l’appello dei giovani a scendere in piazza per difendere il pianeta e per assicurare un futuro (oggi in pericolo a causa dell’attività umana) per le prossime generazioni.
In Italia sono 126 le piazze che hanno aderito all’iniziativa. A Roma, dove Greta ha partecipato alla marcia dello scorso 19 aprile, un corteo sfilerà per le vie del centro alla presenza del geologo Mario Tozzi e del climatologo Antonello Pasini (partenza alle ore 10 da piazza della Repubblica).
Merito dei Fridays for future (gli scioperi del venerdì in favore del clima) è stata la capacità di portare nel dibattito politico la questione climatica. In alcuni paesi (come Belgio, Svezia e Germania), il clima è sicuramente fra gli argomenti più dibattuti, da destra a sinistra, con posizioni spesso diverse, fra chi nega il problema e chi invece sottolinea l’urgenza di proporre alternative, per esempio nel campo energetico.
In Svezia, il paese dove tutto è iniziato con gli scioperi di Greta davanti al parlamento nazionale, il cambiamento climatico è fra gli argomenti che, secondo i sondaggi, più interessa gli elettori. Tutti i partiti svedesi hanno portato la propria ricetta, dal sostegno delle fonti rinnovabili alla promozione dell’energia nucleare.
IN GERMANIA le preoccupazioni per le sorti del pianeta potrebbero spingere il partito dei Verdi ad un risultato storico. A pochi giorni dallo scrutinio europeo, gli ecologisti sono accreditati del 20% dei consensi su scala nazionale, imponendosi come probabile seconda forza del paese. «Noi vogliamo mantenere alta la pressione sul mondo politico», è il messaggio che gli studenti di Berlino hanno lanciato nel Fridays for future dello scorso 17 maggio.
ANCHE IN BELGIO l’azione degli studenti potrebbe spingere i Verdi verso un risultato storico. Secondo gli ultimi sondaggi, gli ecologisti potrebbero, per la prima volta nella storia, imporsi come primo partito nella capitale Bruxelles. Il movimento degli studenti, che in Belgio prende il nome di Youth for climate, ha avuto il sostegno della società civile. Gli intellettuali del paese insieme agli attivisti per il clima hanno redatto un manifesto (dell’8 maggio) in cui esortano i candidati «ad impegnarsi solennemente per il clima», in una situazione in cui viene decretato «lo stato d’urgenza ambientale e sociale». Anche gli scienziati hanno fatto la loro parte, proponendo un disegno di legge – «la legge speciale sul clima» – per chiedere maggiori investimenti statali in favore di una transizione energetica e per una nuova governance nazionale in materia di clima. La proposta però non ha superato il voto del parlamento federale, bocciata dai partiti liberali e di centro destra.
QUALUNQUE SARÀ il risultato delle elezioni, il prossimo Parlamento e la prossima Commissione europea dovranno sicuramente affrontare lo spinoso problema degli accordi di Parigi sul clima, oggi ampiamente disattesi. Secondo questi accordi (non coercitivi per i paesi membri) le emissioni di agenti inquinanti dovrebbero drasticamente abbassarsi nei prossimi anni per contenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 ° C, soglia oltre la quale gli scienziati annunciano l’inizio di una catastrofe.
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