Lloyd Austin, visita a sorpresa a Kiev. «Il nostro sostegno non vacilla»
Il limite ignoto Anche Biden ribadisce l'impegno Usa al fianco dell'Ucraina. Ma gli arsenali si svuotano e si moltiplicano le voci su una «strategia d’uscita»
Il limite ignoto Anche Biden ribadisce l'impegno Usa al fianco dell'Ucraina. Ma gli arsenali si svuotano e si moltiplicano le voci su una «strategia d’uscita»
Lloyd Austin, il segretario alla Difesa statunitense, è atterrato stamane a Kiev per una visita lampo a sorpresa. Nella nota diffusa dal Pentagono all’ultimo momento si legge che Austin «si è recato in Ucraina oggi per incontrare i leader ucraini e rafforzare il convinto sostegno degli Stati uniti alla lotta per la libertà dell’Ucraina».
In un momento molto complesso per il governo di Kiev, funestato dall’ennesima indagine anti-corruzione che ha coinvolto funzionari in posizioni di comando (stavolta è toccato ai vertici della Difesa informatica) e timoroso di perdere il sostegno internazionale a causa della guerra tra Israele e Palestina, Washington ha voluto rassicurare l’alleato.
La visita serve a evidenziare «il continuo impegno degli Stati uniti nel fornire all’Ucraina l’assistenza in materia di sicurezza di cui ha bisogno per difendersi dall’aggressione russa» hanno dichiarato da oltreoceano e «anche a discutere una visione a lungo termine per le capacità di difesa dell’Ucraina». In altri termini, la Casa bianca ha voluto ribadire che Zelensky ha le spalle coperte e continuerà ad averle.
Poche ore prima, il presidente ucraino, nel consueto discorso quotidiano alla nazione aveva ricordato alla comunità internazionale che è importante continuare a lanciare segnali chiari alla Russia sul fatto che il mondo «non si stancherà di sostenere» Kiev. «La cosa fondamentale ora è garantire che il sostegno dell’Ucraina sarà adeguato anche l’anno prossimo» ha dichiarato Zelensky, «ringrazio tutti i paesi che stanno guardando a questo problema come noi. Abbiamo bisogno di questo segnale per la Russia: qualunque cosa faccia, il mondo non si stancherà di difendere la libertà e l’ordine internazionale».
Anche il presidente degli Stati uniti, Joe Biden, aveva chiarito in un editoriale sul Washington Post che c’è una sola risposta possibile alla domanda: «Perseguiremo senza sosta la nostra visione positiva per il futuro o permetteremo a chi non condivide i nostri valori di trascinare il mondo in un luogo più pericoloso e diviso?». «Sia Putin sia Hamas» ha scritto Biden, «stanno combattendo per cancellare dalla carta geografica una democrazia vicina. E sia Putin che Hamas sperano di far crollare la stabilità e l’integrazione regionale più ampia e di approfittare del disordine che ne deriva. L’America non può e non vuole permettere che ciò accada. Per gli interessi della nostra sicurezza nazionale e per il bene del mondo intero».
Tuttavia, i timori di Zelensky e del suo entourage non sono del tutto infondati. La tesi che i vertici della Nato stiano iniziando a pensare a una «strategia d’uscita» dal conflitto in est Europa si diffonde sempre più. Le dichiarazioni che i funzionari dell’Alleanza atlantica si sono lasciati sfuggire negli ultimi mesi, l’insuccesso della controffensiva estiva delle forze armate ucraine e le crescenti difficoltà derivanti da una guerra di lunga durata sono solo alcuni degli elementi che avvalorano tale ipotesi.
Inoltre, gli arsenali si svuotano e continuare a rifornire gli uomini di Zelensky appare sempre più complesso, malgrado la raccomandazione del Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, di alzare la spesa militare oltre il 2% del Pil. Per ora l’Ue, gli Usa e la Nato hanno ribadito in ogni consesso internazionale «il sostegno a Kiev fino alla vittoria» o, «fino a una pace giusta». Ma gli eventi stanno rapidamente cambiando il contesto.
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