Sostegno agli europei, inchiodati dall’impennata dei prezzi del gas, prima di discutere del sostegno all’Ucraina. L’agenda del primo giorno del Consiglio europeo, che si conclude oggi a Bruxelles, la dice lunga su un progressivo scivolamento delle priorità. Viktor Orbán lo traduce in parole secche: «Commettere un suicidio economico non aiuterà l’Ucraina». Un compromesso sul tetto al prezzo al gas – e sulle modalità di realizzarlo – era ancora lontano ieri pomeriggio. Al punto che si parla di un Consiglio europeo straordinario a novembre, per l’impossibilità di trovare un’intesa oggi, che avrebbe dovuto poi essere tradotta in pratica al Consiglio Energia la prossima settimana. Questo è anche l’ultimo Consiglio per Mario Draghi, che ieri è stato omaggiato con una clip. Ha usato toni duri il premier esortando i leader sulla necessità di agire in fretta con un tetto al prezzo del gas e sull’urgenza di un fondo comune non solo per gli investimenti ma anche per mitigare i prezzi, in particolare con la recessione che l’Europa sta per attraversare.

LA TENSIONE tra Francia e Germania deve essere risolta per arrivare a un accordo. La giornata è iniziata male, dopo che, la vigilia, all’ultimo momento e con scuse traballanti (le vacanze di due ministre tedesche, che vogliono stare con i figli), è stato annullato per la seconda volta e rimandato, forse a gennaio, il consiglio dei ministri franco-tedesco previsto a Fontainebleau la prossima settimana (è un appuntamento annuale che esiste dal 2003). Emmanuel Macron è stato sbrigativo, dopo il bilaterale con Olaf Scholz prima dell’inizio del Consiglio europeo: «C’è un’ampia unità» ha detto riferendosi a un price cap sul gas utilizzato per produrre elettricità, «lavoreremo con Scholz, perché non è una buona cosa per l’Europa né per la Germania di isolarsi». La Germania segue la sua strada e contrattacca alle critiche sul finanziamento di 200 miliardi, «è su due anni, è in linea con quello che hanno fatto altri», Francia, Italia, Spagna ecc. E poi, «noi paghiamo il 26% del budget».

Scholz, con la Danimarca, non vuole scostarsi dal mercato, propone un pool per far abbassare i prezzi grazie al potere del mercato della Ue. Quando Macron parla di «solidarietà finanziaria», Scholz sottolinea che ci sono ancora i soldi del Recovery da spendere. L’ultima idea tedesca è di inserire nel documento finale la proposta che la Ue lavori «assieme a paesi che hanno la possibilità di sviluppare nuovi giacimenti di gas» e aggiunge che questo è compatibile con «l’Accordo di Parigi». Il governo di Berlino, grande amico del Qatar, pensa anche al Senegal. Reazioni molto negative delle ong ambientaliste, tanto più che la Germania alla Cop26 a Glasgow aveva votato contro nuove esplorazioni e l’Iea (Agenzia internazionale dell’energia) ha chiaramente condannato l’ipotesi di nuovi giacimenti, come contraria agli impegni climatici.

Nel pomeriggio, i toni si sono un po’ calmati tra Francia e Germania, Macron ha insistito sulla necessità di «preservare l’amicizia e l’alleanza». Ma c’è stato un altro sgarbo: nell’incontro a tre – Macron, lo spagnolo Sánchez e il portoghese Costa – che ha portato all’annullamento del Midcat, il gasdotto che avrebbe dovuto portare il gas dalla Spagna in Germania passando per la Francia (che Parigi non voleva), e la sua sostituzione con un «corridoio di energia verde», Scholz non era presente.

IL FRONTE DEI FAVOREVOLI a una forma di price cap sul gas si allarga. Ieri, Sanna Marin ha affermato che «la Finlandia è pronta a appoggiare metodi non ortodossi come un price cap». Mark Rutte non è più decisamente ostile: ma l’Olanda chiede «garanzie», bisogna «abbassare i prezzi del gas in modo che il gas continui ad arrivare». Per Scholz, invece, «con il tetto al prezzo del gas, la Ue rischia di averne meno».

La Germania, che ha la presidenza del G7, vuole costruire un fronte più ampio, con il Giappone e anche la Corea del Sud, per «non farci concorrenza». L’altra strada per Berlino, oltre agli acquisti congiunti per pesare sul mercato, è di trattare con i produttori amici, Usa, Canada e Norvegia, per ottenere «prezzi adeguati».

SULL’UCRAINA, alcuni paesi – Polonia e i Baltici – hanno chiesto un nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia, che però non è previsto per il momento. Invece, sono state varate ieri delle sanzioni contro l’Iran, per la violazione della risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza dell’Onu del 2015, che vieta trasferimenti di missili a droni: una serie di personalità iraniane non potranno venire nella Ue, ci sono anche misure finanziarie contro un’entità di Teheran.