«Possiamo dire con certezza che la controffensiva ucraina è iniziata» e se a dirlo è Vladimir Putin un motivo ci sarà. Tuttavia, secondo il presidente russo, «tutti i tentativi di controffensiva (effettuati finora dalle forze di Kiev) sono falliti e hanno causato perdite impressionanti di uomini» alla controparte. «Ma il potenziale offensivo delle truppe del regime di Kiev rimane»

QUESTE FRASI, riportate dall’agenzia russa Ria novosti, sonno significative per due motivi. Il primo è che tutti i funzionari ucraini, così come gli ufficiali sul campo, gli addetti stampa delle brigate, gli amministratori militari degli oblast, persino i poliziotti semplici hanno ricevuto un ordine: non parlare della controffensiva. Se dal lato ucraino nessuno lo fa, le dichiarazioni della controparte diventano importanti, anche per misurare l’effetto di ciò che accade al fronte sul Cremlino. Il secondo va cercato nella conclusione di Putin, che in altri termini dice: non sottovalutiamo l’esercito ucraino. Di cosa si tratta quando il presidente parla di «potenziale offensivo» è presto detto. Tra i 60 e i 70mila soldati ucraini addestrati nei paesi Nato negli ultimi mesi. Tattica, strategia, uso degli armamenti, logistica, informatica e riparazione dei mezzi. Sei divisioni che da tempo conoscono solo un obiettivo: controffensiva.

Dove sono, ufficialmente, non lo sappiamo. Possiamo supporre che si trovino in parte nella regione di Zaporizhzhia dove da lunedì sono in corso scontri a sud dell’omonima capitale regionale, tra Orikiv e Guliaipole. Stando ad alcune ricostruzioni (russe) gli ucraini in quest’area sarebbero riusciti a riconquistare qualche chilometro di terreno, senza tuttavia aver acquisito nuove posizioni strategiche significative. Alcuni militari ucraini hanno pubblicato dei video sui social network con le facce stravolte e le occhiaie di chi non dorme da almeno due giorni con l’invito a «non parlare di ciò che non si capisce dal proprio divano». «Quando succederà, lo vedrete» aggiungono. Ma anche questi piccoli messaggi vogliono dire che qualcosa sta succedendo.

NELL’EST, dopo le dichiarazioni di giovedì della viceministra della Difesa Hanna Malyar su «l’inizio della controffensiva a Bakhmut», abbiamo acquisito nuove informazioni. Se da un lato possiamo confermare che ai fianchi della città martoriata per mesi gli ucraini hanno riconquistato terreno, soprattutto sul lato ovest, dall’altro riportiamo che anche in altre zone del Donetsk sono in corso manovre importanti. L’area a nord di Mariupol è stata investita negli ultimi giorni da una serie di attacchi ucraini continuativi. Anche qui, silenzio stampa da Kiev e report ondivaghi da Mosca che raccontano prima di cittadine perse e poi di «errori» da parte degli amministratori dei canali. Ad ogni modo che si combatte è evidente, che al momento la situazione non sia ancora mutata in favore di nessuno dei due belligeranti anche. Il portavoce del ministero della Difesa russo, il tenente generale Igor Konashenkov, nel suo consueto briefing quotidiano ha dichiarato che «nelle regioni ucraine di Donetsk e Zaporizhzhia, si sono svolti 6 attacchi da parte delle forze ucraine che ha perso 680 militari, 35 carri armati» e diversi altri mezzi. Kiev, com’è logico attendersi in questa situazione, non commenta.

INTANTO GLI USA hanno annunciato un nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina da 2,1 miliardi di dollari che includerà anche sistemi di difesa aerea e droni mentre continua a tenere banco il presunto attentato alla conduttura di ammoniaca Togliattigrad-Odessa, che secondo la Russia è stata fatta saltare in aria da sabotatori ucraini.