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Lo «sceriffo rosso» nuovo ministro della Difesa. Subito il caso Leopard

Lo «sceriffo rosso» nuovo ministro della Difesa. Subito il caso LeopardIl nuovo ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius – Ap

Germania Boris Pistorius sostituisce Christine Lambrecht. Venerdì al summit alla base aerea di Ramstein dovrà spiegare agli alleati Nato perché i carri armati non arrivano in Ucraina

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 18 gennaio 2023

Lo «Sceriffo Rosso» al posto della ministra “pacifista”. A sorpresa, alla faccia della parità di genere nel governo federale, il cancelliere Olaf Scholz nomina un uomo per la successione alla dimissionaria Christine Lambrecht al dicastero della Difesa. Sarà Boris Pistorius, 62 anni, attuale ministro dell’Interno della Bassa Sassonia, a giurare domani sulla Costituzione davanti al presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, e poi al Bundestag: ventiquattro ore prima del vertice Nato alla base di Ramstein.

«Sono felice della scelta. Pistorius è un politico di grande esperienza e un bravo amministratore. Da anni si occupa di sicurezza. Con la sua competenza, grinta e grande cuore è veramente la persona giusta per guidare la svolta epocale delle nostre forze armate» riassume Scholz giustificando la sua decisione come atto unicamente pragmatico.

Secondo il cancelliere Spd nessuno meglio di Pistorius può rilanciare il rapporto con gli alleati della Nato incrinato da mesi di nein di Berlino all’invio di armi hi-tech all’esercito ucraino. In particolare, il nuovo ministro della Difesa dovrà trattare lo scottante “caso Leopard” dopo che la Polonia è tornata a sollecitare al massimo livello la consegna dei carri armati da girare a Kiev.

«Serve un’azione decisiva dei tedeschi per consentire la consegna di tutti i tipi di armi richiesti dall’Ucraina. Se vince la Russia, rischiamo la Terza guerra mondiale» è l’apocalittico messaggio del premier polacco Mateusz Morawiecki, sintomaticamente invitato a Berlino dalla Cdu-Csu con cui condivide la critica alla postura bellica «troppo molle» della Coalizione Semaforo.

Ma spingono per i tank anche il Regno Unito (primo Paese ad annunciare l’invio nel Donbass dei suoi Challenger) e la Finlandia che – esattamente come per Varsavia – ha bisogno del nulla-osta della Germania per girare a Kiev i panzer di fabbricazione tedesca.

Comunque, al di là delle pressioni diplomatiche più o meno velate e sostenibili, i Leopard non potranno essere consegnati agli ucraini prima del 2024 come ha confermato il costruttore Rheinmetall, smontando la polemica sui tempi di consegna che non sono politici bensì tecnici. «Anche se domani la Germania decidesse di inviare a Kiev i suoi Leopard, la consegna avverrebbe in ogni caso all’inizio del prossimo anno» taglia corto Armin Papperger, amministratore delegato della fabbrica di armamenti. In pratica, precisano i tecnici dell’azienda, bisogna smontare completamente i 22 Leopard-2 e gli 88 Leopard-1 dismessi dalla Bundeswehr, riverniciarli e infine rimontarli da capo. Con Rheinmetall per niente disposta a pre-finanziare l’operazione senza un ordine definito e la relativa copertura finanziaria: il costo stimato per riattivare i carri è di centinaia di milioni di euro mentre il mega-fondo di 100 miliardi destinati da Scholz al riarmo nazionale non ha prodotto, finora, un singolo contratto con l’industria bellica.

Spetterà dunque a Pistorius, venerdì al summit alla base aerea di Ramstein, a spiegare agli alleati Nato la differenza fra volontà politica e possibilità materiale nel supporto all’Ucraina. E sarà ancora lui domenica prossima a presiedere il bilaterale franco-tedesco sulla Difesa, fondamentale perché Berlino e Parigi (insieme al governo di Madrid) progettano il nuovo caccia europeo concorrente al progetto scelto da Italia, Regno Unito e Giappone.

Soprannominato Der Rote Sheriff dalla stampa berlinese per via del suo indefesso impegno in difesa della polizia (da lui protetta anche dalle accuse di razzismo e per cui chiede continui finanziamenti) e per il duro contrasto al terrorismo islamista, Pistorius è noto per non alzare mai la voce né perdere le staffe nel confronto con gli avversari.

Nato e cresciuto a Osnabrück (Bassa Sassonia), vedovo con due figlie, il neo ministro è iscritto alla Spd da quando aveva 16 anni, prima di finire gli studi in Giurisprudenza all’Università di Münster e poi all’Université Catholique de l’Ouest di Angers (Francia).

Dopo una breve esperienza come agente di commercio, Pistorius è diventato borgomastro di Osnabrück nel 2006 rimanendo alla guida del municipio fino al 2013. Poi il grande salto come ministro dell’Interno del Land più importante per la Spd, vero trampolino di lancio della sua carriera. Lo «sceriffo» scelto da Scholz avrebbe dovuto prendere il posto di ministro dell’Interno federale già a dicembre 2021, ma poi il cancelliere gli aveva preferito Nancy Faeser.

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